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giovedì 7 luglio 2016

Il cataplasma e sua utilità

Il cataplasma e sua utilità, un rimedio per molti addirittura sconosciuto ma che altri ben conoscono, se non altro nei ricordi d'infanzia. Ma sappiamo definire il cataplasma? Vediamo insieme in cosa consiste e perché fa bene


Cataplasma fa rima con ectoplasma, praticamente ci si potrebbe confondere. In realtà vi sono parole che ormai sono cadute in disuso, ma che nei secoli scorsi erano parte del parlar comune. Come cataplasma appunto.

CATAPLASMA: Mezzo curativo, costituito da una pasta composta di sostanze vegetali mucillaginose, oleose o amilacee, che viene raccolta in garza o panno sottile e applicata, per lo più calda, sulla pelle a scopo emolliente, sedativo, revulsivo. Il cataplasma appartiene alla famiglia delle preparazioni galeniche, in onore di Galeno. Tali preparazioni vengono somministrate inizialmente in dosi ridotte per accertare che il paziente accetti la cura senza grosse controindicazioni (ipersensibilità o reazioni allergiche).

"Se vuoi mandare i malanni al diavolo, ricorda le virtù del cavolo"
"Chi ogni tanto si allena, al salto della cena, mantiene vispo e snello, il corpo ed il cervello"
"Una buona insalata è l'inizio di una cattiva cena"





mercoledì 23 marzo 2016

L'Escolzia o papavero della California, la pianta del Sonno

L'escolzia o papavero della California è noto come sedativo e ansiolitico naturale, utile nel trattamento di diversi disturbi del sonno  di adulti bambini: difficoltà di addormentamento, insonnie, enuresi... Questa pianta, che non dà alcun tipo di assuefazione alcuna, placa anche gli stati di nervosismo e le forme lievi di ansia, oltre che attenuare i disturbi psicosomatici correlati.

Uso interno: come sedativo  favorisce l'addormentamento. Calma i bambini prima di andare a letto, riduce i risvegli notturni, l'enuresi e gli incubi. Come ansiolitico migliora i disturbi psichici normalizzando le funzioni psicologiche. Combatte il nervosismo e lo stress senza creare assuefazione, come gli stati lievi di ansia responsabili di palpitazioni o di sensazioni di oppressione. Ma è anche un antispasmodico e come tale  attenua i dolori, le coliche, le irritazioni intestinali, i crampi o le infiammazioni biliari o a carico della colecisti che accompagnano i disturbi del sonno.



E' originaria della costa pacifica degli Stati Uniti, e del Canada meridionale, ed è stata un rimedio tradizionale dei popoli amerindi per le sue proprietà analgesiche: questa pianta infatti contribuiva ad alleviare il mal di testa e il mal di denti di cui soffrivano queste popolazioni.

Anche se parente del papavero sonnifero (Papaver somniferum), l'escolzia non è un narcotico. In fitoterapia sono le parti aeree assunte per via orale. Principi attivi sono costituiti da alcaloidi isochinolinici, glucosidi flavonici, fitosteroli, carotenoidi, mucillagini, linamarina.

Dosaggio:
Gli alcaloidi responsabili dell'effetto ansiolitico dell'escolzia non sono solubili in acqua, perciò gli infusi non sono efficaci nel trattamento delle forme leggere di ansia.
- Un infuso si prepara utilizzando 5 g di parti aeree essiccate, da lasciare in infusione per quindici minuti in una tazza di acqua bollente, da bere prima di andare a letto.
- In capsula di estratto secco, la posologia è di 2 capsule da 100 g, da assumere a cena, poi altre due al momento di coricarsi.
- L'assunzione di escolzia sotto forma di tintura madre richiede la diluizione di un minimo di 100 a un massimo di 150 gocce in un bicchiere d'acqua. Bere il composto un'ora prima di andare a letto. Può risultare più facile consumare l'estratto fluido, più concentrato, in dosi da 15 a 30 gocce, da una a tre volte al giorno.

ATTENZIONE:  operatori di macchinari o conducenti di veicoli devono considerare gli effetti sedativi dell'escolzia. Inoltre, non va assolutamente associato al consumo di alcol. Le persone in attesa di sottoporsi a interventi chirurgici dovranno interrompere l'assunzione di escolzia da una settimana a dieci giorni prima dell'operazione, per evitare interferenze con eventuali altri farmaci (anestetici o altri).

Benchè la pianta sia priva di tossicità, l'escolzia è sconsigliata durante la gravidanza e l'allattamento, nei bambini di età inferiore ai 6 anni e in caso di antecedente di glaucoma, per la presenza di alcuni alcaloidi, tra cui la sanguinarina. Benché si sospetti che la sanguinarina sia responsabile della formazione di glaucomi, questa sostanza è principalmente concentrata nella radice della pianta, che non viene utilizzata in fitoterapia. E' anche controindicata nei soggetti allergici alle piante della famiglia delle papaveracee e ad alcuni farmaci, come la morfina e la codeina.

Raramente l'escolzia può indurre un leggero stato di torpore. Tra gli altri effetti collaterali, sono stati riferiti sonnolenza mattutina e rigidità muscolare. Utilizzata in associazione con il biancospino, l'escolzia può anche causare nausea.

Può essere associata ad altre piante, in funzione dell'effetto desiderato: il papavero in caso di incubi notturni, l'eleuterococco contro l'enuresi, il marrubio per le persone che hanno difficoltà ad addormentarsi. In compenso,  intensifica gli effetti di altre piante officinali, in particolare il kawa kawa, la valeriana, il corniolo giamaicano e l'iperico, con un rischio di sonnolenza.

Se  associata all'assunzione di tranquillanti, l'escolzia può aumentarne le proprietà sedative. Interagisce con gli oppiacei, i barbiturici e le benzodiazepine. Ne è quindi sconsigliata qualunque associazione.

venerdì 8 gennaio 2016

Vetiver, olio essenziale

Nome botanico: Vetiveria zizanioides
Famiglia: Poacee
Provenienza: India
Estrazione: dalle radichette
Profumo: legnoso, dolce o secco
Azione energetica: yang
Pianeta governatore: Mercurio
Proprietà: antisettico, depurativo, stimolante della circolazione, tonico, sedativo del sistema nervoso
Principali indicazioni: astenia, depressione, tensione nervosa, insonnia, reumatismi, dolori muscolari, acne, seborrea


Il vetiver è una pianta erbacea originaria dell'India meridionale e dello Sri Lanka, dotata di un complesso intreccio di radichette bianche sotterranee. Da queste viene estratta un'essenza dall'aroma intenso, legnoso, che può variare nel sottotono, da dolce a secco, a seconda dell provenienza geografica.

In Oriente le componenti verdi della pianta vengono intrecciate per formare delle aromatiche stuoie, mentre l'olio viene denominato, per le sue caratteristiche, "olio della tranquillità". Il profumo è molto gradevole e viene utilizzato spesso per aromatizzare cosmetici e profumi. Il suo impiego in aromaterapia riguarda in particolare la sfera psichica, su cui esercita un'azione di stimolazione in caso di stanchezza, depressione, scarsa energia e un effetto riequilibrante in caso di stress, paure, tensioni.

L'azione esercitata dal vetiver varia da soggetto a soggetto e va "testata" individualmente: su alcuni prevale l'effetto rilassante e sedativo, che si esplica per esempio con un bagno o un massaggio serale, prima di andare a letto, per conciliare il sonno; su altri invece esercita maggiormente un'azione tonica ad energizzante. In quest'ultimo caso è consigliabile utilizzare l'essenza per una doccia mattutina ed evitare l'applicazione alla sera, per non attivare e stimolare il sistema nervoso e rendere quindi più difficoltoso l'addormentamento.

Per massaggi è indicato in caso di contratture e dolori muscolari; aggiunto all'acqua, per impacchi e lacaggi, è utile per l'igiene della pelle grassa o con tendenze acneiche.


venerdì 1 gennaio 2016

Antichi rimedi popolari per il sonno: la lattuga

La saggezza empirica si tramanda di generazione in generazione, come l'uso delle erbe per altro. Non esistono trattati scientifici sugli antichi rimedi popolari, e ogni paese ha elaborato la propria tradizione. In tanta vaiertà, ecco uno degli espedienti più diffusi per ritrovare il bene inestimabile del sonno.


La lattuga
In molti paesi si mangia lattuga se si vuole riposare bene. Il lattucario, sostanza amarognola ha potere sedativo e ipnotico, è contenuto nel lattice che corre nelle nervature principali di questo vegetale e sgorga anche dal gambo quando si recide un cespo di lattuga. Nel passato è stato usato come succedaneo dell'oppio, soprattutto per ridurre l'eccitazione nervosa.
Gli insonni dunque consumino come verdura, a ogni pasto della sera, un bel cespo di lattuga bollita. Oppure, seguano il consiglio dell'antica medicina che prescrive, prima di coricarsi, 2-3 foglie di lattuga cruda, condita con miele.
Si può anche preparare un decotto: 1-2 foglie per 300 grammi d'acqua , far bollire una decina di minuti.


La lattuga è anche leggermente lassativa. Ci conferma la forza oppiacea di questa verdura chi vive in campagna e coltiva insalate. E' comune, infatti, trovare tra le foglie di lattiga diverse vespe, che di solito vi si intrufolano cercando rifugio o per vizio, completamente inebetite e con gli occhi appannati dal sonno.

mercoledì 30 dicembre 2015

Timo, olio essenziale

Nome botanico: Thymus vulgaris
Famiglia: Labiate
Provenienza: bacino del Mediterraneo
Profumo: fresco, balsamico, forte
Azione energetica: yang
Pianeta governatore: Mercurio, Venere
Proprietà: stimolante, tonico, antisettico, balsamico, anticatarrale, ipertensivo, antispastico, antifermentativo, antiputrefattivo, astringente, antitossico, antiparassitario, attiva le difese immunitarie, afrodisiaco, cicatrizzante, diuretico
Principali indicazioni: stanchezza fisica e psichica, ipotensione arteriosa, malattie da raffreddamento, bronchite, pertosse, reumatismi, disturbi circolatori, infezioni intestinali e urinarie, dermatiti, foruncoli, punture d'insetti, infezioni della bocca e della gola, pediculosi, scabbia
Precauzioni: può causare irritazioni cutanee; usare in basse concentrazioni e diluito


Il timo è un arbusto odoroso che cresce spontaneo nell'area mediterranea ed è una pianta dalla lunga tradizione: i boschetti di timo degli antichi erano considerati sacri; il suo profumo era il " respiro di Zeus", ed entrava nella combinazione del cosiddetto "mazzetto degli dei", ottenuto tagliando all'alba, ancora bagnati dalla rugiada, rosmarino, menta e timo, a cui andava aggiunto, alla sera, un rametto di issopo, il tutto legato con tre fili d'erba intrecciati.

Questo mazzetto, appeso in una stanza, avrebbe dovuto propiziare felicità e salute. I filosofi dell'antica Roma usavano prendere un infuso stimolante di timo prima di dedicarsi ai loro studi, in quanto ravvivava la mente, favoriva l'attività intellettuale e aiutava a lavorare con maggiore impegno. Infatti il timo è una pianta mercuriana, e Mercurio è il pianeta della mente, della facoltà razionale, della comunicazione rapida ed efficiente.

Il timo portava salute e felicità anche nei banchetti nuziali, dove veniva inserito nelle decorazioni vegetali; veniva regalato o bruciato nelle cerimonie religiose perchè, respiro divino, ritornasse da Zeus. La Scuola Salernitana consigliava a chi si fosse sentito depresso di avvicinarsi al timo e di inalarne l'aroma, affinchè potesse avere curate le ferite dello spirito.

Nella tradizione popolare il timo è amato dalle fate e dalle api, loro messaggere, e dagli elfi, che portano corone di maggiorana e timo. Si dice che chi beve un infuso di fiori di timo riesca a vedere le fate...ma oltre a stimolare la fantasia si è reso in passato molto spesso utile come "antibiotico dei poveri". L'essenza è estremamente poliedrica e potente. Contiene principi attivi molto concentrati e per questo viene distillato due volte, ottenendo due tipi di olio: il timo rosso, che più puro e più concentrato, ma per questo bisogna usarlo con attenzione, e il timo bianco, distillato due volte, meno irritante e più delicato.

Le due grandi qualità dell'essenza di timo sono principalmente la sua forte azione stimolante generale e la sua notevole capacità antimicrobica. Come stimolante, il timo agisce sia a livello della psiche, dove risveglia l'intelligenza, la memoria e la capacità di concnentrazione, in caso di stanchezza mentale, stress, superlavoro, sia a livello fisico, dove attiva la circolazione arteriosa, innalza la pressione, stimola il fegato, migliora la digestione, rafforza le difese immunitarie stimolando l'attività dei globuli bianchi, ha azione leggermente afrodisiaca e stimola le mestruazioni.

In caso di debolezza fisica o mentale, convalescenza, stati di affaticamento, conviene quindi attingere alla saggezza degli antichi, e reintegrare le proprie energie e gli interscambi tra una funzione e l'altra dell'organismo attraverso questa pianta mercuriana (e sappiamo che Mercurio è anche il messaggero degli dei, colui che mette in comunicazione piani diversi): una doccia o un bagno al mattino arricchiti con due gocce di essenza di timo permettono di passare velocemente dal sonno alla veglia, di coordinare la mente e il corpo e di "resettare" e ripulire le funzioni sensoriali (vista, udito) e di comunicazione (linguaggio).

Per la straordinaria versatilità delle essenze naturali, questa sua azione stimolante non è però rigida, bensì è modulabile, nel senso che il timo è anche riequilibrante e sedativo in caso di insonnia e di nervosismo. Per queste indicazioni può essere impiegato per bagni e docce rivitalizzanti alla mattina. L'altro grande polo di azione del timo è nel versante delle malattie microbiche: infatti è il miglior antisettico che esista in natura, di cui è stata dimostrata ampiamente l'attività battericida nei confronti di molti germi patogeni. Pertanto è indicato in corso di infezioni respiratorie quali bronchite, influenza, tosse, mal di gola ecc.

Se ne consiglia l'uso per inalazioni di vapore e per frizioni sul petto e sulla schiena, nella quantità di una, due gocce in poco olio vegetale, oppure diffuso nell'ambiente con un diffusore d'aromi, per disinfettare la stanza di un malato, in corso di un'epidemia influenzale. Inoltre, per il suo effetto astringente, riduce la produzione di muco. In caso di infezioni urinarie va massaggiato a livello addominale, nell'area di proiezione cutanea della vescica, cioè sopra la regione pubica nella parte inferiore dell'addome; nella parte centrale, con massaggio circolatorio in senso orario, per disturbi intestinali quali intossicazioni, fermentazioni e spasmi.

E' utile anche nelle forme reumatiche, crampi muscolari, sciatica. Sulla pelle trova impiego per spugnature, lavaggi, applicazioni diluite, in corso di infezioni, foruncoli, acne, tagli, punture di insetti, dermatiti del cuoio capelluto, dove agisce anche in corso di parassitosi (pidocchi); per sciacqui disinfettanti è utile in caso di gengiviti e stomatiti.


venerdì 20 novembre 2015

Papavero, nei dolci, nel tè e di alcuni infusi

Papaver sembra di derivazione celtica, in quanto i semi venivano messi nella pappa dei bambini per farli dormire; rhoeas viene dal greco rhein, che significa "cadere", per via della caducità dei petali. Il papavero sembra originario di una zona asiatica che sta tra il Pamir e l'Iran, in quegli altopiani dove, in epoche antichissime, si è differenziato, prima spontaneamente poi con l'aiuto dell' uomo, il frumento.

La diffusione del frumento ha portato con sé, in tutto il mondo, anche il papavero, definito pianta sinantropica, cioè che segue l'uomo nei suoi spostamenti e che non si diffonderebbe senza i lavori agricoli, che riportano alla luce i semi sprofondati nel terreno. Presso i Romani, il papavero era talmente legato alle pratiche agricole che Cerere, divinità delle messi e dell' agricoltura, era raffigurata con spighe e papaveri tra i capelli e tra le braccia. Nell' alimentazione venivano usati i semi, non solo per via dell' olio che se ne poteva trarre, ma come condimento su pani e dolci, tradizione sempre continuata, specie nel nord-Europa.


Caratteristiche e proprietà 

E una pianta erbacea annuale, della famiglia delle Papaveracee. La rosetta, cioè la disposizione delle foglie alla base del fusto, è folta; da essa si innalzano il gambo e il fiore. Le foglie sono a forma di penna con incisioni molto irregolari. La punta è acuta e la base ristretta finisce nel gambo. Il colore è verde deciso e si ha presenza di peli. Il calice del fiore è a due valve pelose che cadono all'aprirsi della corolla formata di quattro petali rossi con macchia nera alla base. Molto evidenti sia i pistilli che i numerosi stami neri. Il bocciolo è pendulo. Il frutto è a forma di capsula porosa contenente numerosi semi neri. Il papavero è infestante dei campi di cereali, dei prati incolti e dei ruderi. Vive sino a 2000 m. Fiorisce da marzo a luglio. Per far essiccare i fiori bisogna esporli al sole, badando che perdano l'umidità nel modo più rapido per impedire che si disperdano i principi attivi. Anche le capsule contenenti i semi si fanno essiccare rapidamente al sole. Le proprietà del papavero sono concentrate sia nelle foglie che nei petali e hanno effetto emolliente, sudorifero, sedativo e leggermente ipnotico

Utilizzo 

Le rosette basali, anche quando è già presente il piccolo fusto appena accennato, entrano in alcune ricette della cucina mantovana e dell'Oltrepò pavese. Vengono usate in frittate, minestre, torte salate e frittelle. I semi sono utilizzati su dolci e pasticceria varia.
Nella medicina popolare si usano i fiori.
Tè al papavero: aggiungere al proprio tè preferito alcuni petali di papavero per beneficiare del suo effetto sedativo.
Infuso: versare in un litro d'acqua bollente 5 g di fiori essiccati di papavero. Filtrare il liquido, addolcirlo e berlo la sera prima di coricarsi. Chi soffre di tosse notturna si assicura così un sonno tranquillo. Il medesimo infuso sorbito in due volte, il pomeriggio all'ora del tè e la sera prima di coricarsi, calma l'eccitazione nervosa. Sempre lo stesso infuso, ovviamente non zuccherato, serve a lenire rossori e irritazioni.

lunedì 9 novembre 2015

Il biancospino, il tranquillante del cuore

Il biancospino è un parente del melo, del pero, del cotogno. Da noi son comuni due specie di biancospini: il Crataegus oxycantha, con fiori forniti di due o tre stili e foglie poco frastagliate, e il Crataegus monogyna, con un solo stilo e foglie profondamente lobate. Entrambi fioriscono a primavera, nel mese di maggio, e illuminano con il candore fiori i boschi e le siepi di campagna.


A volte si confondono con lo spino nero, Prunus spinosa, ma all'epoca dei frutti non ci si può sbagliare: quelli dello spino nero sono nerazurri, quelli del biancospino rossi brillanti. Si tratta di una delle più belle piante della nostra flora spontanea, molto decorativa,  sia d'inverno con l'intrico nero dei suoi rami spogli, sia in primavera, durante la bianca fioritura, sia in autunno, con l'allegro accento rosso delle sue bacche.

Come medicina non ha una lunga storia dietro di sè. Solo alla fine del secolo scorso due dottori americani hanno ottenuto ottimi risultati impiegandone i frutti e i fiori in decotto nel trattamento delle angine e delle malattie dell'aorta.

Confermate le sue qualità sedative e antispasmodiche, il biancospino vide estendere il suo campo d'azione ai disturbi dell'apparato circolatorio e agli squilibri neurovegetativi. Soccorre, ad esempio, le donne nell'età critica ed è utile come "tranquillante" naturale.

Un trattamento prolungato si fa con il decotto: 30 grammi di fiori e frutti per ongi litro d'acqua; far bollire per 5 minuti e prenderne 4 tazze al giorno. Per una tisana ipnotica e sedante, da prendere prina di coricarsi, preparare una infuso con 1 cucchiaino di fiori per ogni tazza d'acqua in ebollizione.


lunedì 24 agosto 2015

Bergamotto, olio essenziale

Nome botanico: Citrus bergamia
Famiglia: Rutacee
Provenienza: Asia
Estrazione: dalle bucce del frutto per spremitura
Profumo: fresco, fruttato, docle
Azione energetica: yang
Pianeta governatore: Sole
Proprietà: antisettico, antispasmodico, sedativo, cicatrizzante, deodorante, vermifugo, antidepressivo, digestivo
Principali indicazioni: acne, foruncoli, eczema, punture di insetti, ferite, raffreddore, influenza, stomatite, mal di gola,  cistite, febbre,  ansia, depressione, cattiva digestione
Precauzioni: può essere irritante sulla cute, diluire prima dell'uso; non applicare sulla pelle prima  di esporsi al sole perchè contiene sostanze ad azione fototossica che possono provocare sensibilizzazione e pigmentazione


L'essenza di bergamotto, largamente impiegata nella formulazione dei profumi, possiede notevoli proprietà medicamentose, tra cui spicca la forte azione antisettica e antibatterica, che si esplica in particolare per le infezioni della pelle, delle vie urinarie e delle vie respiratorie. Qualche goccia di essenza aggiunta a una crema, o diluita in acqua per lavaggi, impacchi o irrigazioni aiuta a combattere efficacemente prurito, pelle grassa, foruncoli, infezioni esterne. 

In caso di stomatiti e tonsilliti è consigliabile ricorrere a sciacqui o gargarismi. A livello del tubo digerente favorisce la digestione e previene le fermentazioni intestinali. La medicina popolare lo impiega per abbassare la febbre, per scacciare i vermi e per alleviare i dolori del parto, impiegandolo diluito in olio di mandorle, per massaggiare il ventre o su un pezzuole umide, per rinfrescare la fronte. Svolge un'azione tranquillante negli individui ansiosi e stressati, che beneficeranno delle proprietà rilassanti e rinfrescanti del bergamotto, aggiungendone qualche goccia nell'acqua del bagno o su un guanto di spugna, per frizioni del corpo durante o dopo la doccia.



venerdì 14 agosto 2015

Anice verde, Olio essenziale

Nome botanico: Pimpinella anisum
Famiglia: Ombrellifere
Provenienza: Asia occidentale
Estrazione: dai semi
Profumo: caldo, dolce
Azione energetica: yang
Pianeta governatore: Mercurio
Proprietà: antispasmodico, aperitivo, digestivo, antifermentativo, stimolante e sedativo, galattogeno
Principali indicazioni: cattiva digestione, meteorismo,aerofagia, cefalee digestive, singhiozzo
Precauzioni: l'essenza è tossica ad alte dosi, potendo provocare rallentamento della circolazione e disturbi cerebrali. Va usata con moderazione

L'essenza di anice fa parte delle quattro grandi semenze calde, assieme al cumino, al finocchio e al carvi, che condividono le analoche proprietà digestive, stomachiche e carminative. Stimola l'appetito, facilita la digestione e aiuta in tutti i casi di pesantezza di stomaco, gonfiori e spasmi intestinali dopo i pasti, soprattutto se di origine nervosa, perchè attiva le funzioni del tubo digerentee nello stesso tempo ha un effetto sedativo sui centri nervosi. L'essenza, per la sua forte concentrazione, può risultare tossica, per cui pur avendo molteplici proprietà, può essere agevolmente sostituita con finocchio o cumino, oppure usate preparando, per esempio, un infuso dai semi da bere dopo i pasti. Sotto forma di essenza va sempre diluita in olio vegetale.



sabato 9 maggio 2015

Le virtù emollientiIl del papavero dei campi o rosolaccio

Il papavero dei campi, o rosolaccio (Papaver roheas), è annoverato dai dottori delle erbe tra le piante "bechiche", cioè quelle piante le cui virtù emollienti sono utili nelle malattie delle vie respiratorie, bronchiti e catarri, tossi disperate. Ma non si più dimenticare che il rosolaccio è cugino del papavero dell'oppio e se oppio non contiene, oltre alla soave e pacificante mucillagine, contiene tuttavia sostanze che inducono alla calma e favoriscono il riposo.

Per gli astrologi il rosolaccio cresce sotto l'influenza della luna ed è quindi una pianta notturna. Gli è affidato il compito di calmare gli ammalati e coloro cui il calare delle tenebre reca irrequietudine e paure: il papavero sa come accompagnare il più recalcitrante nel regno del sonno.


In medicina vengono usati i petali e le capsule essiccate. I primi, che devono essere raccolti a sbocciatura completa, vengono posti ad essiccare in un luogo caldo e asciutto e arieggiato. Vanno rivoltati spesso e non devono annerire, ma conservare un bel colore rosso scuro. Le capsule debbono essere raccolte quando sono qusi secche.

Essiccate del tutto, si impiegano in decotto. Mischiato a latte caldo, in dosi da 3 a 4 cucchiai, esso combatte efficacemente l'insonnia dei bambini. E' prudente tuttavia controllare le loro reazioni.
L'infuso di petali di rosolaccio, sedativo, analgesico, antinevralgico, ipnotico ha un bel coloro e caldo e rosato e un gusto gradevolissimo; agisce in un modo così delicato che lo si può somministrare anche ai bambini e agli anziani: 2 pizzicate di fiori secchi o qalche petali del fiore fresco (10 grammi) per litro d'acqua in ebollizione; lasciar riposare 10 minuti.

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