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venerdì 20 novembre 2015

Papavero, nei dolci, nel tè e di alcuni infusi

Papaver sembra di derivazione celtica, in quanto i semi venivano messi nella pappa dei bambini per farli dormire; rhoeas viene dal greco rhein, che significa "cadere", per via della caducità dei petali. Il papavero sembra originario di una zona asiatica che sta tra il Pamir e l'Iran, in quegli altopiani dove, in epoche antichissime, si è differenziato, prima spontaneamente poi con l'aiuto dell' uomo, il frumento.

La diffusione del frumento ha portato con sé, in tutto il mondo, anche il papavero, definito pianta sinantropica, cioè che segue l'uomo nei suoi spostamenti e che non si diffonderebbe senza i lavori agricoli, che riportano alla luce i semi sprofondati nel terreno. Presso i Romani, il papavero era talmente legato alle pratiche agricole che Cerere, divinità delle messi e dell' agricoltura, era raffigurata con spighe e papaveri tra i capelli e tra le braccia. Nell' alimentazione venivano usati i semi, non solo per via dell' olio che se ne poteva trarre, ma come condimento su pani e dolci, tradizione sempre continuata, specie nel nord-Europa.


Caratteristiche e proprietà 

E una pianta erbacea annuale, della famiglia delle Papaveracee. La rosetta, cioè la disposizione delle foglie alla base del fusto, è folta; da essa si innalzano il gambo e il fiore. Le foglie sono a forma di penna con incisioni molto irregolari. La punta è acuta e la base ristretta finisce nel gambo. Il colore è verde deciso e si ha presenza di peli. Il calice del fiore è a due valve pelose che cadono all'aprirsi della corolla formata di quattro petali rossi con macchia nera alla base. Molto evidenti sia i pistilli che i numerosi stami neri. Il bocciolo è pendulo. Il frutto è a forma di capsula porosa contenente numerosi semi neri. Il papavero è infestante dei campi di cereali, dei prati incolti e dei ruderi. Vive sino a 2000 m. Fiorisce da marzo a luglio. Per far essiccare i fiori bisogna esporli al sole, badando che perdano l'umidità nel modo più rapido per impedire che si disperdano i principi attivi. Anche le capsule contenenti i semi si fanno essiccare rapidamente al sole. Le proprietà del papavero sono concentrate sia nelle foglie che nei petali e hanno effetto emolliente, sudorifero, sedativo e leggermente ipnotico

Utilizzo 

Le rosette basali, anche quando è già presente il piccolo fusto appena accennato, entrano in alcune ricette della cucina mantovana e dell'Oltrepò pavese. Vengono usate in frittate, minestre, torte salate e frittelle. I semi sono utilizzati su dolci e pasticceria varia.
Nella medicina popolare si usano i fiori.
Tè al papavero: aggiungere al proprio tè preferito alcuni petali di papavero per beneficiare del suo effetto sedativo.
Infuso: versare in un litro d'acqua bollente 5 g di fiori essiccati di papavero. Filtrare il liquido, addolcirlo e berlo la sera prima di coricarsi. Chi soffre di tosse notturna si assicura così un sonno tranquillo. Il medesimo infuso sorbito in due volte, il pomeriggio all'ora del tè e la sera prima di coricarsi, calma l'eccitazione nervosa. Sempre lo stesso infuso, ovviamente non zuccherato, serve a lenire rossori e irritazioni.

venerdì 13 novembre 2015

Cerfolio, caratteristiche, usi, per aromattizare burro e aceto

Anthriscus è il nome della pianta, mentre cerefolium viene da Cerere, perché presso i Romani era rituale nei pasti presieduti da questa dea. Ovvio quindi che fosse molto apprezzata a quel tempo,  tant' è vero che da Roma si diffuse in Europa, fino alla lontana Britannia. Del cerfoglio si usarono foglie e semi per condire minestre, zuppe, salse e insalate, perché aveva "miglior odore del prezzemolo e di altri consimili" .


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta biennale, rustica, appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, originaria dell'Europa sud-orientale e dell' Asia occidentale, generalmente coltivata come annuale. La sua altezza è di 30-45 cm, ha portamento eretto con fusti scanalati, cavi, e foglie verde chiaro, profondamente divise, simili a quelle delle felci. I fiori sono candidi, con cinque petali, riuniti in ombrelle larghe 7-8 cm. Il cerfoglio cresce bene in tutti i tipi di terreno, al sole o in posizioni ombreggiate. Le foglie si raccolgono a partire da 6-8 settimane dopo la semina, che avviene da marzo ad agosto. Le foglie si possono essiccare disponendole in strati sottili in luogo all'ombra, riparato ed aerato. Possono essere anche utilizzati gli essiccatori a corrente d'aria calda. Va però tenuto presente che il cerfoglio essiccato perde gran parte del proprio aroma. Il cerfoglio ha proprietà aperitive, depurativè, rinfrescanti e galattofughe (arrestano il flusso latteo nelle puerpere).

Utilizzo

 Il cerfoglio è abbastanza usato nella cucina mediterranea, anche se spesso i ristoranti lo usano più che altro per decorare i piatti di portata.
Burro al cerfoglio: mantecare a temperatura ambiente 60 g di burro con un cucchiaio di cerfoglio pestato nel mortaio, unire poco sale e pepe e diluire con succo di limone.
Aceto al cerfoglio: lasciare macerare il cerfoglio nell'aceto bianco per un paio di settimane, rimestando e pestando ogni tanto. Filtrare, quindi imbottigliare.
Nella medicina popolare il cerfoglio viene quasi sempre usato, come del resto in cucina, in combinazione con altre erbe. Fa eccezione questo rimedio per curare gli occhi infiammati: mettere in infusione una manciata di foglie di cerfoglio fresche in una scodella d'acqua calda. Lasciar intiepidire, filtrare e usare il liquido per impacchi sugli occhi.


venerdì 6 novembre 2015

La malva, il rimedio di Cicerone e Marziale

La malva, erba umile e agreste, fu tuttavia esaltata dalla scuola pitagorica come capace di grandi imprese: anche quella di liberare il corpo dalla schiavitù delle passioni. Senza arrivare a tanto, i medici concordano nell'affermare che un infuso di malva è eccelletnte per rimediare agli stati di infiammazione: coliche, cistiti, crampi, ascessi, mal di denti, mal di gola.

La malva agisce stendendo sul luogo del dolore la sua mucillagine, sostanze di cui è ricchissima , tenera, gelatinosa soave come una carezza. Per quanto ci si riferisce al sonno, dunque, la malva (Malva silvestris o rotundifolia) non potrà recar solievo se le turbe sono da imputare alla sfera delicata dell'anima e della psiche, ma solo quando si è resi inquieti da un malessere fisico.


La malva si può anche mangiare in minestre, frittate e in luogo degli spinaci. Cicerone e Marziale ne facevano gran uso, il primo per liberare il ventre pigro e restio (ufficio che anche l'infuso compie in modo eccellente) , il secondo per cancellare gli effetti di un'orgia.

Come racconta Virgilio, le capre malaticce brucano malva ad ogni pasto; i cavalli con la gastrite si giovano di un infuso di malva proporzionato alla loro taglia: 200 grammi di fiori e foglie in 5 litri d'acqua. Per l'uomo la dose è di 10 grammi in 5 litri d'acqua a bollore, cioè circa 1 cucchiaio di sommità fiorite (anche fresche) per ogni tazza.

In luogo della malva si può far uso della bismalva (Althea officinalis) ancor più persuasiva perchè è la due volte malva. Decotto di radici: 1 cucchiaino di frammenti per ogni tazza, far bollire 3-4 minuti. Il sapore non è strordinario: se si uniscono 2-3 frammenti di radice di liquirizia, le tisane di malva migliorano.


venerdì 23 ottobre 2015

L'Acetosa, di qualche proprietà e la ricetta della salsa verde del 1766

Rumex significa "lancia" ed è riferito alla forma delle foglie; aceto sa per il sapore simile all' aceto. E certo che gli Egizi la raccoglievano in abbondanza e la servivano a fine pasto, come digestivo, persino alla mensa dei Faraoni. Anche i Romani ne fecero molto uso ' sia in cucina che come medicinale e la si ritrova menzionata da molti autori, fra i quali non manca Virgilio. Nel medioevo la si coglieva tenera per farne minestre e salse e per aggiungerla alle insalate, sottolineandone anche il valore medicinale, come in questo passo dei Consulti medici del Cocchi: "Sia il pranzo consistente in minestra brodosa molto, di carne con pane o paste, e bollitura di lattuga o d' acetosa" .


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Poligonacee. Possiede fusto rotondo, leggermente scanalato; alla fioritura può raggiungere il metro di altezza. Le foglie della base hanno lungo gambo e sono a forma di lancia con punta acuta e margine ondulato; quelle del fusto sono prive di gambo. I fiori sono portati in una lunga spiga terminale e hanno sesso separato; il colore è verde chiaro sfumato di rosa. Il frutto è secco, contenente un solo seme (achenio) ricoperto da lamina alata ed ha colore rosso-bruno. Detta anche erba brusca, l'acetosa si trova nei prati e luoghi erbosi di tutta Italia ed è comune sino a 2000 m. Le foglie si raccolgono in primavera, nel periodo che va da marzo a fine aprile. Si usano sempre crude e quindi non vanno essiccate. Il sapore decisamente interessante e aromatico ha spinto gli orticoltori a selezionare anche aceto se da orto e se ne vendono le sementi con il nome di Rumex acetosa varohortensis o anche Rumex hispanicus. L'acetosa è ben dotata di ferro, molto ricca di calcio, di fosforo, è ricchissima di vitamina A, ha discrete quote di vitamina C e fibre alimentari. Fra i suoi componenti vi sono numerosi composti organici. Possiede proprietà ricostituenti, lassative, diuretiche, digestive, toniche, rinfrescanti, antinfettive, aperitive e depurative.

Utilizzo

Le foglie raccolte prima della fioritura, crude, sono ottime sui pomodori, in frittate e minestre. Tritate e miste a burro per tartine. Cotte, insieme ad altre erbe, per minestre. Il Cuoco piemontese, pubblicazione del 1766, riporta questa salsa verde all' acetosa: "Pestate un pugillo di acetosa in un mortaio, spremetene il sugo, indi passatelo allo staccio; mettetevi dentro del buon butirro maneggiato con farina, sale e pepe grosso, fate legare la salsa sul fuoco e servitene tanto di grasso, come di magro". Assai simile a questa preparazione è un' antica salsa lombarda: quella detta all' erba brusca. Le proprietà medicinali dell' acetosa sono sempre state tenute in grande considerazione soprattutto nelle campagne, tant'è vero che nel Milanese le fu anche dedicata una canzoncina. Le foglie di questa pianta hanno la proprietà di far sparire tanti piccoli disturbi quando si mangiano in quantità adeguata. Inoltre fanno passare, strofinate sulle parti interessate, le bruciature e le irritazioni dovute alle ortiche. Una manciata di foglie bollite per alcuni minuti in un litro d'acqua danno ristoro ai piedi stanchi e che sudano facilmente. Un decotto di foglie d'acetosa al 5% serve a lenire le infiammazioni della bocca e della gola in gargarismi e sciacqui.
Cataplasma contro gli ascessi freddi: un pugno di foglie cotte, intiepidite e mescolate a un cucchiaio d'olio purissimo d'oliva. Applicare mediante una falda di garza. Un'unica controindicazione: per la presenza di ossalati è sconsigliato un uso costante ed eccessivo di acetosa a chi soffre di calcolosi, di disturbi gastrici ed epatici.

venerdì 19 giugno 2015

L'ortica, come usarla in cucina e per curarsi

Urtica deriva dal latino urere che significa "bruciare"; dioica perché sovente porta i fiori maschili su una pianta e quelli femminili su un' altra. I Greci, secondo quanto afferma Aristofane, ne erano ghiotti e la ritenevano migliore se colta prima dell' arrivo delle rondini. 

Petronio e i suoi contemporanei consigliavano di fustigare su reni e natiche chi difettava di salute e di virilità e, per quanto possa sembrare incivile, queste pratiche usavano ancora il secolo scorso. Alcune tribù del Caucaso disinfettavano col succo di ortica gli arnesi per praticare interventi chirurgici. Un altro uso era quello di tessere le sue fibre resistenti per ottenere leggere e preziose tele soppiantate poi dall' uso della seta, e in quest' arte erano maestri gli artigiani di Lipsia. Oggigiorno l'ortica gode ancora dei favori di chi si rivolge alle erbe con fiducia, sia dal punto di vista curativo che alimentare.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Urticacee. Ha radice molto ramificata; il fusto è rigido, coperto di peli, quelli più lunghi sono urticanti. Può raggiungere un' altezza di 2 m. Le foglie sono grandi, ovali con i margini seghettati. I fiori sono in spighe. Il frutto è piccolo, ovale, con ciuffo di peli all'apice. Si trova quasi ovunque, preferibilmente su terreno ricco di azoto; arriva sino a 2000 m in tutta Italia. Spesso considerata un infestante di orti e giardini, è stata rivalutata da chi pratica l'agricoltura biologica che approfitta di quest' erba per far crescere bene i propri ortaggi. Infatti l'ortica rende più profumate le erbe aromatiche dell'orto e fertilizza il terreno producendo sostanze stimolanti, soprattutto per i pomodori. Si usano le foglie e gli steli, da raccogliere in primavera e da far seccare all'ombra, ma all'aria aperta. I suoi componenti sono carotene, clorofilla, aminoacidi, proteine vegetali, vitamine A, B2, Bs e K, sali di fosforo, magnesio e potassio, acidi organici diversi e silicio. Possiede proprietà diuretiche, depurative, antireumatiche, antiemorragiche, favorisce l'eliminazione del colesterolo e dell'acido urico.

Utilizzo 

Subito un'annotazione: l'aggressività dei peli si spegne subito nell'acqua del lavaggio. Una volta cotte, le foglie diventano addirittura morbidissime. In cucina le foglie vengono usate cotte per frittate, tortelli, dolci; crude, aggiunte a fine cottura, in minestre e risotto; per bevande fermentate. Grappa all' ortica: far macerare per tre mesi in un litro di buona grappa 20 foglie di ortica ben verdi e non troppo vecchie, 40 g di zucchero e una scorzetta di limone. Si otterrà un'ottima grappa color smeraldo.
Molteplici gli usi nella medicina popolare.
Succo di ortica: occorre raccogliere 3 kg di foglie d'ortica fresche e tenere e mondarle. Fatto ciò si buttano in una pentola senz'acqua sotto la quale sia acceso il fuoco. Dopo un minuto, allontanare il recipiente dalla fiamma, rimescolare un poco le foglie e lasciarle raffreddare completamente. Versarle allora in un tovagliolo sottile e spremere per far uscire dalle foglie tutto il succo possibile. Il succo di ortica, mescolato allo shampoo, serve per eliminare la forfora; mescolato a tanto miele quanto è il suo peso serve, bevuto a bicchierini, come antinfiammatorio; inzuppato in un batuffolo di cotone e introdotto nelle narici ferma l'emorragia dal naso.
Infuso per l'artrite: versare tre cucchiaini di foglie d'ortica in una tazza d'acqua bollente. Filtrare dopo cinque minuti e bere l'infuso addolcito da un poco di miele. Berne tre tazze al giorno.
Decotto contro la caduta dei capelli: far bollire per cinque minuti 200 g di radici d'ortica in mezzo litro di aceto di vino. Quando è completamente raffreddato usare per frizioni sul cuoio capelluto la sera prima di coricarsi. Al mattino occorre lavare i capelli con un buon shampoo.
Decotto depurativo: far cuocere 50 g di foglie e steli d'ortica in un litro e mezzo d'acqua. Lasciar bollire fino a quando il liquido è ridotto a un litro, filtrarlo e conservarlo in una bottiglia, e berne due o tre bicchierini al giorno.



mercoledì 17 giugno 2015

La Bardana, tra cucina ed erboristeria

Arctium significa "peloso come un orso" ; lappa era il nome scelto da Virgilio per le piante con frutti che si attaccano ai vestiti. La bardana, pianta medicinale usata da secoli, deve il nome scientifico a due sue caratteristiche. 

Quando la pianta ha passato il primo inverno stendendo le sue larghe foglie biancastre e coperte di peli sul terreno e arriva la primavera, innalza un grande fusto peloso (da qui la similitudine con l'orso) con un' impalcatura, quasi da albero, che porta in cima alle ramificazioni tanti pennellini purpurei avvolti in una pallottola con gli uncini ripiegati e appiccicosi. La pianta li ha creati per provvedere alla disseminazione ed attaccarli al vello delle pecore, al mantello del pastore, al pelo dei cani, ai nostri vestiti. Gli uncini, dopo un po' che sono staccati dalle piante, perdono la tensione e cadono facendo fuoriuscire dall'involucro i semi da cui nasceranno nuove piante.


Caratteristiche e proprietà
La bardana è una pianta erbacea biennale appartenente alla famiglia delle Asteracee (ex Composite). Il fusto compare al secondo anno ed è molto ramificato e peloso, alto sinoo a 2 m. Le foglie sono molto grandi e morbide, di forma triangolare, con base cuoriforme e punta tonda, margine ondulato, pelose nella parte inferiore, quasi bianca; il gambo è lungo,e carnoso, mentre ne sono quasi prive le foglie del fusto, notevolmente più piccole. L'infiorescenza, con il calice munito di punte a uncino, è formata da fiori tubolari di colore rosso-violaceo ed è costituita da grappoli al termine delle ramificazioni del fusto. Il frutto culmina con un'appendice piumosa. Cresce dal mare alla montagna, sino a 1000 m circa nei terreni incolti vicino agli abitati, in zone soleggiate. Fiorisce dalla primavera alla tarda estate e ne vengomo usate le foglie e la radice principale, che si fa essiccare al sole oppure in forno, dopo averla ripulita, liberata da fili e piccole radici, lavata ed asciugata. Sono stati studiati i componenti delle radici, dal momento che la parte aerea li contiene in quantità ridotta. Si tratta di mucillagini, acido clorogenìco e caffeico, arctiina (agisce sulla cistifellea e favorisce la disintossìcazione dell' organismo) e inulina. Possiede proprietà depurative, diuretiche, ipocolesterolemizzanti e coadiuvanti nella cura dell'acne e del diabete.

Utilizzo
I gambi delle foglie più succose e grosse vengono decorticati e usati come asparagi; le foglie più giovani nelle minestre e nelle preparazioni cotte. Le foglie più tenere vengono tagliuzzate nell' insalata o aggiunte alle minestre a fine cottura. La radice principale viene lessata e usata come contorno. Numerosi gli impieghi nella medicina popolare . Contro i dolori acuti delle articolazioni colpite da artrite,giovano i cataplasmi ottenuti con foglie fresche di bardana pestate e applicate sulla parte dolente mediante una garza. Contro la caduta dei capelli è molto efficace un decotto ottenuto con 10 g di radice di bardana tagliata a pezzetti piccolissimi e cottc in poca acqua. Quando la radice è sufficientemente ammorbidita, la si schiaccia per ndurla in poltiglia con la quale si strofina una volta al giorno il cuoio capelluto. Infuso diuretico: 30 g di radice di bardana in 3 tazze d'acqua bollente. Lasciare in infusione per mezz' ora, colare e bere due volte nella giornata. Cataplasma contro la foruncolosi: in una tazza, d'acqua far bollire una cucchiaiata di radice di bardana tritata. Quando l'acqua è evaporata, stendere il cataplasma sulla parte malata. Tisana contro l'eruzione cutanea dovuta alla rosolia: 25 g di foglie. di bardana in 2,5 dl d'acqua. Zuccherare poco e somministrare ai bambini ammalati, a cucchiai ogni 5 minuti. .Essendo un cicatrizzante, la foglia fresca di bardana, preventivamente lavata e asciugata, quindi pestata e applicata come un cataplasma, guarisce piaghe e ulcere.

domenica 10 maggio 2015

Il luppolo, per una grappa, per le digestioni difficili, contro i dolori nevralgici, per l'insonnia

Humulus perché ama i luoghi umidi; lupulus perché strozza i giovani arbusti cui si abbarbica così come fa il lupo con la preda. Di esso è tradizione, sin dai tempi preistorici, cogliere le parti tenere e le cime dei rami a fini alimentari. In età romana, il luppolo entra come aromatizzante di una bevanda, ottenuta dalla fermentazione dei cereali, che può essere considerata la progenitrice della nostra birra. Anche ai giorni nostri il luppolo serve per dare alla birra, quella veramente buona e fatta a regola d'arte, il caratteristico gusto amaro-aromatico. Pure la medicina popolare attribuisce da secoli a questa pianta una grande importanza quale sedativo. Per garantirsi un buon sonno, ci si riempiva il cuscino con foglie di luppolo. La sua coltivazione è documentata a partire dall'VIII secolo.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Cannabacee. I fusti sono lunghi molti metri e si arrampicano attorno ad ogni sostegno. Le foglie sono opposte, dentate e protette da una membrana alla base del gambo; quelle delle infiorescenze sono alternate. I fiori maschili sono riuniti in pannocchie in cima ai rami, quelli femminili sono appaiati a due a due e insieme formano un'infiorescenza a forma di cono di colore verde chiaro o rossastro. I frutti sono di colore cenere. Cresce dal piano alla zona collinare e submontana, preferibilmente del nord-Italia; si trova specialmente nelle siepi, lungo i fossi e negli incolti. Predilige i terreni profondi, permeabili, di medio impasto e ricchi di sostanza organica. I germogli di luppolo vengono raccolti in marzo e aprile, quando sono succosi e croccanti. I fiori si raccolgono in agosto-settembre, con tempo secco per evitare che l'umidità provochi muffe e marciumi. L'essicazione deve essere immediata ponendo le infiorescenze in uno strato molto sottile all' ombra e in un locale molto aerato. E utile muoverIe molto spesso per evitare processi di irrancidimento. Le infiorescenze, le sole parti della pianta usate in medicina naturale, contengono olio essenziale, resine, sostanze estrogene ecc. Hanno proprietà toniche, calmanti e digestive.

Utilizzo 

I getti primaverili dei fusti maschili sono piuttosto succosi e teneri; forniscono materiale di notevole pregio per risotti, minestre, frittate, ripieni vari, dolci ecc. I getti delle piante femminili sono più fibrosi, meno succosi e quindi meno pregiati ma sono ugualmente raccolti per tutte le preparazioni. Grappa al luppolo: versare in un capace vaso ermetico 10 coni freschi di luppolo, un litro di buona grappa e 45 g di zucchero. Scuotere, lasciar macerare per un mese, filtrare e rimettere in bottiglia. Come già detto, nella medicina popolare si utilizzano esclusivamente i fiori del luppolo.
Decotto per le digestioni particolarmente laboriose e difficili: far bollire per due minuti 15 g di fiori di luppolo in un litro d'acqua. Filtrare bene il liquido così ottenuto, quindi addolcirlo a piacere e berne una tazzina al termine di ogni pasto.
Questo rimedio contro i dolori nevralgici è tanto insolito quanto efficace: riempire di fiori di luppolo un sacchetto di tela e cucirne l'apertura, quindi metterlo a scaldare davanti alla stufa o sul termosifone. Il sacchetto così preparato va appoggiato sulla parte dolorante. I dolori si calmeranno in pochi minuti.
Decotto contro l'insonnia: versare un cucchiaino di fiori di luppolo in una tazzina d'acqua e far bollire il tutto per tre minuti. Una volta che il liquido sia tiepido, filtrarloaccuratamente, addolcirlo quanto basta con del miele e berIo prima di andare a letto.

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