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mercoledì 29 giugno 2016

Scarpe del battesimo, scazzottare

Scarpe del battesimo, scazzottare, sciabordito, sciala beco, scoglionato, scrio scrio sono detti che vi consiglierei di aggiungere al vostro vocabolario per dare un po' di colore a qualche battuta


SCARPE DEL BATTESIMO: "Camminà co le scarpe del battesimo", in Lucchesia, significa andare scalzi

SCAZZOTTARE: i dizionari di lunga danno il significato di prendere a pugni; a Firenze vuol dire maneggiare senza cura, abbattere, sballottare, urtare.


SCIABORDITO: stupido, cretino, svantato. E' termine senese

SCIALA BECO!: è un modo ironico per tacciare qualcuno di tirchieria. La frase completa è: " Sciala beco, t'ho cotto un uovo"!, come se un semplice uovo fosse un pollo arrosto

SCOGLIONATO: si dice della persona franca ma in modo plebeo e un po' esibizionista. Al contrario, cioè, di quanto si potrebbe credere stando all'apparente etimologia che fa pensare a uno melenso, senza virilità

SCRIO SCRIO: puro, genuino, non allungato


giovedì 24 marzo 2016

Doddo, Dolcefforte

DODDO: melenso, stupido. E' possibile che l'originale sia da ricercarsi soltanto nel suo suono sciocco, quasi baltettante. Doddo è usato soprattutto a Firenze; in altre zone toscane si preferisce Dodo

Dolcefforte
DOLCEFFORTE: Il Carducci a Lidia: "Il Tribolati, bada, è un toscano veramente toscano, cioè un cinese". Ecco: il dolcefforte, affettatamente chiamato agrodolce, è la più caratteristica e ghiotta delle cineserie toscane. Più che sugo, un intingolo, una succulenta lacca, una densa vernice di contrastanti aromi in cui affoga la lepre, qualche volta l'anatra, la lingua, il cinghiale e perfino il baccalà.
Carlo Betocchi, con l'acquolina in bocca, parla del Dolcefforte: "Vuol le più fini stoviglie, le porcellane perlacee, al suo indolente sdraiarsi; e sferra l'occhio che lo ammira, all'olfatto che se ne compiaccia, cinesemente sornione tinte, odori, e fumisterie del più eccellente periodo della pitura di Primo Conti, quand'era futurista. Zucchero, aceto e cioccolata: anzi, "indica canna" e... "scegli il buon cioccolatte, ande tributi ti dà il guatimaltese e il caribbèo": e canditi di Ceylon, e pinoli di bosco allevati tra resine solitarie, e uvetta di Madera:  e sul bordo del sugo densissimo appare l'orlo solare dell'olio, limpido come topazio. Mirabilia, a vedersi, che è ricchezza e potenza del più bello immaginar surrealista: da cui spunta, infatti, qua e là, il macabro bianco dell'ossa, e il salvatico della carne del lepre. E ti par di sentire, lontani, echeggiare non sai che corni bonari di caccia, e ti perdi in un arazzo, dove vaghi e sei solo, di lorenesi anticaglie, di verde Toscana. Ma l'aceto t'avventa alla gola, come l'odor del forteto di Maremma (o pittori, o scrittori nostrali), tra l'abbaìo di segugi e tanfo di cinghiali. O eroe buongustaio accampato alle bianche tovaglie: rammentati allora di come tra il lampo dei denti ti sappia rapire la magica nube, la venere negra del cioccolato; e il tuo succulento piacere, con lei, nell'alcova segreta del tuo palato. E non sei più quel che sei. Su un piatto di dolcefforte veleggi difatti, o mio etrusco toscano, fra riluttanze ed incerti crudeli a un paese ch'è solo di luxe, calme e voluptè".
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