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giovedì 16 giugno 2016

Presenterò, prete, propiare, pulcesecca

Presenterò, prete, propiare, pulcesecca, purammò, modi di dire talvolta un poco ellittici ma che vanno a segno


PRESENTERO': modo ellitico usato esclusivamente per assicurare chi prega di portare i saluti a qualcuno che l'incarico sarà assolto. Come per dire: presenterò i saluti

PRETE: scaldaletto a forma allungata fatto con stecche di legno. Il "trabiccolo o monachina" è invece a forma tondeggiante, come una cupola, ed è più adatto al letto dei bambini perchè scalda una superficie limitata. Sembra che il nome di PRETE derivi dal fatto che questo scaldaletto, quando è in "riposo" ritto al muro, ricorda per la forma una specie di piviale. Ma occorre una certa fantasia.


PROPIARE: a firenze significa asserire, assicurare, magari con ostinazione

PULCESECCA o PURCESECCA: i fiorentini chiamano così sia il pizzicotto, sia il livido lasciato sulla pelle dal pizzicotto.

PURAMMO': buono, educato. Lo usano in Versilia. "E' purammò quel cicchino", è perbene quel bambino



mercoledì 15 giugno 2016

Potta, pratica, prenderla a veglia

Potta, pratica, prenderla a veglia, prendere i' traicche, prendere la lepre con carro, memorizzate questi modi di dire, perché in alcune parti della Toscana potreste sentirli spesso


POTTA: vanesio, esibizionista. Contrazione di potestà, un personaggio  che quando era in veste ufficiale usciva dal suo palazzo in gran pompa, seguito da un codazzo di cortigiani: da qui "fare il potta", cioè pavoneggiarsi, far mostra di sè. I derivati sono: "pottata", che in Versilia significa anche sciocchezza, sbaglio; "pottaione e pottone". Meriterebbe uno studio particolare il meccanismo linguistico che ha permesso al potestà, ovvero al "potta", di prendere anche il significato di vulva. La "potta", in gergo, significa appunto questo.


PRATICA: relazione d'amore illegittima

PRENDERLA A VEGLIA: prenderla come abitudine, in senso ironico. "Che l'ha preso a veglia di venire a chieder quattrini a me?"

PRENDERE I' TRAICCHE: andarsene. L'espressione è originaria di Arezzo, poi si è diffusa in altre parti della Toscana

PRENDERE LA LEPRE COL CARRO: quando si vuol raggiungere uno scopo con prudenza, senza affrettarsi, con circospezione


lunedì 13 giugno 2016

Per la quale, per non sape ne legge ne scrive

Per la quale, per non sape' né legge né scrive, perugino, per via, peso ritto, pettata, piaccicone esilaranti modi di dire per tutti i gusti.


PER LA QUALE: perfetto, a posto. "Non mi sento per la quale", cioè non mi sento perfettamente bene in salute. "Codesto vestito 'un ti sta tanto per la quale"

PER NON SAPE' NE' LEGGE NE' SCRIVE: lo stesso chce: modestamente. Ma non è evidentemente che chi usa questa espressione quasi scherzosa sia davvero analfabeta


PERUGINO: il pozzo nero; il bottino. Così lo chiamano in Versilia perchè sembra che gli specialisti della vuotatura venissero un tempo da Perugia

PER VIA: a causa. "Un potiedi venire". "Per via?" "Per via della mi sciatica"

PESO RITTO: "ha fatto peso ritto", cioè è stato irremovibile nellasua decisione

PETTATA: salita ripida e anche viaggio lungo. "Tu m'hai fatto fare questa pettata pe' nulla"

PIACCICONE: è una persona inconcludente, lenta


sabato 11 giugno 2016

Piantare un melo, pici, piecciocci, piedi a parabarberi

Piantare un melo, pici, piecciocci, piedi a parabarberi, pigliare i cocci e incocciassi altri modi, qualcuno un po'fetente, di descrivere anche qualche difetto fisico


PIANTARE UN MELO: cadere all'indietro battendo il sedere (le mele cioè). Si dice soprattutto ai bambini per distrarli dal dolore della caduta e farli sorridere. E siccome l'espediente, in genere, fallisce fra i pianti e strilli, si insiste aggiungendo scorno pur con le migliori intenzioni: "Vien qui che ti rizzo"

PICI: la politica non c'entra: i "Pici" sono certi spaghettini aritgianali, tirati e filati a mano, specialità della gastronomia casalinga del Senese e di Chiusi. Parenti stretti, di nome e di fatto, dei "pinci" che si mangiano, però a Montalcino


PIECCIOCCI: è chi cammina piano piano, magari strascicando i piedi; e anche una persona indecisa, che non leva un ragno da un buco

PIEDI A PARABARBERI: piedi con le punte divaricate. Lo dicono nel Senese dove "barberi", oltre che i cavalli che corrono il Palio, sono le palline di terracotta con le quali giocano i ragazzi

PIGLIARE I COCCI E INCOCCIASSI: arrabbiarsi, impermalirsi, diversamente dal significato di intestardirsi che i dizionari italiani di lingua danno "incocciarsi". C'è chi vi trova un riferimento all'opera vana e rumorosa di raccogliere frammenti di stoviglie o vetri ("Chi rompe paga e i cocci sono suoi")


venerdì 10 giugno 2016

Perdere il ranno e il sapone, perdono

Perdere il ranno e il sapone, perdono, per filo e per segno, ancora detti toscani dai profondi significati e dalle origini davvero originali


PERDERE IL RANNO E IL SAPONE: sprecare tempo e fatica senza profitto. Il Ranno, come si sa, era l'acqua a bollore che, quando il bucato si faceva nelle conche,, veniva versata su uno strato di cenere dalla quale assorbiva le sostanze detergenti; quindi, colano attraverso la biancheria, la ripuliva dallo sporco più grosso. Questa biancheria veniva poi ripassata con sapone. Le donne di casa, nelle campagne, dicevano, appunto, "fare il ranno" come sinonimo di fare il bucato. "A lavare i' capo a' ciuchi si perde il ranno e il sapone", come a dire che con le persone cocciute è tutto tempo perso.


PERDONO: specialmente nei paesi del Valdarno è così chiamata la festa sacra popolare, con funzioni religiose, sì, ma anche con giostre, divertimenti e ballo serale. Un tempo i "perdòni" erano occasione per riconciliare i partiti avversi e sopire odi, una specie di "tregua di Dio"

PER FILO E PER SEGNO: con esattezza. Deriva dal gergo dei boscaioli e dei falegnami che per segare diritto segnano il legno battendovi un filo tenuto in tirare e impregnato di polvere rossa o nera. Proprio da questa operazione con la polvere rossa di sinòpia è derivato l'analogo ma più antico "non uscir dal filo della sinòpia", per significare una cosa che viene ripetuta senza allontanarsi minimamente dalla verità o che è conosciuta con esattezza.

giovedì 9 giugno 2016

Pinza o pinzo, piove sul bagnato

Pinza o pinzo, piove sul bagnato, pisciare a gocciole, piscio e vengo e altre chicche toscane che renderanno la vostra conversazione piena di peperoncino


PINZA o PINZO: chi sta diventando vecchio senza essersi sposato

PIOVE SUL BAGNATO: quando guai si aggiungono ad altri guai per chi ne ha abbastanza

PISCIARE A GOCCIOLE: dar qualcosa un po' per volta e chiaramente a malincuore

PISCIO E VENGO: arrivo subito, il tempo di finire in un attimo ciò che sto facendo, anche se non è necessariamente una funzione idraulica


PIU' ADDIETRO DELLE MARTINICCHE: si dice a chi è in ritardo e a chi non è aggiornato

PIU' PANICO O MENO UCCELLI: vuole significare l'unica via d'uscita da una situazione critica. C'è anche un'altra versione, riportata dal Giusti: "Più panico e meno uccelli", detto quando si spera di avere il bene senza impedimento o difficoltà

POCCE DI GHISA: a Siena chiamano così le ragazze dal petto giovanile e provocante

mercoledì 8 giugno 2016

Pigliare il filone, pigliare il fottuto, pigliare l'aire, pigliare per i' baero

Pigliare il filone, pigliare il fottuto, pigliare l'aire, pigliare per i'baero insomma c'è sempre da imparare, e da riciclare


PIGLIARE IL FILONE: prendere un'abitudine, di solito non lodevole. "Gli ha preso i' filone di giocare alle corse de' cavalli"

PIGLIARE IL FOTTUTO: indica sempre una partenza indispettita. "Io piglio i' mi' fottuto e vò via". L'etimologia è dal vecchio gergo delle meretrici, per le quali "pigliare il fottuto" era come dire prendere il denaro guadagnato, a loro modo


PIGLIARE L'AIRE: cominciare ad andare, a parlare o a fare qualcosa rapidamente. "Quando la Prmira la piglia l'aire a chiacchierare la 'un si ferma più"

PIGLIARE PER I' BAERO: prendere in giro, canzonare. Forma corretta di "pigliare peri'culo"

PIGLIARE UNA BOCCATA D'ARIA: è un vecchio modo di dire: uscire di casa senza uno scopo preciso, o anche starsene alla finestra o sulla terrazza

PIGLIARE UN GRANCHIO A SECCO: commettere un errore, cadere in un tranello. I granchi stanno in genere nell'acqua, come si sa, ed è abbastanza facile catturarli afferrandoli dalla parte di dietro; ma quando per siccità o altro sono costretti a ripararsi i nqualche buca asciutta bisogna stanarli senza vederli e allora è facile essere agganciati dalle loro chele.

martedì 7 giugno 2016

Pochi maledetti e subito, polverone

Pochi maledetti e subito, polverone, Pompeo, poccianculo direi che non necessita di grande introduzione leggete che è meglio


POCHI, MALEDETTI E SUBITO: si dice quando si tratta di soldi e si preferisce concludere un affare o una discussione al più presto, a costo di fare qualche concessione. E' una specie di versione sbrigativa del "meglio un ovo oggi che una gallina domani"

POLVERONE: sinonimo fiorentino-senese di rappresaglia e anche di cazzottatura. "Va a finire che fo' un polverone"


POMPEO: è un altro dei personaggi popolarissimi ma misteriosi che s'incontrano nei modi di dire. Forse è esistito davvero, ma i suoi biografi sono stati tanto sbrigstivi da condensarne il dramma in una sola frase e per giunta quasi enigmatica, anche se certamente sarcastica: "Sta meglio di Sor Pompeo" si usa, infatti, quando qualcuno ha dei guai e delle seccature che si aggiungono ad altri guai e ad altre seccature. Sembra che questo proverbiale Sor Pompeo sia passato alla storia dei modi di dire nel momento stesso in cui, mentre stava perdendo una fonte somma al gioco, nella stanza accanto se la spassava con un amico

POCCIANCULO: gradevolissimo vin dolce che fanno nella Val d'Orcia. Il vino in genere si chiama, in molte parti della Toscana, "Poccia dei vecchi", cioè poppa, ovvero latte dei vecchi

venerdì 3 giugno 2016

Parlà fori dei manii, parla quando piscian le galline, passan bassi, passare per il corso Tintori

Parlà fori dei manii, parla quando piscian le galline, passan bassi, passare per il corso Tintori, passetto dell'amore, patetico interessanti modi di dire per sottolineare alcuni comportamenti

PARLA' FORI DEI MANII: letteralmente "parlare fuori dai manichi", ossia parlare a vanvera, fare discorsi sconclusionati

PARLA QUANDO PISCIAN LE GALLINE: imperativo per dire stai zitto; adatto specialmente per chi parla a vanvera

PASSAN BASSI: si dice quando fa molto freddo. Sarebbe logico pensare al gergo dei cacciatori, e invece sembra che derivi dall'immagine della gente che per il freddo cammina col capo affondato fra le spalle, quasi rattrappita


PASSARE PER IL CORSO TINTORI: tingersi i capelli. Con ironica metafora si dice così di quelli che tentano di mascherare i capelli bianchi con qualche maldestra tintura. Il Corso de' Tintori è una strada di Firenze, ma qui è nominata soltanto per l'analogia con tingere e tintura

PASSETTO DELL'AMORE: in Versilia si chiama così il passo lento come quello degli innamorati che vanno a braccetto

PATETICO: a Firenze significa uggioso e svenevole. La pronuncia è affettata, come se dopo le due "T" ci fosseto altrettante "H"; quasi per comunicare l'effetto di svenevolezza

mercoledì 1 giugno 2016

Panzanella

Panzanella, uno dei più famosi piatti poveri della cucina toscana, quasi dimenticato ed ora riscoperto da chef pluristellati


PANZANELLA:è una specie di minestra a freddo, una minestra insalata molto estiva, fatta con pane di campagna raffermo e rinvenuto nell'acqua, quindi condito con sale, pepe, olio, aceto, con aggiunta di cipolla a fettine, basilico, pomodoro a tocchetti quasi maturo, cetriolo a chi piace. Questi, naturalmente gli ingredienti base: c'è chi mette anche foglie d'erba porcellana, sedano e magari qualche altra cosa.


Una volta la panzanella era la cena estiva frugalissima dei contadini; veniva mangiata nel campo, all'imbrunire, prima del ritorno a casa per le ultime faccende della stalla. Poi è stata scoperta, quasi reinventata, dai cosiddetti gastronomi ed è diventata un piatto falso-rustico da mangiarsi con forchette d'argento, magari in abito da sera. E pensare che era già una ghiottoneria ai tempi del Bronzino il quale, nella sua ode alla cipolla, cantò i pregi straordinari della panzanella dicendo che "vince ogn'altro piacer di questa vita".

In Versilia, come in qualche zona del Pisano, col nome di panzanella s'intende la pasta lievitata da pane, salata, tagliata a strisce e fritta in olio d'oliva: questo, almeno, nella gastronomia locale classica. L'equivalente della panzanella fiorentino- senese di cui abbiamo ricordato gli ingredienti, nella campagna di Bagni di Casciana si chiama "Pan de' luci", cioè pane da tacchini, e senza ironie.

martedì 31 maggio 2016

Pane di Prato, vino di pomino, potta di Siena e cinci fiorentino

Pane di Prato, vino di pomino, potta di Siena e cinci fiorentino, pane e cacio pannicelli caldi e non credo ci sia bisogno di presentazione


PANE DI PRATO, VINO DI POMINO, POTTA DI SIENA E CINCI FIORENTINO: può essere definito "il meglio della Toscana" in una efficacissima sintesi dialettale: gastronomia e sesso


PANE E CACIO: si dice di due persone affiatatissime, che vanno perfettamente d'accordo, come, appunto, il pane e il formaggio, cibo genuino per eccellenza, alimento base della gente semplice, quasi un "menu turistico" del più luculliano "cacio con le pere" al quale, come si sa, non dovrebbe neppure essere ammesso il contadino ("ma il contadino, che non è minchione, lo conosceva prima del padrone"). Molti sono i modi proverbiali toscani che riguardano il pane e i lcacio. Uno dei più icastici è: " Cacio serrato e pan bucherellato".

PANNICELLI CALDI: cure o rimedi di poco conto, come gli impacchi che clamano lìper lì il dolore ma hanno valore curativo minimo. Per estensione: pretesti pietosi; consolazioni inutili; palliativi

lunedì 30 maggio 2016

Non legargli nemmeno le scarpe, non raccapezzare il sacco con le corde

Non legargli nemmeno le scarpe, non raccapezzare il sacco con le corde, non riparare, non sentire più né puzzo né bruciaticcio, non si confonda detti toscani che in verità sono conosciuti ovunque con qualche leggera modifica

NON LEGARGLI NEMMENO LE SCARPE: si usa sempre così, in senso negativo, per dare l'idea di una grande inferiorità, perché il solo fatto di legare le scarpe a qualcuno è già un servilismo. Il modo di dire è riferito indifferentemente a persone e a cose. "Come còca, alla mi moglie la trattoria di' Gambero Rosso la u'un gli legherebbe nemmeno le scarpe". La derivazione è dai vangeli: il Battista dice Gesù "cuius non sum dignus calzamenta portare" (Matt. III; 11)

NON RACCAPEZZARE IL SACCO CON LE CORDE: non riuscire a capirci nulla; trovarsi in un imbroglio


NON RIPARARE: "Non riparo a darti da mangiare", cioè non faccio in tempo a darti da mangiare e tu l'hai già finito.

NON SENTIRNE PIU' NE' PUZZO NE' BRUCIATICCIO: non avere più notizie di una persona o di una cosa

NON SI CONFONDA: non si dia pensiero! Non si stia a disturbare! Al participio passato si usa "confonduto", per confuso



domenica 29 maggio 2016

Otta nè sarea, padelle, padron del baccellaio, palle, palle e santi | Parole e verbi in disuso

Otta ne' sarea, padelle, padron del baccellaio, palle, palle e santi, sono detti che pur ambigui hanno poi tutto un altro significato.


OTTA NE' SAREA: questa antichissima espressione per dire "sarebbe l'ora", è estremamente in uso in certe campagne del Senese

PADELLE: in versiliese sono le macchie d'unto, le frittelle, soprattutto sugli abiti

PADRON DEL BACCELLAIO: letteralmente sarebbe il padrone del campo di baccelli; nel vernacolo fiorenitno e in quello senese è il padrone in genere, quello che comanda, il capo di asa. Scherzosamente, comunque

PALLE: nonostante il significato di testicoli, è un nomignolo generico e affettuoso col quale viene chiamata una persona amica o di confidenza, ma sempre maschio. "Palle belle palle" è il grido di richiamo dei venditori di cavolfiore. I più spinti urlano anche: "a chi taglio le palle?", ma in relatà tagliano via il torsolo

PALLE E SANTI: è l'equivalente toscano di "testa o croce": le vecchie monete avevano su una faccia il San Giovanni che è ptrono di Firenze, e sull'altra le sei palle dello stemma mediceo

sabato 28 maggio 2016

O pesce più corto o pastrano più lungo

O pesce più corto o pastrano più lungo, ora la puzza, orinali zaffiri e ova sode, orticello, ostrini tutti modi davvero strani, da imprimere bene in mente, casomai vi giungessero all'orecchio


O PESCE PIU' CORTO O PASTRANO PIU' LUNGO: è un modo di dire ormai fossile, per la verità, ma storico. Del resto, si adatta ancora perfettamente a chi cerca invano di nascondere la proprie malefatte. La citazione è d'obbligo, se non altro, perché reca la firma del Granduca Leopoldo il quale, vedendo uscire ratto ratto da una dispensa del suo palazzo uno degli sguatteri di cucina avvolto in un tabarro sotto il quale tentava di nascondere un grosso pesce di cui spuntava la coda fuori dall'orlo, gli gridò appunto: " O pesce più corto o pastrano più lungo".


ORA LA PUZZA: esclamazione d'impazienza per qualcosa che si trascina troppo a lungo: è tempo di farla finita

ORINALI, ZAFFIRI E OVA SODE: modo di dire per definire un'accoglienza di cose disparate, una gran confusione. E infatti non saebbe possibile immaginare nulla di meno omogeneo

ORTICELLO: nel linguaggio familiare delle donne senesi è il residuo di spazzatura che a volte rimane negli angoli meno accessibili

OSTRIINI: definizione non si sa se più schifosa o più marinaresca, infatti è livornese, da ostrica, degli sputi catarrosi, chiamati altrove "burrini"


venerdì 27 maggio 2016

Occolare, o dente o ganascia, olio della Maddalena

Occolare, o che si cogliona, o dente o ganascia, o esse o enne, e altri detti particolari adatti ad impepare le nostre piacevoli conversazioni


OCCOLARE: curiosare.

O CHE SI COGLIONA?: ma che si scherza davvero? Domanda retorica, di solito pronunciata con tono risentito

O DENTE O GANASCIA: lo stesso che "o la va o la spacca", ma assai più impressionante, specialmente se uno è in cura dal dentista


O ESSE O ENNE: o si o no, espressione d'impazienza per chi non sa decidersi

O L'HA ALL'USCIO O L'HA ALLA FINESTRA: si dice di qualcuno particolarmente colpito dalla sfortuna: se non è ammalato è segno che sta per colpirlo qualche altro malanno

OLIO DELLA MADDALENA: sinonimo di toccasana, di rimedio infallibile.

OMINO SORDO: un omino sordo, a Firenze, è chi, senza parere, possiede un certo patrimonio

OPERA E BALLO: pranzo composto di minestra e lesso, oppure di due pietanze derivate l'una dall'altra, quasi un piatto unico. E' anche un modo allegorico per indicare una cosa svrigativa e alla buona



giovedì 26 maggio 2016

Non stare alle mosse, non stare nei panni

Non stare alle mosse, non stare nei panni, nudo e crudo, nulla fa bene agli occhi, nun c'è sassetti, occhio pio. Anche oggi altri interessanti detti toscani, alcuni molto diffusi, altri forse meno usati, ma altrettanto interessanti


NON STARE ALLE MOSSE: essere impaziente, come i cavalli pronti a slanciarsi per prendere la corsa

NON STARE NEI PANNI: essere impaziente; in modo particolare per la contentezza, ma anche per la curiosità

NUDO E CRUDO: con francehzza; senza preamboli e senza reticenze. "La verità nuda e cruda"


NULLA FA BENE AGLI OCCHI: E' atavica convinzione popolare che gli occhi meno si toccano e meglio è. Qui, però, il detto sembra derivare dalla corruzione di nihil album, un preparato di zinco, leggero e bianco, che gli antichi usavano curare le affezioni oculari

NUN C'E' SASSETTI: espressione livornese per dire: le  cose stanno proprio così; non c'è nulla da fare

OCCHIO PIO: occhiolino ammiccamento. Fa l'occhio pio chi guarda maliziosamente una donna: quindi, tutt'altro che pio


martedì 24 maggio 2016

Non c'è pericolo, non c'è sugo, non ci ho mai fatto un pasto buono

Non c'è pericolo, non c'è sugo, non ci ho mai fatto un pasto buono...anche oggi altri proverbiali detti toscani da tenere a mente per pepare qualche conversazione.


NON C'E' PERICOLO: impossibile, nient'affatto

NON C'E' SUGO: non ne vale la pena. Sugo, in certe zone della Toscana significa letame, concime

NON CI HO MAI FATTO UN PASTO BUONO: si dice di una persona con la quale non si può nè combinare un affare nè andare d'accordo. Non si trova mai in senso positivo


NON CI PIOVE SOPRA: si dice di una cosa sicura, garantita. "Lo stipendio fisso sarà poco. Ma intanto non ci piove sopra"

NON CI SI VEDE NEMMENO A BESTEMMIARE: a Firenze le bestemmie si chiamano "moccoli" così come le candele ("se tu 'unn'hai altri moccoli tu poi andare a letto a' i' buio" si dice a chi non ha argomenti validi per sostenere una discussione). E' evidente l'accostamento: è tanto scuro che non ci si vede neppure accendendo o "tirando" moccoli.

NON DARE NE' IN TINCHE NE' IN CECI: non azzeccarne una. I ceci sono il miglior contorno per le tinche in umido. Sarebbe come dire: non riuscire a infilzare con la forchetta nè la pietanza nè il contorno

NON E' DI FUORI: non è improbabile

lunedì 23 maggio 2016

N'ha fatte quante Cacco, ni fuma, nocchini

N'ha fatte quante Cacco, ni fuma, nocchini, non avere i' su santo con uno, non casca nel quarto altri divertenti modi di dire toscani davvero originali.


N'HA FATTE QUANTE CACCO: Cacco è la versione fiorentina del mitico Caco, il ladro ucciso da Ercole. E' probabile che questo modo di dire sia nato da quando venne scoperto, davanti a Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria, il mediocre gruppo marmoreo in cui Baccio Bandinelli raffigurò (nel 1534) Ercole e Caco e che suscitò discussioni e sarcasmi a non finire

NI FUMA: non tollera mosche al naso. Lo dicono in Versilia e nel Pisano di chi è "fumino", cioè si arrabbia con facilità, è permaloso


NOCCHìNI: sono colpi secchi picchiati con le nocche sulla testa altrui, L?escalation dello sculaccione

NON AVERE I' SU SANTO CON UNO: non andarci d'accordo, non averci simpatia

NON CASCA NEL QUARTO: quando una cosa non è urgente e può essere rimandata senza danno. E' un modo di dire originato dalla multa di un quarto in più della tassa daziaria che non veniva pagata il giorno stabilito


domenica 22 maggio 2016

Necci, nel chiocco, nel pallone, nerchia

Necci, nel chiocco, nel pallone, nerchia, da una specialità famosa in lucchesia fino alla volgare parolaccia...la Toscana è anche questo.


NECCI: una delle specialità più popolari della Lucchesia, ma anche nel Pistoiese, dei luoghi, cioè, in prossimità dei boschi di castagni. I "necci" si fanno, appunto, con la farina dolce di castagne stemperata nell'acqua fino a ridurla una pastella che viene cotta fra due testi di terraglia ben caldi, meglio dopo averla messa a sandwich tra foglie di castagno fatte rinvenire in acqua bollente. Se la base è quella del castagnaccio, diffuso in altre parti della Toscana, i "necci" sono in realtà tutt'altra cosa; più essenziali, più poveri, se si vuole, senza olio, nè pinoli, nè uvette: unica concessione, specialmente a Pistoia, la ricotta che viene rinvoltata o spalmata fra due "necci". E' una merenda invernale ghiottissima, di sapore e di aspetto pastorale, mangiata in piedi appena sfornata dal "necciaio" che sosta ancora in qualche strada periferica al riparo dal vento di tramontana, col fornello a gas liquido invece che a brace, unico strappo alla tradizione.


NEL CHIOCCO: in tasca. "Andargli nel chiocco" è un modo di dire livornese, non elegante ma sempre meno triviale di altri, per aggiungere un certo scherno alla sconfitta altrui

NEL PALLONE: uno è "nel pallone" quando ha preso la testa per la rabbia, è imbelvito

NERCHIA: sesso maschile, con ridondanza



sabato 21 maggio 2016

Nato cor culo di vratto chiappe, nato di 'ane, nato e sputato, 'nduvelle, neanche per la contraccassa

Nato cor culo di vratto chiappe, nato di 'ane, nato e sputato, 'nduvelle, neanche per la contraccassa, modi di dire da tenere bene a mente, giusto per riciclarli in ilari conversazioni


NATO COR CULO DI 'VRATTO 'IAPPE: si dice a Pisa di una persona particolarmente fortunata, anche se, volendo fare i pignoli, non si vede il vantaggio di possedere due chiappe in più del normale

NATO DI 'ANE: esclamazione comunissima a Pisa, ma non necessariamente offensiva o detta in senso dispregiativo; anzi, a volte è un modo di dire che ostenta una certa cordialità. A Livorno si sente più spesso "nato d'un cane"


NATO E SPUTATO: somigliantissimo. "I' su babbo nato e sputato" si dice, per esempio, di un bambino

'NDUVELLE: "'ndo vai?"- "'nduvelle", in nessun posto. Lo dicono in Val di Chiana

NEANCHE PER LA CONTRACCASSA: modo rafforzativo per escludere con particolare violenza qualcosa. "non mi passa neanche per la contraccassa del cervello", non ci penso affatto

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