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venerdì 11 dicembre 2015

Poteri curativi del tè: tè agli otto tesori

Come ben sappiamo ormai, in Oriente il viene considerato un valido aiuto per mantenersi in forma, vivere bene e a lungo. Ma affinchè possiamo beneficiare di tutte le sue qualità è necessario prepararlo correttamente, infatti il tè non deve essere troppo forte, ma nemmeno troppo leggero. Se preparato in maniera corretta, questo infuso stimola mente, corpo e spirito.

Secondo la tradizionale medicina cinese, le tensioni mentali possono causare squilibri dell'energia che pervade il nostro organismo causando così una serie di disturbi che possono poi danneggiare la nostra salute.  Perciò, mantenersi in forma, proseguire uno stile di vita igienico grazie all'esercizio fisico e al rilassamento è uno dei principi fondamentali della cultura cinese.

Dobbiamo precisare che questa tradizione non separa la persona dal corpo, ma si basa sulla comprensione de flussi generali dell'energia al suo interno, considera interdipendenti tutti gli aspetti dell'uomo, dalla pelle agli organi fino alle onde cerebrali, in quanto un'unica forza: il qi.

Il qi, quando siamo in buona salute, fluisce liberamente, senza ostacolo alcuno, blocco o ostruzione, ma, nel caso in cui si verifichi un'interruzione dei campi energetici o una loro debolezza, si sviluppano infezioni e malattie, facendo sì che il corpo diventi vulnerabile agli attacchi degli agenti patogeni esterni.

Per questo possiamo attingere alla millenaria sapienza cinese per preparare dei tè curativi utili al nostro benessere. Ecco qui  la prima ricetta, quella di un tè particolarmente tonificante.

Tè agli otto tesori: si tratta di un tè particolarmente energetico di cui si consiglia il consumo 2 volte a settimana. Ecco gli ingredienti: tè verde, 1 pezzetto di scorza di mandarino essiccata, 1 longan (secco o fresco), 1 nespola secca, 1 dattero rosso, qualche acino di uva sultanina (o un fetta di mela secca), 1 pezzetto di radice di ginseng, 2 crisantemi bianchi, 2 cristalli di zucchero, 430 ml di acqua.

Porre tutti gli ingredienti in una tazza, versarvi l'acqua bollente e lasciare in infusione per 3 minuti. Consumarne al massimo tre tazze.







martedì 13 ottobre 2015

Castagnaccio, la ricetta di Pilade da Lucca

CASTAGNACCIO: torta di farina di castagne, spesso con uva passa e pinoli. Così i dizionari di lingua. Ma il castagnaccio è una torta per modo di dire: tanto per cominciare la cercheremmo invano nelle pasticcerie. E' un po' la protopizza, anzi, l'antipizza toscana; merenda-spuntino-dessert; popolàno tappabuchi dello stomaco e ghiottoneria da veglia montananra attorno al focolare.


Nel Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia e altri luoghi dell'agostiniano Ortensio Lando (in Venetia 1553) troviamo:
"Pilade da Lucca fu il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda". Quel Pilade il castagnaccio lo faceva sicuramente con la farina delle castagne della vicina Garfagnana, la cui fama si è mantenuta intatta fino ad oggi, e si regolava cosi:

Stacciava un mezzo chilo di farina dolce (per una dose-famiglia) e la metteva in una zuppiera. Aggiungeva un paio di cucchiaiate d'olio d'oliva, un pizzico di sale e ci versava quasi un litro d'acqua fredda rimescolando sempre, fino ad ottenere una farinata piuttosto liquida. Prendeva una teglia, l'ungeva d'olio, ci versava la farinata. Generosa dose di zibibbo, pinoli e noci spezzettate e quindi inforno bel caldo. Quando il colore rea diventato un bel "marrone castagnaccio" e la crosta corccante con ammiccanti crettature, il castagnaccio di PIlade era cotto.

A Livorno si chiama anche TOPPòNE, esattamente come il coltroncino impuntito che si mette nel letto dei bambini perchè non bagnino la "materassa".


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