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mercoledì 2 dicembre 2015

Psicopittografia, Bisogna dominare la potenza del pensiero

Un bel giorno può capitare che un uomo o una donna vedano la necessità di pensare con tutte le forze che hanno. Molte persone pensano svogliatamente, meccanicamente, senza alcun obiettivo. Non arrivano a concepire che la mente possiede decine di poteri al suo servizio, quali l'attenzione e l'agilità

Il peggior nemico del pensiero è l'abitudine. Un pensiero abitudinario è un circolo vizioso che conduce al nulla. Esso blocca l'indagine mentale, e impedisce all'uomo di raggiungere i più alti livelli di vita. Il primo passo per rompere questo cerchio è rendersi conto del funzionamento del nostro modo di pensare.

Noi sappiamo che il famoso diamante "Culliman" non è che la metà della pietra originale. Studiando la struttura interna di questo gioiello favoloso, gli studiosi hanno concluso che ne esiste un'altra metà, rimasta sconosciuta. La mente dell'uomo è simile a questa pietra. Noi non abbiamo bisogno dellasua parte meccanica perchè ci dispensi da lpensare coscientemente a gesti abituali, quali camminare o vestirsi. Ma l'altra metà, la parte creatrice, è pre meccanica. Dobbiamo cercare e mettere in moto l'altra metà del nostro diamante mentale. [Immagine mentale 24]

Un modo per mettere in moto la potenza del pensiero consiste nel cominciare a riflettere su un principio fondamentale di verità. Considerate questo principio come una specie di campo, dal quale partire per esplorare la foresta della vita. Scegliete un'immagine mentale che vi attira particolarmente. Consideratela con grande attenzione e interesse. Lasciate che la mente l'esplori durante la giornata. Cercate di trovarvi un significato profondo. Questa specie di facile riflessione permette al principio di svilupparsi, di raccontare tutta la sua storia. E, in cambio, essa innalza il livello della vita.

mercoledì 15 luglio 2015

Gli oli essenziali, la simbologia: relazione tra universo, mondo vegetale e uomo

L'universo è retto secondo gli antichi, da sette funzioni primarie, che si esprimono a tutti i livelli dell'esistenza, dal macrocosmo della natura al microcosmo dell'uomo. Queste forze che muovono l'esistenza sono state rappresentate nella nostra tradizione culturale greco-latina dagli dei dell'Olimpo, che indicano con le loro storie mitologiche le vie attraverso cui queste leggi agiscono nel mondo. 

Analogamente i sette pianeti principali che fanno aprte del nostro universo prendono lo  stesso nome e lo stesso tipo di qualità e di energia degli dei che rappresentano. L'uomo è integralmente inserito nel resto del creato. E' possibile ricercare le corrispondenze tra cose analoghe tra di loro nel microcosmo uomo e nella natura e raggrupparle sotto un medesimo "segno", ragionando per analogie, ricercando cioè le similitudini, l'identità acculta tra piani diversi data dallo stesso tipo di forze che sottendono forme diverse, al di là delle apparenze. Paracelso, geniale figura di medico del 1500, portò avanti questa fondamentale concezione ermetica, secondo cui l'uomo è specchio e immagine fedele dell'universo: "L'uomo è un mondo che contiene il cielo e la terra, l'aria e l'acqua e tutti i vari principi che costituiscono il regno minerale. quello vegetale e quello animale, e il più alto agisce sul più basso".

Nel mondo vegetale la dipendenza dalla funzione planetaria, il tipo di forze che plasmano la pianta e le danno una ben determinata forma, era chiamata dagli alchimisti medioevali Signatura Rerum, la segnatura: gli antichi cercavano dai segni esterni della pianta (il colore, la forma, il portamento, l'odore ecc.) di risalire alla vibrazione plasmatrice, cioè all'energia che si palesava dietro quella forma, e da ciò deducevano l'uso curativo della pianta stessa. Per esempio l'Eufrasia è una graziosa pianticella il cui fiore ricorda la forma di un occhio. Si dice che fu Paracelso stesso a comprendere questo messaggio e difatto, nella tradizione popolare, è una pianta usata per curare i disturbi degli occhi. Attualmente la ricerca erboristico-farmaceutica ha appurato le sue proprietà oftalmiche per la cura  di congiuntiviti, blefariti ecc. Un altro esempio di segnatura, dato non dalla forma, ma dal "comportamento" della pianta, lo troviamo nell'Aristolochia. Gli insetti entrano nella corolla dei fiori erestano imprigionati da una barriera di peli che impedisce loro la risalita. Quando i peli si seccano, l'insetto può uscire. Questa trappola serve al fiore per farsi fecondare. Gli antichi, osservando questo, pensarono di utilizzare l'Aristolochia per accelerare il parto. La ricerca ha aapurato che queta pianta contiene una sostanza in grado di agire sulla muscolatura dell'utero.

Questi esempi, estremamente semplificativi (in realtà la vera segnatura va oltre la forma  e nell'intimo della pianta stessa) mostrano che, oltre alla legge di causa effetto, vi è un altro modo di leggere la realtà e gli avvenimenti, alla luce delle analogie, delle allegorie, delle similitudini, ricercando cioè il filo comune e i nessi che legano cose apparentemente diverse. "Le cose che vediamo non sono i principi attivi ma solo il corpus che li contiene; le forme visibili sono solo espressioni esterne dei principi invisibili. Le forme sono, per così dire, il veicolo dei poteri". Ciò che cura non sono solo i principi attivi ma la "vibrazione energetica"che attraverso la pianta noi assorbiamo, risintonizzandoci sulla sua frequenza, e quindi contattando quel tipo di funzione e di energia di cui la pianta stessa è portatrice. La pianta è un essere che si manifesta in un fluire di stati evolutivi a partire dal seme, di cui la pianta è solo potenzialità, ai processi di crescita e di sviluppo delle foglie, del fiore, fino alla produzionedell'essenza, la sua componente più immateriale e vicina alla luce. Secondo la tradizione ogni pianta possiede la forza di uno o più pianeti. 

E' possibile associare le varie funzioni del corpo alle energie simboleggiate dai sette pianeti. Funzioni e parti del corpo governate da un determinato pianeta potranno essere curate da piante "informate" dallo stesso tipo di energia, che "attraggono" gli elementi corrispondenti nel corpo dell'uomo. Il significato simbolico dei pianeti viene tratto dal mondo dei miti, che hanno un valore universale per l'uomo e rappresentano le leggi profonde che regolano l'esistenza e l'esperienza umana. "Non vi è un solo potere invisibile nel cielo che non trovi il suo principio corrispondente nell'intimo cielo dell'uomo; ciò che è sorpa agisce su ciò che è sotto, e questo reagisce al primo". (Paracelso)
Vedremo domani le simbologie planetarie con riferimento all'uomo e al mondo vegetale.


martedì 23 giugno 2015

I poteri magici della mandragora, parte seconda

Continuiamo con la misteriosa mandragora, e la sua storia nel corso dei secoli . Dioscoride nel I secolo d.C. testimonia l’impiego della radice di mandragora, stemperata nel vino, come antidolorifico nei pazienti sottoposti a incisioni e cauterizzazioni.


Il suo uso come analgesico era noto anche a Roma, infatti lo stesso preparato (importato dall’Egitto) era anche in uso (come anche la coda essiccata di vipera) contro il mal di denti. Addirittura negli erbari medioevali attribuivano si attribuivano poteri prodigiosi a tutte le parti di questa pianta, alcuni di essi corrispondenti a verità, quali ad esempio la proprietà di indurre anestesia. Arnaldo da Villanova verso la fine del XIII secolo, che fu tra i rappresentanti più eminenti della famosa Scuola Medica di Montpellier, riporta una “ricetta anestetica” consistente nell’applicare sul naso e sulla fronte del paziente un panno imbibito di un miscuglio acquoso di oppio, mandragora e giusquìamo in parti eguali, che consentiva di far “cadere il paziente in un sonno così profondo da poterlo operare senza che sentisse dolore e potergli quindi fare qualsiasi cosa”.

Tuttavia, come spesso accade, nel periodo del Rinascimento molte delle tante virtù medicinali proprie della mandragora furono contestate, benchè le farmacie fossero stracolme dei preparati più diversi a base della pianta. In realtà la gente continuava a credere che bastasse possedere un po’ di mandragora, anche senza utilizzarla, per assicurarsi la felicità, la salute e la ricchezza, la richiesta era molto alta. Persino là, dove non sussistevano le condizioni climatiche per la crescita della mandragora, esistevano abilissimi sofisticatori che provvedevano a soddisfare le crescenti e lucrose richieste trasformando in “autentiche”, piante che le assomigliavano solo vagamente.

La moderna Scienza ha riconosciuto alla mandragora i reali effetti sul corpo umano nel suo contenuto in principi chimici attivi come la scopolamina, l’atropina e la josciamina, le cui proprietà vengono oggi utilizzate dalla farmacologia ufficiale in dosi ben determinate. Nonostante tutto, nella medicina popolare la mandragora ha continuato ad avere avuto gli impieghi più diversi e fantasiosi: contro l’epilessia e la depressione, contro l’insonnia (commista a rosso d’uovo e latte di donna), contro l’incontinenza urinaria, nonché (in piccole dosi) come anestetico e antiveleno.

In forza delle sue virtù magiche, essa ha infuocato la fantasia di artisti e scrittori: come nella famosa commedia "La mandragola" (secondo l’antica dizione) di Niccolò Machiavelli, in cui la pianta è collegata alle credenze delle sue virtù erotizzanti e fecondanti, le novelle del Boccaccio, del Sacchetti, le numerose citazioni di Shakespeare. Tuttavia, nonostante le attuali convalidate conoscenze scientifiche circa la reale natura chimica e gli effetti farmacologici dei suoi princìpi attivi, nella fantasia popolare la mandragora ha mantenuto pressoché immutato l’antico fascino.

All’Orto Botanico di Berlino si è addirittura rinunciato a coltivarla: le Autorità comunali preferiscono mantenere vuoto lo spazio riservato alla sua coltivazione piuttosto che vederlo continuamente espoliato dai continui furti. E, assicurano gli esperti, nel convulso mondo odierno di super-computer e di missili interplanetari, esiste tuttora un fiorentissimo commercio di “preparati” di mandragora, contenenti frammenti delle sue radici (ma talora sono di rapa), variamente commisti a grani di papavero o di giusquìamo, a polvere di mirra o di ferro calamitato, e (nelle confezioni più ambìte e costose) a sangue di pipistrello. L’importante è crederci...


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