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venerdì 24 luglio 2015

Gli oli essenziali e le simbologie planetarie, Marte

 Marte-Ares è l'antico dio della guerra, espressione della virilità guerriera, aggressivo e sanguinario, audace e impulsivo, dove l'istinto precede ogni riflessione. Marte è anche un dio impulsivo e vitale nella sessualità: si  innamora di Afrodite, sposa del dio zoppo Efesto e la seduce, seguendo la spinta dell'istinto. E' dinamico e aggressivo, il pianeta di fuoco e ferro, simbolo dell'energia vitale e dell'azione finalizzata, dello sforzo che sostiene l'atto volitivo.

Fisiologicamente rappresenta le difese del corpo, sia intese come barriere meccaniche e biochimiche all'attacco dei vari microrganismi, che le reazioni di infiammazione e di febbre che bruciano le tossine del corpo e lo purificano; marziana è inoltre l'energia muscolare, l'aggressività, la pulsione sessuale con caratteristiche tipicamente maschili, il sangue. Partecipa alla formazione del sangue assorbendo il ferro dagli alimenti (metallo che governa) e fissandolo nella formazione dell'emoglobina dei globuli rossi. 

Paracelso, nel 1500, senza poter conoscere la composizione biochimica del sangue  e dell'emoglobina scriveva: "Se una donna manca dell'elemento la cui essenza si irraggia da Marte e di conseguenza soffre di poevertà di sangue e di mancanza di forza nervosa (anemia), possiamo darle del ferro perchè gli elementi astrali del ferro corrispondono agli elementi astrali contenuti in Marte e li rimarranno come un magnete attrae il ferro. Ma dovremo scegliere una pianta  che contenga ferro in uno stato eterealizziato, che è preferibile a quello del ferro metallico". 

E oggi sappiamo che il ferro organico è molto più assimilabile dall'organismo umano di quello metallico, inorganico. Il Sole e Marte danno forza di vita, sangue, coraggio e rinforzano la mente, Marte è accelerante, attivo, maschile, aggressivo, combustivo, eccitante, impulsivo, caldo, rosso, risoluto, sensuale, turbolento, vulcanico. Le essenze governate da Marte saranno  ottimi tonificanti e stimolanti, stimoleranno il sistema nervoso, le difese dell'organismo, saranno afrodisiache e riscaldanti.


domenica 11 maggio 2014

Come smettere di lottare con se stessi | Psicopittografia

E' noto il caso di un soldato giapponese che continuava a combattere nella giungla quindici anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quando alcune truppe amiche lo avvicinarono, il soldato pensò ad un attacco nemico. Ci vollero giorni per convincere il soldato che la guerra era finita da molto tempo. Quando finalmente comprese, depose il suo fucile e se ne andò a casa. [Immagine mentale 67]

L'uomo può esser paragonato a questo uomo smarrito. Fuori dal contatto della realtà, circondato dalla paura e dall'ostilità, egli continua a combattere. Ignorando che la guerra è finita, egli continua a combattere anche contro coloro che gli portano il messaggio di pace. Non è sorprendente che il suo universo sia costituito da una giungla spaventosa.

Se ben considerate, colui che combatte nella vita per il potere politico o finanziario, anche se vince una battaglia, non sarà più felice di prima. Se si accanisce ad inseguire altri successi egli proverà dispiaceri sempre più grandi. Tutte le conquiste sulle quali contava per raggiungere la soddisfazione interiore non fanno che approfondire la sue paure. Un tale uomo deve capire che non può vincere questa specie di guerra. La guerra che egli vuole veramente vincere, quella su se stesso, è già vinta. Non ha bisogno di ascoltare il messaggio di vittoria del vero Io che è in lui.

In questo stato ricettivo egli non ha bisogno di combattere per qualcosa nè contro nessuno. E' il messaggio che la vera religione, la filosofia e la psicologia hanno proclamato attraverso i tempi dell'umanità bellicosa.

lunedì 4 novembre 2013

MAUSOLEO














Torre,
senza porte,
non accesso,
al cuore mio innalzai,
prigioniero della sua difesa.
Non assedio, non guerra,
eburneo mausoleo,
silenzioso monumento,
ara pacis a guardia dell'anima.
Alta si erge fortificazione,
solo spiata da voli.
Cavalieri son giunti,
e poi che partiti senza vittoria,
han seminato spine.
Trascorsi i secoli,
senza presenza alcuna.
Poi tu,
spirto gentile,
t'accostasti un dì,
quasi per caso,
e fiorì un giardino.

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