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sabato 12 settembre 2015

La ciurma anarchico-insurrezionalista, scene dal precariato lavorativo

Giugno era il mese più critico per tutto lo staff dello Uaisipiei, era il periodo delle regate e per tal motivo l'headquarter era gremito di armatori e relativi equipaggi.
I weekend in special modo richiedevano una totale dedizione da parte del personale al desk, sia al mattino che nel pomeriggio; per non parlare della sera.

Durante la mattina si svolgeva il consueto briefing per la definizione e illustrazione del campo di regata, il disbrigo della burocrazia relativa alle iscrizioni, il pagamento delle quote e la distribuzione dei gadgets, pratica questa a cui erano adibite Zoe e collega, protette per loro fortuna dallo spessore del desk, che le teneva al riparo dalle ciurme vocianti e indisciplinate. Charlie di solito si chiudeva nel suo ufficio e, unico segnale della sua presenza, erano le nuvolette di fumo prodotte dal suo sigaro che uscivano da sotto la porta. Bosley cercava di contenere la masnada urlante, facendo appello al bon ton, all'educazione e alla disciplina, ma la risposta alle sue preci di solito erano delle sonore pernacchie, seguite da una coprolalia diffusa che serpeggiava come un virus per tutto lo stabile. 

Solo quando si sentiva la porta dell'ufficio di Charlie sbattere di colpo, si faceva silenzio e gli occhi guardavano in un'unica direzione. Le ire di Charlie erano ben note a tutti, specialmente quando, uscito dall'ufficio, passava in mezzo a quello scalcagnato gruppo marinaresco e si metteva a guardarlo dalla scala che portava al piano superiore.....

Quell'uomo trasudava potere da ogni poro, e le sue vibrazioni erano potentissime.
Ma la vera onda d'urto si creava il pomeriggio, al rientro dei regatanti, che arrivavano affamati, spesso imbestialiti e con in mano i moduli di protesta ( per segnalare eventuali infrazioni al codice di regata di altre imbarcazioni), bagnati e salati come baccalà ma ancora pieni di energia per precipitarsi al desk a prendere le classifiche parziali della giornata: affrontare il mucchio selvaggio (noto gruppo di delinquenti del cinema) in confronto era una passeggiata. Il loro passaggio segnava il destino anche della povera Jamelia (la governante), che era costretta a faticosi straordinari e ad un uso smodato del bidone aspiratutto e della lucidatrice.

Ma bisognava anche considerare il serale, lasso di tempo piuttosto lungo durante il quale, e come descritto in precedenza, Zoe o la collega dovevano ricevere gli ospiti di Charlie che salivano a cena e porre in essere tutta una serie di controlli. In periodo di regate, il ristorante Re Sugo, stipulava delle convenzioni con gli armatori e gli equipaggi, dando loro la possibilità di cenare a prezzo fisso in un contesto esclusivo ed elegante ad un prezzo ragionevole, a patto che rispettassero le regole dello statuto dello Uaisipiei.
Charlie si era dovuto piegare a questo compromesso per tenere in piedi tutta una serie di relazioni diplomatiche, la rottura delle quali altrimenti, avrebbe comportato l'essere accusato di intolleranza, in Italia e all'estero, rischio che non poteva correre per mantenere alto il nome dello Uaisipiei (ma sarebbe stato meglio se avesse rischiato).

Una sera, durante il turno serale di Zoe, si avvicendarono svariati equipaggi a cena, fin dal mattino a tutti era stata data un'apposita circolare per informarli delle regole serali a cui attenersi, soprattutto per ciò che concerneva l'abbigliamento.
Zoe era concentrata nell'archiviazione di alcune ricevute, quando sentì tremare la porta dello Uaisipiei, che veniva scossa da due grandi mani, simili a pale meccaniche. Prima che la porta venisse scardinata Zoe aprì e si trovò di fronte una quindicina di marinai che sembravano sopravvissuti ad un naufragio in tenuta da spiaggia, bermuda variopinti e infradito alla moda, i quali, incuranti della sua presenza si avviavano beati al ristorante per estinguere la loro fame (per dirla con i livornesi: fame sintetica....).

Zoe li bloccò subito, spiegando molto gentilmente che quell'abbigliamento non era permesso dal regolamento,  invitandoli ad andare a cambiarsi e a tornare.
Ma i nostri maramaldi non avevano alcuna intenzione di collaborare e il loro corifeo apostrofò Zoe con queste parole: " Senti sfrantumacazzi, noi ce ne sbattiamo di ste regole da fighetti che avete qui, perciò smamma, noi andiamo a mangiare!"
Zoe abbandonò la sua educazione e anche le buone maniere, diventanto uno scaricatore di porto giusto per mettersi a pari loro e farsi capire con il loro stesso linguaggio: " Ascolta te, budello che un sei altro, hai caato fori dar vaso, piglia i tu amici e vatti a ripulì, artrimenti un passi, chiaro?"
Il nostro mozzo, perchè altro non era, strabuzzò gli occhi, forse credeva che Zoe non fosse in grado di rispondergli, ma non si fece intimidire: " Io fo il cazzo che mi pare, capito cocca? Vattelo a piglià nel culo!"

"Eh no, ce lo pigli te bamba,  ti vo in culo e porto tre, fuori da qui!" urlò Zoe inferocita, e fu un urlo ponente, perchè scese Charlie, che aveva sentito quell'abominevole sortita di suoni da un buco dentato, e aprì bocca lui con la ciurma.
" Non vi permetto queste volgarità e questa mancanza di rispetto nei confronti della Bambina rossa e di ogni altro dipendente di questa struttura, uscite da qui immediatamente, farò personalmente rapporto alla giuria di regata!"
E lo fece davvero, deferì tutto l'equipaggio alla giuria che non solo li squalificò, ma non li fece regatare per due giorni. Poi si complimentò con Zoe per la presenza di spirito e il colorito linguaggio con cui era stata capace di tener testa a quella ciurmaglia.


 


domenica 26 luglio 2015

Aigor, Scene dal precariato lavorativo

L'headquarter era in gran fermento, si preparava un'importante manifastazione velica. Tutti erano emozionati, anche Charlie, che di solito non lasciava mai trasparire sentimento alcuno.
Bosley era sfiatato per il gran da fare, lavoro al quale non era abituato, doveva correre in lungo e in largo per tutto lo Uaisipiei, controllare la logistica, contattare autorità, definire date, stabilire orari, dare disposizioni allo staff di Re Sugo, far sistemare piante e fiori, far lucidare i pavimenti, occuparsi di permessi e nulla osta, reclutare personale, insomma un lavoro immane per lui, considerando che Charlie gli stava con fiato sul collo, costringendolo quindi a ritmi per lui inimmaginabili.

Povero Bosley era stressato, sfiatato, con la lingua penzoloni e nessuno che gli dicesse una parola di conforto: la sua anima ne risentiva.
Charlie invece, era pieno di energie, praticamente un uomo bionico, in testa a tutti, coordinava i lavori di messa a lucido di tutto l'headquarter, stilava liste, impartiva istruzioni, faceva telefonate, parlava ai consiglieri, imbastiva piani, tesseva relazioni, nemmeno fosse Camilllo Benso, Conte di Cavour. 

Dal canto suo Zoe doveva tenere a bada tutti gli ospiti di Charlie, che la asfissiavano con domande inopportune, su chi, come, quando, perchè, dove, tanto che Zoe finì  per odiare tutti i loro "se" e i loro "ma". E non era tutto, c'erano da preparare le cartelline che avrebbero raccolto i documenti d'iscrizione dei partecipanti, verificare bonifici, rispondere ogni dieci secondi circa al telefono per dare informazioni, rispondere alle mail, soprattutto in inglese, compito per altro che spettava a lei, perchè erano in due a parlare inglese: Charlie e Zoe (Bosley a fatica sapeva dire buongiorno, e il resto dello staff era come le temperature: non pervenuto). Da non dimenticare che era necessario tenere al corrente i partecipanti sulle previsioni del tempo,  vitale per i naviganti, quindi Charlie volle un computer costantemente collegato al sito delle previsioni, sul quale, i nostri marinai, leggevano l'altezza delle onde, la forza del vento, le eventuali perturbazioni, e quant'altro fosse utile alla loro sicurezza.

Come Dio volle tutto fu pronto, e ognuno si piazzò al proprio posto di combattimento: Zoe, ovviamente, era in prima linea, a vigilare entrata, abbigliamento, documentazione relativa alle imbarcazioni, mentre nel back office si sarebbero discusse questioni più importanti (discusse si fa per dire.....).

E venne il giorno dell'arrivo degli equipaggi da tutto il mondo, dato che la manifestazione velica era un mondiale. Zoe si ritrovò con inglesi, tedeschi, austriaci, polacchi, spagnoli, francesi ( e il loro perenne campanilismo), portoghesi, svizzeri, insomma con tutta Europa e con gli Europei tutto filò liscio, ma l'incontro fatale fu quello che si consumò con i Russi, con l'intermezzo dei Thailandesi.
I membri dell'equipaggio russo erano degli armadi viventi, alti, muscolosi, e potenti, tanto che per guardarli si doveva alzare la testa,  rispettosi e gentili,  parlavano perfettamente inglese, tranne uno: Aigor

Aigor era il tuttofare dell'equipaggio e a differenza degli altri era meno alto, meno muscoloso, secco secco come una scopa, con un paio di baffetti neri che spuntavano sul suo viso allampanato, al contrario dei suoi compagni belli e biondi, e beveva come una spugna. Veniva spedito in ogni dove a sbrigare tutti i servizi possibili, e viaggiava veloce come il vento che riempiva le vele della barca di cui si occupava.

Aveva anche un "piccolo" difetto di fabbricazione: non parlava altra lingua se non il russo!
Questione non da poco questa, infatti ogni santo giorno Aigor si presentava da Zoe sproloquiando monologhi in russo a cui Zoe assisteva praticamente impotente, cercando di arrivare per logica là dove solo un interprete avrebbe potuto, là, dove anche la gestualità tipica dell'umanità non poteva alcunchè, là dove anche il potere di Charlie veniva azzerato. Perciò, appena Aigor arrivava, Zoe gli metteva davanti un blocco e una penna e Aigor faceva dei disegni esplicativi (esplicativi si fa per dire..erano disegnini accompagnati dalle lettere in cirillico) dai quali si poteva con grande sforzo e fantasia, evincere quello che Aigor desiderava (impresa degna solo di un genio della psicoanalisi). Ora, parliamoci chiaro, fosse stato solo per questo, con un po' di pazienza si poteva anche andare avanti, ma Aigor era una mina vagante. Zoe rischiò la vita per tutta la durata della manifestazione, quelli furono giorni in cui i neuroni di Zoe furono quasi annientati dalle esalazioni velenose che Aigor emanava dalla bocca, sì, perchè fin dal primo giorno in cui si presentò al desk, Aigor annientò il respiro e la lucidità mentale di Zoe con fiatate alla vodka, che la stordirono, la anestetizzarono e la spettinarono, facendole diventare ricci, i suoi bei capelli rossi, lucidi e lisci. 

Aigor era logorroico tanto per capirsi, e  persino le ciglia di Zoe furono bruciate dalla "logorrea infectis" del nostro siberiano amico. Ella non mangiò per giorni. Le tornò un po' d'appetito solo quando partì Aigor e quando partirono i Thailandesi. Già, i Thailandesi, tanto gentili, si genuflettevano ad ogni occasione, educatissimi, perfetti, ma la loro pelle era come la carta assorbente, era come se qualcuno li avesse usati per scolare l'olio del fritto dei chioschi all'aperto di Bangkok. Ma che mangiavano tutti i giorni, topi morti? L'odore di fritto e vodka si era installato al desk come un miasma, e a spargerlo come abilissimi untori erano stati loro, Aigor e i Thailandesi e non si riusciva a snidarlo. Ci vollero mesi di Ambi-Pur, condizionatori che riciclavano l'aria e vetri spalancati, mentre Aigor era tornato in Siberia e i Thailandesi al loro take away orientale.


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