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martedì 28 luglio 2015

Erbe e cure nella medicina del Medioevo europeo

Nell'alto Medioevo, la conoscenza medica si basava principalmente sui testi greci e romani, conservati nei monasteri. Non solo: nell'ottica della carità evangelica nacquero ospedali, in un primo tempo intesi come luoghi di accoglienza per poveri, pellegrini, ammalati, vecchi, neonati o infanzia abbandonata; poi come strutture dedicate alla cura delle malattie, soprattutto con prodotti erboristici

Questa forma di aiuto al prossimo, chiamata spesso "medicina monastica", era considerta come parte del dovere religioso. La Regola di San Benedetto stabiliva  che prima di tutto si doveva porre attenzione ai malati, che dovevano essere serviti in verità, come Cristo. Così tutti i monasteri, sia maschili che femminili, si dotarono di un'infermeria, nella quale cominciarono ad essere accolti pure pazienti secolari. Non a caso, quasi la metà degli sopedali nell'Europa medioevale era direttamente affiliata ad un monastero o ad altre istituzioni religiose. Nacquero anche strutture laiche ad imitazione di quelle religiose, con precise regole di condotta che prevedevano servizi di culto e di carità nella loro routine quotidiana.

 In questo ambito, nel secolo IX, nasce e prende forma la Scuola Medica Salernitana: è la prima scuola laica dell'Occidente, ed ospita studenti e medici di ogni nazione, fra cui molti ebrei; legata inizialmente alla scuola greca, subisce l'influsso arabo, quando Costantino l'Africano traduce dall'arabo i testi di Galeno e Ippocrate, i più studiati della scuola.

MEMENTO: Nei conventi e nelle corti più illuminate si cerca di riprendere in medicina le fila troncate dalla caduta dell'impero romano. Non solo si cerca di reduparare il patrimonio medico precedente, ma si approfondisce la ricerca, attraverso lo studio dei principi curativi delle piante e dei loro principi attivi. Grazie agli scambi commerciali vengono conosciute piante nuove.


domenica 19 aprile 2015

I Luoghi dell'Introversione

Esistono dei luoghi in cui tutto il nostro essere trova il proprio appagamento. Non è detto che essi corrispondano alle mura di casa nostra, possono essere sparsi nel mondo questi luoghi. Qualcuno sostiene che il nostro angolo di paradiso dovrebbe risiedere in noi, ma non sempre siamo così bravi da riuscire a crearlo dentro noi stessi.

A volte si ha bisogno di qualcosa di tangibile. E vi sono luoghi atti a questo, luoghi in cui ci sentiamo liberi di essere ciò che siamo, luoghi che sentiamo nostri, nei quali la posizione, il paesaggio, la terra, gli alberi o le case rappresentano il nostro io.


Io l'ho trovato questo luogo, quasi per caso, un luogo un po' distratto come me, forse fuori moda, non saprei dire, in un angolo verde, dove c'è una casa dai muri color crema e il tetto scuro. Tutto è verde intorno, un fazzoletto di terra ricco d'anime d'alberi, dove spuntano delle margheritine, e gli unici rumori che si sentono sono i suoni della natura.

Qui posso toccare la terra e sentirla viva dentro di me, mentre la mente svuota se stessa dei materiali pensieri secolari. La luce dell'alba mi raggiunge dalle persiane e il letto non necessita di grande cura quando mi alzo. Posso usare gli zoccoli di gomma per uscir fuori e andare nell'orto a strappare le erbacce, nessuno ci fa caso, legare i capelli nel modo più strambo, buttar via il make up perchè qui nessuno guarda  queste cose. Si vede oltre il visibile.

E' questo il luogo dove rigenero le mie forze, dove i miei canali si riempiono, perchè traggo nutrimento dalle armoniche energie che ivi si trovano abbondanti, come la forza dell'acqua di una cascata. Posso dedicarmi ad una cosa per volta con il tempo che voglio, se voglio mangiare mangio, se mi va di camminare cammino e quando ho sonno dormo.

Non c'è a necessità di parlare, di sviscerare argomenti, le parole sono un inutile zavorra, suoni che confondono la purezza della mente e che mettono a dura prova lo spirito. Alla mia introversione basta questa silenziosa solitudine.

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