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martedì 17 novembre 2015

Aiutare la Milza con la Verbena

Non si parla molto della verbena, una bella e semplice pianticella molto diffusa nelle nostra campagne e giardini. Avevo trattato l'argomento tempo fa, parlando in questo mio blog, non solo dell'olio essenziale di verbena e delle sue proprietà, ma anche del fiore di Bach e di altri importanti usi.

Oggi ci soffermeremo in particolare su alcune specifiche proprietà di questa profumata pianta che si rivela utile proprio nel periodo invernale perchè ricca di glucosidi, tannini, vitamine, flavonoidi che la rendono un ottimo analgesico, antinfiammatorio e detossinante.

Nello specifico, la verbena è alquanto adatta a curare i problemi a carico della milza, perchè contribuisce al suo rafforzamento e ne ne stimola la funzionalità. Esplica molto bene questa funzione se assunta per via interna sia come infuso che come tisana, associata anche ad altre utili pianticelle fra cui melissa e menta.  Perchè fare attenzione al funzionamento della milza? Perchè se funziona in maniera eccellente la milza migliora la produzione dei globuli bianchi rinforzando così il nostro sistema difensivo e favorendo, di conseguenza, la resistenza del nostro organismo.

Se avete un giardino in cui è presente la verbena o conoscete un buon posto dove cresce spontanea, potete raccoglierne foglie e fiori freschi, oppure potete acquistarli in erboristeria in forma essiccata e fare così un buon infuso (due cucchiaini per tazza almeno tre volte al giorno). Si trova anche la tintura madre che è ottima in caso di stanchezza e tendenza ad ammalarsi spesso o a frequenti ricadute. Una dose giusta di tintura madre è di circa 30 gocce da diluire in un bicchiere di acqua da prendere per 3 volte al giorno per circa 2 settimane.


lunedì 16 novembre 2015

Erba cipollina, in cucina e nella medicina popolare

Allium viene dal celtico con significato di "caldo bruciante"; schoenoprasum per via delle foglie cilindriche simili a un giunco. Considerata uno stimolante dell' appetito e diffusa allo stato spontaneo, pare sia stata usata come condimento fin dai tempi antichi. Fu nota ai Romani che ne usarono sia il bulbo sia la parte verde. Apicio la prescrive in alcune ricette, dicendo però di gettare via la parte superiore verde. È solo nel medioevo che l'erba cipollina comincia a essere coltivata e usata in modo sistematico e crescente. I tedeschi amano molto questa pianta, al punto di attribuirle proprietà magiche. Fin dai tempi antichi, lo sfregare la pianta intera, comprese le radici e ifiori, se ci sono, equivale a togliere qualsiasi malocchio o incantesimo operato dai cattivi gnomi delle foreste.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Liliacee. E originaria delle zone europee umide e fredde oltre i 600 m; si trova coltivata e spesso si naturalizza nell'Italia settentrionale. Può raggiungere un'altezza di 50 cm, il bulbo è piccolissimo, le foglie cilindriche, cave, verde tenero, fragili, avvolte alla base da guaine biancastre. Possiede un'infiorescenza di piccoli fiori rosa-lilla con sei petali acuminati, detti scientificamente tepali, protetta da una membrana che cade alla fioritura. E portata da un gambo cilindrico e cavo. E una pianta che gode sempre di ottima salute, malattie e parassiti non la colpiscono e forse per questo è un aiuto alle piante che le stanno vicino. Non c'è un periodo preciso per la raccolta; le foglie sono sempre profumate e molto aromatiche, ricordano un poco la cipolla pur essendo molto più delicate. Sopporta poco l'essiccazione, perdendo quasi tutto l'aroma; molto meglio allora la surgelazione. Il principale componente dell' erba cipollina è un olio essenziale del tipo della cipolla e possiede proprietà digestive, antisettiche, lassative, cardiotoniche e stimolanti.

Utilizzo 

Innumerevoli sono gli utilizzi culinari dell'erba cipollina. Cruda in salse, con le uova, in frittate, sulle patate, per aromatizzare torte salate, formaggi di pasta tenera e minestre o sughi ai quali va aggiunta all'ultimo momento, nelle insalate verdi o di pomodoro, nei soffritti al posto della cipolla. Salsa trentina d'erba cipollina: far sciogliere dello strutto, unire un po' di farina e far arrossare. Aggiungere un trito d'erba cipollina, soffriggere un  attimo, diluire con brodo e far sobbollire un quarto d'ora. E ottima sui pesci d'acqua dolce.
Nella medicina popolare, l'erba cipollina è tuttora usata in alcune preparazioni.
Infuso contro la stitichezza: 15 g di foglie in mezzo litro d'acqua bollente. Filtrare il liquido, addolcirlo e berlo prima di coricarsi. La dose indicata è sufficiente per due porzioni.
Decotto digestivo: far bollire 10 g d'erba cipollina in una tazza d'acqua bollente, filtrare il liquido, zuccherarlo e berlo dopo il pasto.

giovedì 12 novembre 2015

La melissa, per le donne ipersensibili

La melissa (Melissa officinalis), detta anche cedronella per il suo profumo luminoso, è un'erba dedicata soprattutto alle signore, ma, più generalmente, a tutta le persone ipersensibili. Dal 1611 l'ordine delle Carmelitane Scalze di Prigi prepara un'acqua antisterica a base di melissa (associata ad essenza d'arancio e di limone, cannella, noce moscata e coriandolo), che da quel tempo è stata la compagna fedele di ongi donna di qualsiasi categoria sociale.

L'ha assistita e la assiste nelle ore più difficili della sua esistenza: crisi di nervi, svenimenti, patemi dell'anima e del cuore, lutti, esaurimenti, età critica. E naturalmente quando la sua natura troppo delicata rende inquieto anche il suo sonno.


L'infuso di melissa ha le stesse prescrizioni dell'acqua delle Carmelitane e lo si può prendere anche soltanto per rasserenare il cuore e cacciare la melanconia, 3 tazze ogni giorno. Preso invece prima di coricarsi, faciliterà e proteggerà il riposo. Poichè la pianta non contiene che un basso tenore di essenza, è opportuno abbondare nelle dosi: un pugno di sommità fiorite fresche appena raccolte, o 10 grammi di droga secca per ogni tazza.

L'aroma di limone della melissa tende a degenerare se l'erba non è raccolta di recente e a scomparire del tutto nell'erba secca, soprattutto se conservata da troppo tempo. Il modo migliore quindi è di conservarla com'è, ben chiusa in sacchetti di carta, oppure, a pezzetti, in scatole e vasi. La provvista va rinnovata ogni anno, Se si pensa di doverne fare uso abbondante, conviene coltivarla in vaso.


venerdì 6 novembre 2015

La malva, il rimedio di Cicerone e Marziale

La malva, erba umile e agreste, fu tuttavia esaltata dalla scuola pitagorica come capace di grandi imprese: anche quella di liberare il corpo dalla schiavitù delle passioni. Senza arrivare a tanto, i medici concordano nell'affermare che un infuso di malva è eccelletnte per rimediare agli stati di infiammazione: coliche, cistiti, crampi, ascessi, mal di denti, mal di gola.

La malva agisce stendendo sul luogo del dolore la sua mucillagine, sostanze di cui è ricchissima , tenera, gelatinosa soave come una carezza. Per quanto ci si riferisce al sonno, dunque, la malva (Malva silvestris o rotundifolia) non potrà recar solievo se le turbe sono da imputare alla sfera delicata dell'anima e della psiche, ma solo quando si è resi inquieti da un malessere fisico.


La malva si può anche mangiare in minestre, frittate e in luogo degli spinaci. Cicerone e Marziale ne facevano gran uso, il primo per liberare il ventre pigro e restio (ufficio che anche l'infuso compie in modo eccellente) , il secondo per cancellare gli effetti di un'orgia.

Come racconta Virgilio, le capre malaticce brucano malva ad ogni pasto; i cavalli con la gastrite si giovano di un infuso di malva proporzionato alla loro taglia: 200 grammi di fiori e foglie in 5 litri d'acqua. Per l'uomo la dose è di 10 grammi in 5 litri d'acqua a bollore, cioè circa 1 cucchiaio di sommità fiorite (anche fresche) per ogni tazza.

In luogo della malva si può far uso della bismalva (Althea officinalis) ancor più persuasiva perchè è la due volte malva. Decotto di radici: 1 cucchiaino di frammenti per ogni tazza, far bollire 3-4 minuti. Il sapore non è strordinario: se si uniscono 2-3 frammenti di radice di liquirizia, le tisane di malva migliorano.


giovedì 5 novembre 2015

L'arancio per sonni irrequieti

Il paesaggio mediterraneo non è immaginabile senza l'arancio. E' l'albero dai frutti d'oro, dalle foglie lucide e profumate, dai fiori bianchi e talmente  odorosi che per tradizione sono stati ritenuti i soli degni di stare nel bouquet della spose.

Le proprietà del frutto sono arcinote: più o meno dolce, sempre comunque salutare e ricchissimo di vitamina C, è la grande riserva di freschezza nei freddi e sterili mesi dell'inverno. Con l'arancia si fa anche la marmellata per antonomasia, la prima e la più classica.


La bontà ddel frutto d'arancio ha fatto passare in seconda linea l'importanza delle virtù curative delle foglie e dei fiori di quest'albero (Citrus sinensis, l'arancio dolce, e Citrus aurantium, l'arancio amaro). Ma da lungo tempo è stata provata l'azione che questi svolgono per eliminare i disturbi provocati dalla eccesiva sensibilità ed eccitabilità del sistema simpatico.

I principi attivi contenuti nell'essenza di arancio regolarizzano i centri nervosi periferici, diminuiscono l'ampiezza delle contrazioni cardiache, infondendo un gran senso di calma. L'arancio viene in aiuto quando si stenta a prendere sonno e quando i sono sono irrequieti; quando, appena coricati, si è colpiti da forme nervose, come una tosse frequente, ansia, palpitazioni, angosce ossessive.

I grandi agitati farebbero bene a prendere un tè d'arancio anche durante la giornata, e lo stesso si consiglia a coloro che hanno lo sbadiglio facile e ripetitivo. Se il riposo notturno è impedito anche da disturbi della digestione, unire alle foglie anche alcune scorze d'arancia, che la medicina prescrive soprattutto come calmante dell'apparato digestivo.

L'infuso si prepara con 10-15 grammi di foglie e fiori d'arancio amaro in 2 decilitri d iacqua in ebollizione, oppure con una dozzina di fiori secchi, oppure con una dozzina di fiori freschi e con 2 foglie verdi. Lasciar riposare per non più di 6 minuti, dolcificare con miele.



martedì 3 novembre 2015

Bistorta, caratteristiche, proprietà e usi di una pianta dimenticata

Il nome polygonum deriva dal fatto che il fusto porta grossi e numerosi nodi; bistorta per via della struttura rivoltata su se stessa. Quest' erba, che in Italia è sempre stata conosciuta e apprezzata soprattutto dalle popolazioni alpine, nei paesi del nord-Europa gode da secoli di grande considerazione. Addirittura, nel 1971 , il giornale londinese Times indisse un concorso per il più buon pudding fatto con la bistorta, allo scopo di rinverdire le tradizioni di questo dolce e proporre nuove ricette, ottenendo un insperato e clamoroso successo.


Caratteristiche e proprietà


Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Poligonacee. Ha radice contorta e fusto semplice eretto e fogliato. Le foglie basali sono allungate e ovali con un lungo gambo spesso alato e mcrespato. La superficie inferiore è di colore azzurro chiaro. I fiori sono molto piccoli, di colore rosa viola-rosso e formano una densa spiga. Il frutto è nero e achenio cioè secco e con un solo seme. Si trova nei prati montani e pascoli umidi in suoli ricchi di nitrati, nei pressi delle torbiere e dei laghi alpini, sino ai 2000 m. Le foglie basali, che vanno sempre usate fresche, si raccolgono dalla tarda primavera fino all'inizio dell'autunno. La radice si raccoglie in autunno e si fa essiccare al sole, oppure in forno, dopo averla ripulita, liberata da fili e piccole radici: lavata ed asciugata. I componenti della bistorta sono tannini, acidi organici, zuccheri, composti organici e calcio. Ha proprietà astringenti, antinfiammatorie e cicatrizzanti.

Utilizzo

Le foglie basali della bistorta sono da sempre usate cotte come succedanee degli spinaci e quindi con tutti gli usi di questi ultimi. Nel consumo occorre tenere presente la sua proprietà astringente. Nella medicina popolare si usa soprattutto la radice. A questo proposito studi recenti affermano che i principi  attivi della bistorta sono chimicamente vicini a quelli della ratania, costosissima pianta esotica, di cui la nostra pianta dei prati alpini è un ottimo succedaneo. Andrebbe quindi valorizzata per la sua azione precisa e mirata ad impedire lo sviluppo dei batteri e come disinfettante del cavo orale.
Colluttorio contro le infiammazioni della bocca e delle gengive: 50gr di radice cotta per mezz' ora in un litro d 'acqua. Colare e lasciar intiepidire prima dell'uso. Per la gola, fare gargarismi.
Decotto contro la diarrea: far bollire 40 g di radice m un litro d'acqua per mezz'ora. Colare, zuccherare e consumare a tazzine nella giornata.
Infuso contro le infiammazioni uterine: 40 g di radice di bistorta in un litro d'acqua bollente. Lasciare intiepidire e usare il liquido per irrigazioni.

mercoledì 7 ottobre 2015

Il luppolo per i pessimi dormitori

Il luppolo è parente della canapa, si arrampica su siepi, cespugli e boschetti arrivando anche a 3 metri di altezza. Possiede fiori maschili e femminili; quelli femminili sono amenti conici che, maturando, si trasformano in piccoli coni a forma d'uovo, nei quali sono contenuti i principi attivi più importanti, gli amari, che danno il caratteristico aroma alla birra.

L'infuso di luppolo (Humulus lupulus) era consigliato già nell'undicesimo secolo dalla badessa di un convento benedettino, Ildegarda di Bingen, esperta di erbe officinali. E da allora tutti i fitoterapeuti ne hanno sostenuto l'efficacia in molti disturbi connessi con la sfera psichica e nervosa: ansia, angosce notturne, stanchezza della vita, gastrite nervosa, mal di testa, pessima disposizione al riposo.


Ribadiscono tale opinione gli esperimenti di un fisiologo, tal Gromberg: somministrato alle rane in dosi basse, il luppolo le induce al sonno, in dosi alte arriva a paralizzarle. Per queste sue qualità sedative è stato nel passato prescritto anche come anafrodisiaco, ma non si abbiano forti timori, l'azione antieccitante non è stata confermata.

I principi attivi sono contenuti nel fusto e nelle foglie di questo bel rampicante, ma soprattutto nei frutti femminili che, a scuoterli, lasciano cadere una polvere resinosa e dorata, fortemente aromatica, dal grazioso nome di luppolino. Il luppolino contiene a sua volta la luppolina, alcaloide a potere rilassante e sedativo, ma anche tonico, digestivo.

Tutti i pessimi dormitori dovrebbero far appello al luppolo e prepararsi ogni sera prima di coricarsi una tisana versando 5 decilitri d'acqua a bollore su 10 grammi di erba secca; far riposare 8 minuti. Il sapore amarognolo è gradevole.

venerdì 18 settembre 2015

Finocchio, olio essenziale

Nome botanico: Foeniculum vulgare
Famiglia: Ombrellifere
Provenienza: bacino del Mediterraneo
Estrazione: dai semi
Profumo: dolce. che ricorda l'anice, pungente
Azione energetica: yang
Pianeta governatore: Mercurio
Proprietà: aperitivo, digestivo, depurativo, diuretico, tonico, galattogeno (stimiola la secrezione lattea), antispastico, regolarizza le mestruazioni, lassativo
Principali indicazioni: inappetenza, aerofagia, cattiva digestione, meteorismo, colite, singhiozzo, insufficenza della secrezione lattea, amenorrea, distubi della menopausa, cellulite, edemi, rughe
Precauzioni: utilizzare dosi modeate; evitarlo nei bambini, nei soggetti epilettici e in gravidanza


Il finocchio fa parte delle "quattro semenze calde", con l'anice, il carvi e il cumino. Nell'antichità a questa pianta si attribuivano importanti doti terapeutiche, come quella di migliorare la vista, assumendolo sotto forma di succo che sgorgava dalla pianta; l'infuso di semi favorisce la digestione e ha azione carminativa, nelle puerpere stimola la produzione del latte; masticarne i semi stimola l'appetito, ma tradizionalmente al finocchio vengono attribuite anche proprietà dimagranti.

L'essenza è tonica e stimolante, efficace in tutti i disturbi dell'apparato digerente: nausea, singhiozzo, dispepsia, aerofagia, meteorismo, stipsi, colite. L'intestino, con la sua funzione di organo in interscambio tra l'interno e lesterno, è un organo governato da Mercurio, il dio messaggero che mette in comunicazione un piano con l'altro. Il finocchio, pianta mercuriana, ha una spiccata e benefica azione sull'intestino, in quanto regolarizza la peristalsi, eliminando le contrazioni troppo forti e stimolando quelle troppo deboli.

Contiene un ormone vegetale ad attività estrogenica, che spiega la sua azione a livello dell'apparato sessuale femminile; regolarizza le mestruazioni insufficienti, riduce la ritenzione di liquidi nel periodo premestruale, in menopausa stimola la produzione di ormoni, durante il periodo dell'allattamento qualche goccia massaggiata sul seno riduce la tensione mammaria. I fitormoni in esso contenuti svolgono un'azione stimolante sulla pelle, in presenza di rughe, pelle opaca, asfittica o grassa.

Ha azione diuretica, facilita l'eliminazione dell'acido urico, si combina bene con essenze quali il ginepro o il cipresso nel massaggio linfodrenante per la cellulite o gli edemi.Combatte gli effetti tossici dell'alcool nell'organismo; una o due gocce massaggiate sulle tempie danno sollievo al mal di testa conseguente a un eccesso di bevande alcoliche.


mercoledì 9 settembre 2015

Barba di meliga: il mais che depura

Il mais o granturco è parte integrante della nostra alimentazione, le sue belle pannocchie, dalle tante varietà e i suoi chicchi, vengono usati in cucina in tantissimi modi. Meno conosciute invece sono le proprietà della sua "barba", utilizzata invece nella fitoterapia. Le barbe di meliga non sono altro che quei sottili filamenti che fuoriescono dall'involucro che protegge la pannocchia, scientificamente parlando essi sono gli stigmi dei fiori.

Quando son freschi, tali filamenti sono di colore giallino, colore che va via scurendosi mentre si essiccano fino a diventare rosso-bruni, ed è proprio a questo punto che essi diventano un potente diuretico. Proprio questa sua caratteristica rende le barbe di meliga utili nella cura delle affezioni genitali e urinarie, in particolare si rivelano ottime per la cistite e la prostatite nelle loro manifestazioni croniche.Un' altra delle sue proprietà è che le barbe sono un buon antispastico efficace contro i crampi alla vescica e all'utero, ed in generale sono un depurativo dell'organismo.

Come si usano le barbe di meliga? In fitoterapia si usano sottoforma di infuso o decotto entrambi utili in caso di coliche ed edemi renali e per la ritenzione idrica, nemica giurata delle donne. Bisogna però prestare attenzione e farsi consigliare sempre da un esperto, poichè in soggetti predisposti possono provocare reazioni allergiche. Ecco dunque come preparare un infuso e un decotto.

Infuso:  porre una bella manciata di barbe in un litro abbondante di acqua e  consumare da 5 a 6 tazze al giorno.

Decotto: per uso esterno,sulle parti doloranti, si prepara con una buona manciata e mezzo di barbe in un litro d’acqua. Con le stesse proporzioni di barbe e di acqua si possono preparare anche bagni e pediluvi.


martedì 4 agosto 2015

Tisana, infuso e decotto, ma la differenza?

Tutti ne parlano, ma chi veramente, se interrogato sa spiegare quale differenza sussiste tra tisana, infuso e decotto? A volte persino in qualche erboristeria serpeggia l'ignoranza. La principale differenza fra i tre sta nella scelta degli elementi naturali: radici, fiori, frutti e foglie. Non solo il quid sta naturalmente, nella preparazione.

Per la tisana si utilizzano indistintamente sia le parti tenere sia quelle legnose delle piante, che poi vengono gettate in acqua già bollente, con un tempo di riposo massimo di 5 minuti.

Per peparare un infuso si utilizzano invece le sole parti tenere delle piante, come fiori e foglie, sulle quali viene versata dell'acqua bollente filtrando poi il liquido dopo 5-10 minuti.

Per il decotto si scelgono invece le parti più resistenti e dure, come radici e cortecce, che si mettono in acqua fredda e si lasciano bollire per 5-10 minuti. Dopo il tempo di bollitura si lascia riposare il tutto per altri 10 minuti e infine vengono filtrate le parti naturali con il loro liquido.

venerdì 24 luglio 2015

Farsi amica l'ortica

Chi girella in campagna di sicuro ha fatto il suo incontro con l'ortica toccando erroneamente le sue foglie, che rilasciano un liquido molto urticante che si chiama acido formico. Spesso viene considerata un'erbaccia da cui tenersi lontani, ma attenzione le foglie di ortica sono invece un concentrato di preziosi benefici per la nostra salute. Essa infatti è una pianta molto depurativa. Vediamo a cosa è utile.


L'ortica è una pianta è molto depurativa che riaccende l’energia vitale presente in ognuno di noi. E' una pianta erbacea perenne, è molto comune, cresce lungo le strade di campagna, nei boschi e nei campi incolti, appartiene alla famiglia delle urticacee. Le sue foglie sono ricche di flavonoidi, dalla potente azione anti radicali liberi, inoltre è ricca di calcio e potassio, è molto vitale cresce e si diffonde rapidamente, raggiunge un’altezza massima di 150 centimetri. Ha una forte azione depurativa e diuretica, contrasta l’acidosi del sangue che è causa primaria di numerose malattie, è vasocostrittrice quindi molto utile in caso di emorragie, riduce i livelli di zuccheri nel sangue, è digestiva, stimola le difese dell’organismo ed è molto utile in fase di allattamento, in quanto ne aumenta la produzione.

Con l'ortica si può fare un ottimo infuso da assumere tre volte al giorno, in caso di sistema immunitario debole, debolezza fisica provocata da malattie da raffreddamento, molto indicata in caso di ritenzione idrica, reumatismi e gotta.

Versare un cucchiaino raso di ortica taglio tisana in una tazza, versare acqua bollente e lasciare in infusione a recipiente coperto per dieci minuti massimo, filtrare e bere durante la giornata, a piacere si può aggiungere un cucchiaino di miele biologico per renderne il gusto un po’ più dolce. Il decotto d’ortica applicato sui capelli ancora bagnati dopo lo shampoo, è molto utile in caso di capelli grassi, ne previene l’insorgenza, ricordo inoltre che l’ortica ci viene in aiuto anche in caso di caduta dei capelli, si può quindi assumere la tintura madre d’ortica trenta gocce in un po’ d’acqua per tre volte al giorno, fino a miglioramento del sintomo. Come ultimo consiglio vi propongo l’utilizzo dell’ortica come lozione per detergere la pelle del viso, specialmente in caso di pelle grassa: immergete un batuffolo di cotone nell’infuso freddo e applicate più volte sulla zona interessata evitando il contorno occhi, mattina e sera.


venerdì 26 giugno 2015

Come fare un liquore,tre decotti e un infuso con le primule

Primula significa "che spunta per prima"; officinalis perché usata nelle antiche farmacie. Tradizionalmente, quando si manifesta la fioritura di questa graziosa pianticella, è la campanella che annuncia l'arrivo della primavera. I suoi deliziosi fiorellini sono tra i primi che sbocciano appena il tepore del sole ha cominciato a sciogliere le nevi. La fioritura precoce, che non collima con il periodo d'attività degli insetti addetti all' impollinazione, fa sì che molti fiori non vengano impollinati e ciò suggerì a Shakespeare il verso, diventato famoso, delle "pallide primule che muoiono nubili" .



Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Primulacee. La radice è ramificata, le foglie sono disposte a rosetta alla base hanno forma ovale, margine dentato o ondulato, punta arrotondata e base che si restringe a formare un cortissimo gambo inserito direttamente nella radice. I fiori, a calice, sono solitari su un lungo peduncolo, con corolla giallo-pulcino che si allarga in cinque lobi a forma di cuore. Il frutto è una capsula. La primula cresce spontanea nel campi, nel boschi; ai piedi degli alberi, sul ciglio dei fossati e dei viottoli di campagna; ma viene anche coltivata a scopo ornamentale. In meridione e in Sicilia cresce solo in montagna. Sembra mancare in Sardegna. Come già detto, fiorisce molto precocemente e si usano radici, foglie e fiori. I primi due da raccogliere prima della fioritura. Tutte le parti vengono usate fresche. Le proprietà della primula sono contenute sia nelle foglie che nei fiori, e hanno effetti calmanti e tonici del sistema nervoso.

Utilizzo 

In cucina, i fiori appena colti vengono usati come ingrediente di insalate crude, nelle frittate e nei dolci. Le foglie tenere, tagliate fini, nelle insalate crude o come elemento cotto nelle minestre. Liquore di primule: mettere in una bottiglia tre manciate di primule. Versarvi sopra 2,5 dl d'acquavite chiara e 7,5 dl di acqua, in modo che tutti i fiori siano ricoperti. Aggiungere quattro foglie di menta tritate finemente. Chiudere bene la bottiglia ed esporre al sole per 8 giorni. Filtrare quindi il liquore. Aggiungere 500 g di zucchero, mescolare bene e conservare in bottiglia chiusa ermeticamente.
Molto maggiori gli usi nella medicina popolare.
Una cura depurativa è costituita da una manciata di foglie di primula mescolate ad altre erbe e consumate quotidianamente in insalata con olio e limone.
Infuso: versare un cucchiaino di fiori in una tazza d'acqua bollente, filtrare dopo dieci minuti. Addolcire con miele e bere. Contro gli stati febbrili ne occorrono tre o quattro tazzine il giorno.
Lividi, ecchimosi e contusioni si guariscono con un decotto concentrato ottenuto facendo bollire 100 g di radici di primula in un litro d'acqua. Una volta che il liquido si sia ridotto di un terzo, filtrarlo e usarlo per lavare accuratamente le parti colpite.
Le radici cotte stese sopra una garza si utilizzano per impacchi.
Decotto diuretico: bere nell'arco della giornata, a bicchierini, un decotto preparato facendo bollire un litro d'acqua per dieci minuti con 30 g di fiori di primula.
Decotto contro l'isterismo: far bollire in una tazza d'acqua un cucchiaino di fiori di primula con una puntina di miele. Filtrare dopo dieci minuti e bere subito.



venerdì 19 giugno 2015

L'ortica, come usarla in cucina e per curarsi

Urtica deriva dal latino urere che significa "bruciare"; dioica perché sovente porta i fiori maschili su una pianta e quelli femminili su un' altra. I Greci, secondo quanto afferma Aristofane, ne erano ghiotti e la ritenevano migliore se colta prima dell' arrivo delle rondini. 

Petronio e i suoi contemporanei consigliavano di fustigare su reni e natiche chi difettava di salute e di virilità e, per quanto possa sembrare incivile, queste pratiche usavano ancora il secolo scorso. Alcune tribù del Caucaso disinfettavano col succo di ortica gli arnesi per praticare interventi chirurgici. Un altro uso era quello di tessere le sue fibre resistenti per ottenere leggere e preziose tele soppiantate poi dall' uso della seta, e in quest' arte erano maestri gli artigiani di Lipsia. Oggigiorno l'ortica gode ancora dei favori di chi si rivolge alle erbe con fiducia, sia dal punto di vista curativo che alimentare.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Urticacee. Ha radice molto ramificata; il fusto è rigido, coperto di peli, quelli più lunghi sono urticanti. Può raggiungere un' altezza di 2 m. Le foglie sono grandi, ovali con i margini seghettati. I fiori sono in spighe. Il frutto è piccolo, ovale, con ciuffo di peli all'apice. Si trova quasi ovunque, preferibilmente su terreno ricco di azoto; arriva sino a 2000 m in tutta Italia. Spesso considerata un infestante di orti e giardini, è stata rivalutata da chi pratica l'agricoltura biologica che approfitta di quest' erba per far crescere bene i propri ortaggi. Infatti l'ortica rende più profumate le erbe aromatiche dell'orto e fertilizza il terreno producendo sostanze stimolanti, soprattutto per i pomodori. Si usano le foglie e gli steli, da raccogliere in primavera e da far seccare all'ombra, ma all'aria aperta. I suoi componenti sono carotene, clorofilla, aminoacidi, proteine vegetali, vitamine A, B2, Bs e K, sali di fosforo, magnesio e potassio, acidi organici diversi e silicio. Possiede proprietà diuretiche, depurative, antireumatiche, antiemorragiche, favorisce l'eliminazione del colesterolo e dell'acido urico.

Utilizzo 

Subito un'annotazione: l'aggressività dei peli si spegne subito nell'acqua del lavaggio. Una volta cotte, le foglie diventano addirittura morbidissime. In cucina le foglie vengono usate cotte per frittate, tortelli, dolci; crude, aggiunte a fine cottura, in minestre e risotto; per bevande fermentate. Grappa all' ortica: far macerare per tre mesi in un litro di buona grappa 20 foglie di ortica ben verdi e non troppo vecchie, 40 g di zucchero e una scorzetta di limone. Si otterrà un'ottima grappa color smeraldo.
Molteplici gli usi nella medicina popolare.
Succo di ortica: occorre raccogliere 3 kg di foglie d'ortica fresche e tenere e mondarle. Fatto ciò si buttano in una pentola senz'acqua sotto la quale sia acceso il fuoco. Dopo un minuto, allontanare il recipiente dalla fiamma, rimescolare un poco le foglie e lasciarle raffreddare completamente. Versarle allora in un tovagliolo sottile e spremere per far uscire dalle foglie tutto il succo possibile. Il succo di ortica, mescolato allo shampoo, serve per eliminare la forfora; mescolato a tanto miele quanto è il suo peso serve, bevuto a bicchierini, come antinfiammatorio; inzuppato in un batuffolo di cotone e introdotto nelle narici ferma l'emorragia dal naso.
Infuso per l'artrite: versare tre cucchiaini di foglie d'ortica in una tazza d'acqua bollente. Filtrare dopo cinque minuti e bere l'infuso addolcito da un poco di miele. Berne tre tazze al giorno.
Decotto contro la caduta dei capelli: far bollire per cinque minuti 200 g di radici d'ortica in mezzo litro di aceto di vino. Quando è completamente raffreddato usare per frizioni sul cuoio capelluto la sera prima di coricarsi. Al mattino occorre lavare i capelli con un buon shampoo.
Decotto depurativo: far cuocere 50 g di foglie e steli d'ortica in un litro e mezzo d'acqua. Lasciar bollire fino a quando il liquido è ridotto a un litro, filtrarlo e conservarlo in una bottiglia, e berne due o tre bicchierini al giorno.



mercoledì 17 giugno 2015

La Bardana, tra cucina ed erboristeria

Arctium significa "peloso come un orso" ; lappa era il nome scelto da Virgilio per le piante con frutti che si attaccano ai vestiti. La bardana, pianta medicinale usata da secoli, deve il nome scientifico a due sue caratteristiche. 

Quando la pianta ha passato il primo inverno stendendo le sue larghe foglie biancastre e coperte di peli sul terreno e arriva la primavera, innalza un grande fusto peloso (da qui la similitudine con l'orso) con un' impalcatura, quasi da albero, che porta in cima alle ramificazioni tanti pennellini purpurei avvolti in una pallottola con gli uncini ripiegati e appiccicosi. La pianta li ha creati per provvedere alla disseminazione ed attaccarli al vello delle pecore, al mantello del pastore, al pelo dei cani, ai nostri vestiti. Gli uncini, dopo un po' che sono staccati dalle piante, perdono la tensione e cadono facendo fuoriuscire dall'involucro i semi da cui nasceranno nuove piante.


Caratteristiche e proprietà
La bardana è una pianta erbacea biennale appartenente alla famiglia delle Asteracee (ex Composite). Il fusto compare al secondo anno ed è molto ramificato e peloso, alto sinoo a 2 m. Le foglie sono molto grandi e morbide, di forma triangolare, con base cuoriforme e punta tonda, margine ondulato, pelose nella parte inferiore, quasi bianca; il gambo è lungo,e carnoso, mentre ne sono quasi prive le foglie del fusto, notevolmente più piccole. L'infiorescenza, con il calice munito di punte a uncino, è formata da fiori tubolari di colore rosso-violaceo ed è costituita da grappoli al termine delle ramificazioni del fusto. Il frutto culmina con un'appendice piumosa. Cresce dal mare alla montagna, sino a 1000 m circa nei terreni incolti vicino agli abitati, in zone soleggiate. Fiorisce dalla primavera alla tarda estate e ne vengomo usate le foglie e la radice principale, che si fa essiccare al sole oppure in forno, dopo averla ripulita, liberata da fili e piccole radici, lavata ed asciugata. Sono stati studiati i componenti delle radici, dal momento che la parte aerea li contiene in quantità ridotta. Si tratta di mucillagini, acido clorogenìco e caffeico, arctiina (agisce sulla cistifellea e favorisce la disintossìcazione dell' organismo) e inulina. Possiede proprietà depurative, diuretiche, ipocolesterolemizzanti e coadiuvanti nella cura dell'acne e del diabete.

Utilizzo
I gambi delle foglie più succose e grosse vengono decorticati e usati come asparagi; le foglie più giovani nelle minestre e nelle preparazioni cotte. Le foglie più tenere vengono tagliuzzate nell' insalata o aggiunte alle minestre a fine cottura. La radice principale viene lessata e usata come contorno. Numerosi gli impieghi nella medicina popolare . Contro i dolori acuti delle articolazioni colpite da artrite,giovano i cataplasmi ottenuti con foglie fresche di bardana pestate e applicate sulla parte dolente mediante una garza. Contro la caduta dei capelli è molto efficace un decotto ottenuto con 10 g di radice di bardana tagliata a pezzetti piccolissimi e cottc in poca acqua. Quando la radice è sufficientemente ammorbidita, la si schiaccia per ndurla in poltiglia con la quale si strofina una volta al giorno il cuoio capelluto. Infuso diuretico: 30 g di radice di bardana in 3 tazze d'acqua bollente. Lasciare in infusione per mezz' ora, colare e bere due volte nella giornata. Cataplasma contro la foruncolosi: in una tazza, d'acqua far bollire una cucchiaiata di radice di bardana tritata. Quando l'acqua è evaporata, stendere il cataplasma sulla parte malata. Tisana contro l'eruzione cutanea dovuta alla rosolia: 25 g di foglie. di bardana in 2,5 dl d'acqua. Zuccherare poco e somministrare ai bambini ammalati, a cucchiai ogni 5 minuti. .Essendo un cicatrizzante, la foglia fresca di bardana, preventivamente lavata e asciugata, quindi pestata e applicata come un cataplasma, guarisce piaghe e ulcere.

martedì 16 giugno 2015

Erbe in tintura, infusi, olio essenziale, Baptisia

Abbiamo fatto un veloce excursus sui macerati glicerici e sui loro usi. Da oggi e per un po', faremo luce su altre utilissime piante che in tintura, infuso o olio essenziale contribuiscono alla nostra salute.


BAPTISIA
Se ne usa la radice e raramente l'intera pianta. E' utile in caso di infezioni della cute o mucoepiteliali, specialmente causate da batteri endogeni con depressione immunitaria e funzioni vitali ridotte; specifica per le infezioni molto localizzate, in particolare dell'alto tratto respiratorio. Utile anche come terapia aggiuntiva o di sostegno per linfadeniti e leggere setticemie (con antibiotici). In genere è usata come rimedio  per persone indebolite, con poca vitalità, i cui disturbi sono tendenzialmente a carattere cronico. Assumere 20 gocce di tintura madre in poca acqua, 3 volte al giorno, oppure ogni 3 ore il primo giorno.



venerdì 22 maggio 2015

La Bistorta, naturale antinfiammatorio che aiuta il microcircolo

Il nome già ci dice qualcosa di lei, Bistorta, una piantina dagli steli particolarmente nodosi, tanto che il suo nome botanico è Polygonum Bistorta (dal greco che significa infatti molti angoli). Ma nonostante sia per così dire stortina, questa piantina è un concentrato di virtù. La prima e più apprezzata è la sua proprietà antinfiammatoria, in particolare la Bistorta contrasta le infiammazioni della bocca e della gola.


Tra l'altro è il periodo giusto per raccoglierne foglie e rizoma con cui si possono preparare infusi e decotti, che si usano proprio come colluttorio e si rivelano efficaci anche per i gargarismi. Se siamo affetti da mal di gola che in questo periodo è comunque in agguato, e si vuole potenziare l'effetto di questa utile pianticella, si può aggiungere la tormentilla  e alcune gocce di tintura di propoli.

Inoltre dovremmo tener cara la bistorta perchè è ottima per la prevenzione dei disturbi legati alla circolazione, e questo perchè è un buon vasocostrittore la cui azione agisce particolarmente sul microcircolo. In questo caso si può usare la tintura madre, circa 20 gocce due volte al dì, e tra l'altro tale tintura si può aggiungere anche alle pomate per il trattamento di vene varicose ed emorroidi.

La polvere delle radici se aggiunta al miele di eucalipto o timo che hanno la proprietà di contrastare le infiammazioni e le infezioni di utero e intestino, ne potenzia gli effetti. Ne basta un cucchiaino  due o tre volte al giorno. Sembra anche la bistorta sia utile in caso di emorragie uterine in pre-menopausa o post gravidanza. E poi non dimenticate, questa piantina è buona anche se gustata in insalata, sostisce infatti gli spinaci.

mercoledì 20 maggio 2015

Camomilla, usi comuni e la ricetta di un vino delizioso che se ne ricava

Matricaria viene da matrix, "utero", e indica l'uso che ne facevano gli antichi; chamomilla deriva dal greco khamaimelon, che significa "melo che cresce a livello del terreno" . La camomilla è una delle più antiche piante medicinali ed era già nota in epoca precristiana. Lo stesso nome, matricaria, è dovuto alle sue proprietà emmenagoghe, atte cioè a promuovere la mestruazione. Proprietà che, scoperte empiricamente in un lontano passato, sono state confermate ai giorni nostri da sofisticati esperimenti in laboratorio.


Caratteristiche e proprietà 
Si tratta di una pianta erbacea, annua, profumata, appartenente alla famiglia delle Composite. Le radici hanno forma conica. Il fusto, alto 50 cm nelle piante spontanee e circa 80 cm in quelle coltivate in terreni adatti, è eretto, liscio alla base e ramificato alla sommità. Le foglie sono prive di gambo e a forma di penna con sottilissime incisioni. I fiori sono riuniti a grappolo, e di due tipi: quelli esterni, a forma di piccola lingua, sono bianchi, quelli interni, gialli. . La camomilla si trova ovunque fino alla zona submontana, nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, nei campi coltivati a grano. Cresce soprattutto in terreni calcarei. . Può essere coltivata dalla pianura alla collina in zone ben esposte al sole. Cresce bene in terreni mediamente composti e ricchi di sostanza organica. Tollera i terreni salini, si adatta invece male ai terreni acidi. Non soffre se coltivata in terreni asciutti. I fiori, detti a capolino, si raccolgono all'inizio della fioritura, in maggiogiugno, staccandoli con le unghie o con appositi pettini. E bene non superare il periodo indicato perché all'inizio della fioritura i boccioli hanno un contenuto di principi attivi sei volte maggiore, rispetto ai fiori a fine fioritura; inoltre, allo stato di maturazione avanzato, tendono, con l'essicamento, a staccarsi dal capolino. I capolini si essiccano rapidamente in 2-3 giorni su telai disposti in luoghi aerati e all' ombra. Il prodotto deve essere maneggiato con cura perché secco è molto friabile. Si conserva in recipienti di vetro al riparo dalla luce. I principi attivi contenuti sono olio essenziale (azulene), apigenina, sostanze amare, mucillagini, sali minerali e vitamine. La camomilla ha proprietà sedative, digestive, antircumatiche, antinevralgiche e combatte la febbre.

Utilizzo
In cucina la camomilla è poco usata. Interessante questo vino alla camomilla: mettere 120 g di fiori di camomilla, 7 dl di vino bianco dolce e 5 cucchiai di succo ristretto di pera in un vaso per conserve e chiudere ermeticamente. Conservare per una settimana in un luogo non troppo fresco. Filtrare, imbottigliare e chiudere bene. Il vino alla camomilla può essere refrigerato e servito come aperitivo, spruzzato di champagne e spumante, oppure come dissetante spruzzato d'acqua minerale. Ovviamente, molto più numerosi gli usi della camomilla nella medicina popolare.

Elisir contro il nervosismo e l'insonnia: fare sciogliere in 7 dl d'acqua 800 g di zucchero, facendo scaldare senza mai far bollire. In 2 dl d'alcol a 95° mettere a macerare per 5 o 6 giorni, agitando ogni tanto, i seguenti ingredienti: 100 g di fiori di camomilla, 5 g di buccia d'arancia amara, 2 g di cannella. Filtrare, strizzare bene le erbe che vi sono state in macerazione e aggiungere il liquido allo sciroppo. Scuotere il recipiente per amalgamare bene il tutto, poi lasciare riposare qualche giorno prima dell'uso. Berne un bicchierino quando serve.

Infuso: in una tazza d'acqua bollente mettere in infusione un pizzico di fiori di camomilla e un pezzetto di scorza d'arancia, avendo cura di usare solo la parte gialla. Dopo circa 5 minuti filtrare il liquido e berlo dopo averlo addolcito con zucchero o miele. E utile contro la febbre intermittente, la nevralgia e per calmare i dolori causati dalle coliche epatiche.

Quando gli occhi sono irritati e stanchi, si facciano degli impacchi inzuppando due faldine di cotone idrofilo nell'infuso precedente, ovviamente non zuccherato. Applicare gli impacchi rimanendo distesi per almeno un quarto d'ora. In cosmetica, la camomilla viene usata per schiarire i capelli.

Per mantenere ai capelli biondi o castani dei bei riflessi dorati, basta aggiungere al normale shampoo, una tazzina di infuso ristretto di camomilla. La schiuma deve essere lasciata sui capelli almeno 5 minuti prima di procedere alla sciacquatura.

Lozione per schiarire i capelli: mettere a macerare in 1/2 litro di vino bianco 25 g di fiori di camomilla e 15 g di decotto di rabarbaro (si ottiene facendo bollire 5 g di radice in un po' d'acqua). I capelli vanno lavati e sciacquati, quindi frizionati a lungo con la lozione.

sabato 9 maggio 2015

Le virtù emollientiIl del papavero dei campi o rosolaccio

Il papavero dei campi, o rosolaccio (Papaver roheas), è annoverato dai dottori delle erbe tra le piante "bechiche", cioè quelle piante le cui virtù emollienti sono utili nelle malattie delle vie respiratorie, bronchiti e catarri, tossi disperate. Ma non si più dimenticare che il rosolaccio è cugino del papavero dell'oppio e se oppio non contiene, oltre alla soave e pacificante mucillagine, contiene tuttavia sostanze che inducono alla calma e favoriscono il riposo.

Per gli astrologi il rosolaccio cresce sotto l'influenza della luna ed è quindi una pianta notturna. Gli è affidato il compito di calmare gli ammalati e coloro cui il calare delle tenebre reca irrequietudine e paure: il papavero sa come accompagnare il più recalcitrante nel regno del sonno.


In medicina vengono usati i petali e le capsule essiccate. I primi, che devono essere raccolti a sbocciatura completa, vengono posti ad essiccare in un luogo caldo e asciutto e arieggiato. Vanno rivoltati spesso e non devono annerire, ma conservare un bel colore rosso scuro. Le capsule debbono essere raccolte quando sono qusi secche.

Essiccate del tutto, si impiegano in decotto. Mischiato a latte caldo, in dosi da 3 a 4 cucchiai, esso combatte efficacemente l'insonnia dei bambini. E' prudente tuttavia controllare le loro reazioni.
L'infuso di petali di rosolaccio, sedativo, analgesico, antinevralgico, ipnotico ha un bel coloro e caldo e rosato e un gusto gradevolissimo; agisce in un modo così delicato che lo si può somministrare anche ai bambini e agli anziani: 2 pizzicate di fiori secchi o qalche petali del fiore fresco (10 grammi) per litro d'acqua in ebollizione; lasciar riposare 10 minuti.

mercoledì 29 aprile 2015

Applicazioni delle Tisane per via esterna: Bagno alla Passiflora, Lozione all'Ortica - seconda parte

Per darvi alcuni esempi di come si possono usare le tisane per via esterna, oggi vi suggerisco due modi per usarle: un bagno alla passiflora rilassante e una lozione all'ortica per capelli fragili. Vedrete che la metodologia di preparazione è semplice, avrete dei sicuri benefici.


Bagno alla passiflora rilassante: preparare un infuso concentrato versando in una bacinella cinque litri di acqua bollente su una miscela di erbe così composta: 200 gr di pianta intera di passiflora, 100 gr di fiori di arancio, 50 gr di foglie di menta piperita. Lasciare riposare e aspettare un quarto d'ora prima di filtrare. Nel frattempo riempire la vasca da bagno con acqua a 32 gradi, aggiungere l'infuso concentrato e poi immergersi per un quarto d'ora. Con questo bagno toglierete la fatica e calmerete la tensione nervosa. Quando uscite dal bagno non sciacquare la pelle, tamponatela invece, con un asciugamano e mettetevi a letto per quindici minuti.

Lozione all'ortica per capelli fragili: se i vostri capelli sono indeboliti, opachi e hanno la tendenza a spezzarsi, potete ricorrere all'aiuto dell'ortica, che ha un'azione riequilibrante del cuoio capelluto e riduce la formazione di forfora se presente. In questo caso si prepara un decotto di ortica facendo bollire 10 gr  di foglie essiccate in mezzo litro di acqua per 15 minuti. Si filtra e si lascia raffreddare. Si aggiungono poi 40 gr di alcool a 90 gradi, si mescola e si travasa in una bottiglietta di vetro scuro. Si usa per fare frizioni locali al mattino.

domenica 26 aprile 2015

Il Sonno e la Camomilla

Le camomille sono in verità due, la Matricaria chamomilla, detta camomilla falsa, o comune, o tedesca, e l'Anthemis nobilis, la camomilla nobile, vera o romana. Hanno le stesse proprietà, ma la matricaria è maggiormente in uso. I testi competenti prediligono la prima quando la mente è turbata da inquietudini, quando si digrignano i denti durante la notte, quando si hanno sogni angosciosi, e nelle infreddature; l'uso più specifico della seconda è nelle cefalee, nei pruriti notturni di origine nervosa e quando si è vittime dell'impulso ossessivo di alzarsi per andare in bagno.


Nessuno comunque ha mai dubitato delle qualità della camomilla, mentre c'è stato un effettivo disaccordo  sul suo gusto e aroma: i Greci la chiamarono "Mela di terra" per il suo grato profumo, gli Inglesi non lo trovarono affatto grato e la definirono "Puzzolente erba di Maggio".

La popolarità di questa pianta è intramontabile ed è quindi  tra le prime erbe cui ci si rivolge per ristabilire un buon rapporto con la notte. Non è un'erba ipnotica, bensì sedativa e antispasmodica,  e induce al sonno in quanto rilassa ogni cosa: sa calmare il dolore di una colica, porre fine alla tensione, facilitare la digestione e rendere leggeri il corpo e la mente.

Per credere nella camomilla, può essere d'aiuto sapere che il principio attivo, contenuto nei petali secchi dei fiori, l'azulene, allo stato puro è composto di cristalli azzurri. Si tratta dunque di una pianta celeste, colore che si associa alla meditazione, all'assenza di affanni. L'infuso di camomilla è efficace se ben concentrato: si prepara con 1 cucchiaino di fiori secchi per 150 gr di acqua in ebollizione; lasciare riposare per 12 minuti. A piacere aggiungere una fetta di limone e dolcificare con miele.

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