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sabato 19 dicembre 2015

Ciondolando, Dormivegliando, Ronfando

Oggi ciondolo in ogni dove, avrei dovuto rendermene conto stamani, quando, aperti  gli occhi, ho avvertito una a me nota pesantezza palpebrale. Ho guardato per un po' il soffitto, poi ho rivolto lo sguardo verso la porta finestra per capire se, dalle tapparelle, filtrava il sole o meno: meno sole più nuvole. 

Nel tentativo di girarmi su un fianco, anzi, forse meglio dire rotolarmi, mi sono resa conto che la gambina anche stamani aveva deciso di non collaborare, il che mi ha fatto desiderare di rimanere distesa, ma la mia prepotente coscienza ha detto no, quindi mi sono trascinata fuori dal letto con gli occhi pesti. Mi sono seduta sul letto e, alla mia memoria ancora confusa si è presentato il ricordo di un sogno notturno, nel quale annaspavo nel buio di una stanza in attesa di qualcosa di pericoloso e che mi ha fatto svegliare nel cuore della notte, arrotolata come un involtino nelle coperte, senza avere la benchè minima idea di dove mi trovavo. 

Aggobbita sono strisciata in bagno, e lo specchio non ha fatto altro che confermare l'idea che rimanere a letto sarebbe stato meglio: avevo il sembiante di chi aveva fatto lotta greco romana con un trattore. Eppur dovevo andare, quindi, con la metodicità di un militare, ho eseguito meccanicamente tutti i gesti mattutini e poi sono andata in cucina pattinando sul pavimento. L'unica azione che ho fatto con entusiasmo è stata avventarmi sulla mia broscina Londi, compagna inseparabile della mia colazione e grazie alla quale si è accesa una certa luce nei miei occhi piombati. Con l'energia di un bradipo stanco sono andata a fare la consueta camminata per incitare la gambina a collaborare spontaneamente con il resto del corpo, ma anche il corpo calloso del mio cervello era disconnesso, e salvaguardare la vita dei neuroni non è stato facile.

Unico desiderio: piombare del tutto gli occhi e sprofondare nel sonno. Come ciliegina sulla torta, durante la mia passeggiata gambino-stimolante, ho incontrato una signora che conosce mamma, la quale si è complimentata nel trovarmi in perfetta forma.... Contenta lei, contenti tutti. Rientrando a casa, mi sono ripromessa di impegnarmi a scrivere i miei post, ma ho sbagliato la previsione, perchè sono stata risucchiata da uno strano torpore, di quelli che ti tengono in una specie di dormiveglia, come quelli dei cartoni animati, nei quali i personaggi hanno la classica bolla al naso, il cui volume aumenta e diminuisce con la normale respirazione. Perciò, mi sono ritrovata alla fine della giornata con un nulla di fatto, due miseri post, questa maledetta bolla al naso che non se ne va e la consapevolezza che fra poco la mia testa cadrà all'indietro e io ronferò a bocca aperta davanti allo schermo del pc.


sabato 8 marzo 2014

IL SOGNO COSCIENTE

Mi distesi nel silenzio della mia camera, alla ricerca di quel magico momento di relax con la luce del primo pomeriggio. Rilassai i muscoli sempre troppo tesi del mio corpo e quasi senza coscienza mi appisolai. Riemersi dal buio del sonno affaticata, stanca, lenta. Come al solito ero circondata dalle mie appendici: il pc, i libri accanto a me, il cellualre. Tutto però mi appariva sfocato, non riuscivo a mettere a fuoco nulla, che fastidiosa sensazione. Il computer era in stand by, lo schermo nero, così afferrai il mouse per vedere se era arrivata qualche notifica, e fra le immagini sfocate notai solo che non c'erano molte mail da leggere, solo la lunga fila dei miei post precedentemente programmati. Sospirai lievemente tentando ancora di mettere a fuoco i titoli per controllare l'ortografia. Avvertii la vibrazione del telefono che mi annunciava almeno un paio di messaggi, forse di Donatella che voleva chiedermi al solito se la raggiungevo per la serata. Il cellulare era, come sempre, appoggiato su un libro, e quasi annoiata lo presi per controllare: sì era lei, ma dato che non avevo gran voglia di leggere lo rimisi a posto, promettendomi di risponderle più tardi. Ero alquanto confusa, avvertivo la sensazione della forte pesantezza delle palpebre: al solito non avrei dovuto appisolarmi, dopo rimango sempre stordita. E poi dovevo darmi una mossa, avevo del lavoro da fare e continuavo ad indugiare con il sonno, gli occhi stanchi, la vista ancora sfocata, un po' come quella del mattino, quando è la lieve luce del giorno che ci tocca gli occhi e ci sveglia, e sembra di riemergere dal centro della terra. Ma non avevo la forza di scuotermi da quel torpore pomeridiano....Altri messaggi sul cellulare. Che stizza! Mi arresi, dicendomi che altri dieci minuti di sonno non sarebbero alla fine stati deleterei, a parte poi quel cerchio alla testa che non se ne sarebbe andato se non quando avessi dato la buonanotte al mondo. Inutile combattere, richiusi gli occhi e mi lasciai andare, ma il senso del dovere sembrava proprio non darmi pace, e contemporaneamente tutto intorno a me continuava ad apparirmi sfocato, e i miei movimenti per raggiungere il mouse, i libri e il cellulare, quelli di un bradipo affetto da cachessia. Che tortura. Poi, la voce della televisione accesa dai miei mi scosse da quel torpore e tutta la stanza riacquistò i contorni netti e definiti. Mi resi conto solo in quel momento che non mi ero affatto svegliata, ma che quel torpore e le immagini sfocate della mia stanza e delle mie cose erano solo state un sogno. Guardai il pc, e vidi le notifiche che avevo controlalto nel sogno, presi il cellulare e vidi i messaggi di Dona.....anzi, il cellulare non era più sul libro, ma proprio accanto a me. Cosa avevo fatto? Tutte quelle immagini sfocate, la lentezza dei miei movimenti......
Sorrisi, un po' stupita di me stessa: il sogno cosciente, dove tutto è realmente reale, tranne il tuo corpo che dorme.

giovedì 13 febbraio 2014

AD OCCHI CHIUSI













Filamenti di luce,
dietro il velo delle palpebre,
come liane semoventi,
stami,
danzanti nell'oscurità.
Giungla  d'alberi di luce,
intermittenti fari del mio
incerto incedere.
Guardo e non vedo,
ascolto e non sento,
silenzio della coscienza interrotta.

lunedì 25 novembre 2013

SOSTANZA DEI MIEI RISVEGLI

 











Note liquide di piacere,
i suoni della tua voce,
che musici incantano
gli ultimi attimi del mio sonno mattutino.
Lievi si insinuano,
come vento profumato
e tepido,
dentro il mio giacer bambino, che
solo questo attende.
Discendono sulle vibranti  palpebre,  che pur vedono
il sembiante tuo parlare al gentil cor
che ti donai e che s'apprende a te.
Delizia dei sensi miei,
incendescente brivido,
nel mio corpo scorre
ai suoni tuoi.
E  mi abbandono
incantesimo incantatore, 
creatura ultraterrena, a te,
sostanza dei miei risvegli.


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