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giovedì 5 maggio 2016

Sottrarsi all'Io negativo per raggiungere la libertà

La verità è in ogni uomo; essa trafigge e distrugge l'Io negativo, se noi lo vogliamo. Allora ritroveremo la pienezza della vita.


Ogni uomo pensa intimamente che in realtà non esiste che un problema. Egli ritiene che i suoi problemi derivino dall'Io negativo. Anche quando, di fronte ad altri, afferma che tutto va bene, egli sa che non fa che lusingare se stesso. Ma questo sospetto che qualcosa non va, può essere il mezzo per raddrizzare le cose. 

Quando si ammette di essere sulla cattiva strada, è più facile cambiare direzione. La verità è in ogni uomo; essa trafigge e distrugge l'Io negativo, se noi lo vogliamo. Allora ritroveremo la pienezza della vita. Se avanziamo con fiducia nella direzione dei propri sogni e cerchiamo di vivere la vita che abbiamo immaginato, incontreremo un successo inatteso in un tempo normale. 

Lasceremo alcune cose dietro di noi, passeremo attraverso una frontiera invisibile; nuove leggi universali si stabiliranno dentro di noi...e vivremo nell'indipendenza di una classe di esseri più elevata. Se semplificheremo la nostra vita, le leggi naturali appariranno meno complesse, la solitudine non sarà più solitudine, la povertà non più povertà, e la debolezza non più debolezza. Se abbiamo costruito castelli in aria, la nostra opera non sarà necessariamente perduta. Poniamo ora le fondamenta a questi castelli.

Un uomo che vive in uan grande città è circondato da una moltitudine di leggi, regolamenti, statuti. Vi sono leggi sul traffico urbano, sull'edilizia, nel commercio. La sua libertà d'azione è notevolmente limitata. supponiamo che l'uomo si trasferisca in campagna, per vivere una vita più semplice. Poiché non è più costretto dalle leggi della grande città, egli vive con molta più libertà  [Immagine mentale 47]

E' ciò che capita all'uomo che si sottrae al suo Io negativo. Allontanandosi dalle emozioni negative e dalle false idee, egli vive in libertà


lunedì 2 novembre 2015

Psicopittografia, Come acquisire abitudini di pace

È inutile ricordare che le Immagini Mentali negative non sono che fantasticherie. Se una persona le ritiene reali, conferisce loro un potere che non hanno, quello di spaventare l'individuo. Questa paura può quindi tramutarsi in qualcosa di nocivo per l'individuo stesso. 

Ma - non bisogna dimenticarlo - l'immagine negativa può esser distrutta. Essa può esser sostituita da un'immagine positiva col vero Io che si sente in pace. Per ricordare i sogni bisogna annotarli al risveglio, altrimenti si dimenticano. La stessa cosa vale per le idee nella luce dalla Psicopittografia; non d'obbiamo opporre loro resistenza. 

Ricordo questo concetto, perché la mente umana ha la tendenza a diffidare di ciò che è nuovo e strano. È come se resistessimo ai diamanti perché non abbiamo familiarità con le rocce.

lunedì 31 agosto 2015

Pietre e cristalli, Malachite

La pietra della trasformazione e della consapevolezza


MALACHITE
Caratteristiche: idrossicarbonato di rame; sisitema monoclino; masse compatte a strutura concrezionare-zonata, rari i cristalli aciculari e fibroso raggiati; colore: dal verde smeraldo al verde scuro

Proprietà: favorisce il sonno e i sogni; pietra da usare con consapevolezza perchè porta in superficie il subconscio; combatte lo stress e rende più consapevoli e amorevoli nei confronti del prossimo; riequilibra lo spirito

Disturbi: emana energia favorendo la rigenerazione di cellule e tessuti; allevia le punture di insetti e agisce beneficamente sul pancreas, sui reni e sul fegato
Associazione con i chackra: terzo e quarto

domenica 12 aprile 2015

Riposo e Sogni: il Sonno

Dormire è un atto naturale. Ma per il sofisticato uomo di un'ultra sofisticata civiltà quasi nulla è naturale ormai. Oggi dormire bene è un merito, qualcosa di cui andare orgogliosi, come di saper suonare il violino, qualcosa che bisogna imparare a fare.

Per imparare a dormire bene o a dormire meglio è dunque conveniente cominciare a chiedersi che cosa è il sonno e perchè si dorme. La definizione classica e scientifica ci dice che "il sonno è un'attenuazione, reversibile, naturale e periodica, della percezione dell'ambiente esterno". Ossia è una perdita temporanea dello stato di coscienza: durante il sonno si verifica una riduzione o sospensione del funzionamento dei centri nervosi e quindi non si ha più contatto con il mondo.

I meccanismi del sonno sono  in parte sconosciuti ancora oggi. Si concorda tuttavia che i tipi di sonno sono due: c'è il sonno vero e proprio e il sonno paradosso, che è il sonno con sogni. Questi due sonni si avvicendano, in cicli, per 4 o 5 volte. Si inizia con il sonno leggero della fase 1, durante il quale si ha ancora una certa attività cerebrale; poi l'attività rallenta e si passa al sonno delle fasi 2, 3 e 4, sempre più profondo.

Questo sonno lento dura circa 90 minuti (come una partita di calcio). Si giunge quindi alla cosiddetta fase  Rem (Rapid Eye Movement), caratterizzata appunto da rapidi movimenti degli occhi. Movimenti che stanno a indicare che il cervello è ora interessato a qualcosa di eccitante, come se si fosse aperto un sipario e un grande spettacolo avesse avuto inizio: lo spettacolo dei sogni.

Vivido e breve, non dura che una ventina di minuti. Poi il ciclo ricomincia. Al di là delle spiegazioni scientifiche, una cosa è certa: il mondo sarebbe orribile se non ci fosse il sonno. Come scrive Miguel de Cervantes, il grande autore di Don Chisciotte, "Benedetto colui che che per primo inventò il sonno! Il sonno copre l'uomo, interamente, come un grande mantello: è pane per l'affamato, bevanda per l'assetato, calore per chi ha freddo e frescura per chi è accaldato. E' la moneta corrente che acquista a basso prezzo tutti i piaceri del mondo....".

domenica 17 novembre 2013

MONNA VANNA DETTA GINA


Monna Vanna, detta Gina, era la mia professoressa di greco e latino ai tempi del liceo. Donna tutta d'un pezzo, di grande sapere e altrettanta disciplina. Severa, anzi severissima, era il terrore di tutti gli studenti. Il suo passo risuonava per i corridoi, come fosse quello del boia che stava andando a giustiziare il condannato, quando entrava in classe, la salivazione di noi ragazzi si azzerava totalmente, e una strana sensazione si impadroniva dei nostri corpi. Era la paura. Molti di voi si domanderanno: il terrore era legato alla coscienza sporca di chi non aveva studiato? No, era semplicemente legato a lei.
Potevi aver studiato di tutto e di più, ma lei incuteva comunque terrore, e sapete perchè? Perchè era in grado di parlare il greco antico come parlava italiano, la sua lingua madre.
Traduceva qualunque cosa, anche un solo verbo buttato lì, aveva una memoria incredibile, ed era in grado di recitare in greco antico Iliade, Odissea e lirici greci in metrica.
Ora, di fronte ad una donna così, ma che dico donna, forse essere di un altro mondo,  proveniente direttamente dal V secolo avanti Cristo, voi come vi sentireste? 
I suoi medoti erano semplici, ma avevano pur sempre il sapore delle torture della Santa Inquisizione spagnola. Lei, a differenza degli altri professori, interrogava a spron battuto tutti i giorni, e la cerimonia pre interrogazione era un lento stillicidio di sofferenza per noi alunni.
Apriva il registro, nel silenzio sepolcrale che lei stessa aveva creato entrando in aula, si sentivano solamente il fruscio delle pagine e il lieve colpetto di tosse con cui si schiariva la voce. Prendeva la sua penna personalizzata, alzava la testa per scrutare tutti noi, che, statue di cera, la fissavamo in trance, con il sangue che pulsava nelle tempie e il cuore in gola.
Poi con grande concentrazione cominciava a scorrere i nostri nomi dall'alto al basso e dal basso in alto, aiutandosi con la penna: non si sapeva mai per quanto tempo lo facesse, era imprevedibile. 
Durante quegli interminabili minuti nelle nostre teste si sentiva solo il suono di un pendolo, sì quello che scandiva le ultime ore di un condannato a morte. DON, DON, DON.......
Poi con un gesto fulmineo come l'attaco di un cobra dagli occhiali, la punta della penna cadeva su un nome e lei lo pronunciava. Il chiamato al sacrificio si alzava, senza alcun controllo su se stesso, mentre gli altri, madidi di sudore freddo, appoggiavano la fronte sul banco per qualche secondo, poi iniziava l'interrogazione. Stessa cosa accadeva il giorno del compito in classe, greco o latino che fosse. Lei arrivava con il suo incedere, la fotocopia della versione per noi tutti in mano. Spostava sapientemente i banchi, distanziandoli, in modo tale che fosse impossibile la comunicazione verbale e non, distribuiva la versione, e poi la leggeva. Era il momento topico, bisognava stare ben attenti all'inflessione della voce, dove faceva una pausa, lì bisognava mettere una virgola o fare un segno, poteva essere la svolta per capire il senso della versione. Poi il nulla per due ore, tranne qualche sospiro disperato, e il rumore delle pagine del vecchio Rocci o del Badellino-Calonghi che scorrevano fra le nostre dita. Al termine delle due ore, sui nostri volti i segni di quella tremenda pugna, e le relative conferenze che ne scaturivano.
Poi iniziava l'attesa, sì, quella del giorno in cui avrebbe riportato i compiti corretti. Erano giorni in cui l'Inferno si materializzava sulla terra, i peggiori dubbi tormentavano le nostre anime, ma ormai ciò che era stato fatto non si poteva cambiare. Quando entrava con i fogli protocollo sotto il braccio, molti chiedevano il permesso di andare in bagno, e ho detto tutto. Ma quell'amaro calice non poteva esser allontanato, Monna Vanna consegnava sempre a me il fascio dei fogli protocollo e a me toccava consegnare i compiti corretti, sistemati in ordine crescente, quindi dal voto più basso a quello più alto. Sono passati ventidue anni, e ancora oggi, nei periodi in cui sono maggiormente sottoposta a stress, ricevo le visite di Monna Vanna, detta Gina, nei miei sogni, con la penna in una mano e i compiti nell'altra. Eppure dopo tutti questi anni, di fronte ad un testo greco o latino, sono ancora in grado di tradurre.

giovedì 24 ottobre 2013

VIAGGIO ASTRALE

Via Lattea
Notte,
a che punto sei?
Mi invitò,
salii,
verso il firmamento.
Passeggiai,
solitaria visitatrice della Via Lattea,
sentiero dell'universo,
abitato da benevole stelle,
feudo di caccia di Orione,
strada del Carro,
prateria di Pegaso.
Raccolsi frammenti,
gemme di luce,
fiammelle di sogni perduti,
dimenticati eroi in cerca di un nuovo destino.
Ascoltai il silenzioso vibrare di pianeti,
il lamento delle nane bianche,
il rombo vellutato dei buchi neri.
All'apparir d'Osiride,
riscesi,
soffiando al mondo il frutto dei miei raccolti.
Ti illuminasti tu.




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