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venerdì 9 ottobre 2015

Le prugne Umeboshi: un concentrato di salute

Le prugne Umeboshi forse non a tutti note, sono un salutare frutto dell'Ume ( Prunus Mume) un albero appartenente alla famiglia delle Rosaceae e originario della Cina e qui usato per le sue proprietà da ben 3000 anni. Comunemente definite prugne, questi frutti però sono in un certo senso più prossimi alle albicocche sia per aspetto che per sapore. Questo albero da frutto è stato anticamente introdotto anche in Giappone, dove ha subito un lungo adattamento e ad oggi produce dei frutti che, rispetto a quelli cinesi, sono un po' diversi, ma le cui qualità non cambiano.

Principalmente le Umeboshi sono ricche di acido citrico e per questo sono utili all'apparato gastro-enterico. In particolare l'acido citrico facilita enormemente l'assorbimento a livello intestinale di importanti minerali come ferro, calcio e magnesio, e questi minerali, favoriscono l'alcalinizzazione del corpo (vedi anche "Cibi alcalini in tavola"), effetto questo, ampliato dal sale usato per la stagionatura delle Umeboshi stesse. Oltre all'acido citrico queste prugne contengono anche sostanze battericide utili per combattere dissenterie e disturbi intestinali in genere. Fra i minerali importanti troviamo: calcio, ferro e fosforo.


In Cina le Umeboshi vengono da sempre usate a scopo medicinale, mentre in Giappone fanno parte anche della cucina tradizionale. Diciamo che a noi interessa principalmente il loro uso come rimedio naturale e la loro efficacia si esplica in particolare nei confronti di  problemi digestivi, raffreddori, febbre o intestino in disordine e per tonificare il fegato. In base alla millenaria medicina cinese il principale effetto di questi frutti è proprio quelli di disintossicare l'organismo da eccessi di sostanze che danneggiano fegato, reni ed polmoni (come muco e acidi, responsabili di infezioni batteriche). Tale effetto disintossicante è dovuto alla combinazione  dell’acidità dell’acido citrico e l’alcalinità del sale.


Ecco alcuni modi per usare questi frutti a scopo curativo per:
Raffreddore - Tosse - Otiti - Sinusiti 
Indigestione 
Diarrea 
Debolezza e mancanza di vitalità 

Sciogliere un cucchiaino abbondante di kuzu (amido ricavato dalle radici dell'omonima pianta) in qualche cucchiaio di acqua fredda. Aggiungere una Umeboshi e schiacciarne la polpa. Aggiungere 1 tazza e ½ di acqua e portare a bollore mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Aggiungere 1-2 cucchiaini di salsa di soia e far bollire ancora finché diventa completamente trasparente (circa un minuto). Bere caldo.

Per:
Mal di testa per assunzione eccessiva di cibi yin (zucchero, frutta, gelati, ecc.) 
• Problemi allo stomaco (nausea, inappetenza) 
• Stanchezza 
• Anemia, problemi di circolazione 
• Intossicazione da anidride carbonica

Schiacciare la polpa di una Umeboshi in una tazza. Aggiungere ½ cucchiaino di salsa di soia o tamari e riempire con tè bancha bollente. Si possono aggiungere anche dello zenzero fresco grattugiato e strizzato fra due cucchiai.

Gustata da sola è utile per:
Iperacidità di stomaco 
• Problemi intestinali 
• Stanchezza 
• Dopo aver consumato cibi nocivi come lo zucchero

 Un nocciolo di Umeboshi succhiato per 3-4 ore farà scomparire il mal di gola (faringite).

Dell'Umeboshi nulla va sprecato, infatti all'interno dei noccioli troverete dei semi commestibili, che si possono anche tostare in forno a temperatura piuttosto elevata (finchè diventano neri) e ridotti in polvere. Se opportunamente conservata in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, questa polvere risulterà utile  contro disturbi gastrici, crampi intestinali, diarrea, ecc. Basterà scioglierne un cucchiaino in una tazza di tè bancha.


mercoledì 27 novembre 2013

Oggi nella mia rubrica: Cynara Scolymus, due notizie sul carciofo


Il carciofo, deriva da lunghi e pazienti incroci del cardo selvatico. Nell'antica Roma non era considerato di buon auspicio. Plinio il Vecchio (sec. I d.C.) ne fa una dettagliata descrizione. Nel Medioevo si smarrì quasi completamente la domesticità di questa pianta, ma nel Rinascimento ricomparve sulle mense importanti come verdura nobile, tanto che Caterina de' Medici rischiò di morire d'indigestione per averne mangiati troppi. Nel corso dei secoli furono attribuite, indebitamente a questa pianta proprietà afrodisiache. Oggi si riconoscono al carciofo ottime virtù contro disturbi epatici e dell'apparato digerente. E' un ottimo depurativo dell'organismo ed inibitore della produzione di colesterolo.
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