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sabato 5 settembre 2015

Il Codice Mercury, scene dal precariato lavorativo

Charlie aveva il grande dono della parola e anche della scrittura, era un uomo poliedrico e volitivo, eclettico e colto.
Pur essendo un uomo che si avvaleva della tecnologia e degli strumenti che essa forniva, era ancora affezionato al cartaceo, al profumo della carta, al fruscio delle pagine dei libri, a quell'odore inconfondibile che la carta stampata emana. Per lui un'invenzione come Kobo non avrebbe mai avuto successo, e gli ebooks li bannava. 

Al contrario Bosley era proiettato come la nave spaziale Enterprise al futuro in digitale, ai touch screen, alle video conferenze e a tutto ciò che potesse (come nel Grande Fratello), spiare la vita altrui e farne parte, uno spasso per lui, la cui vita era piuttosto monotona.
Ma con Charlie non c'era molto da scherzare, lui aveva una sua propria carta da lettere intestata, sulla quale imprimeva con la sua penna stilografica, la propria indelebile firma.

Ogni qual volta Charlie doveva scrivere una mail, preparava prima il testo scritto di suo pugno e solo dopo lo riportava sull'account di posta e inviava la mail a chi indirizzata, Bosley incluso.
Se, a causa dei suoi numerosissimi impegni era impossibilitato a trasferire il testo direttamente sulla mail, incaricava Bosley, compito questo che Bosley odiava e ogni volta sbofonchiava sottovoce parole semi offensive, sfuffava, sbatacchiava violentemente le dita sulla tastiera, immaginando forse, di aver a che fare con la faccia di Charlie, anche perchè siamo sinceri: Bosley sognava di prendere il posto di Charlie, e galoppava nelle praterie dei sogni a spron battuto con questa fissazione. Bosley non sarebbe mai stato in grado di fare quello che faceva Charlie, nè per preparazione, nè per intelligenza, e tantomeno per savoir faire. Questo suo fuoco interno lo consumava, e la fiamma divampava ancor più in situazioni come queste, nelle quali Bosley si sentiva relegato a mero scribacchino, non sapendo che la storia ci insegna quanto fossero importanti gli scribi ai tempi in cui  i re erano analfabeti......

Di tanto in tanto Bosley chiamava Zoe o la collega chiedendo di interpretare una qualche parola scritta da Charlie, ma guardandosi molto bene  dal far leggere il contesto, si limitava solo a far vedere la parola incriminata. Bosley Bosley, che malfidato che eri, ma a chi vuoi che interessassero i contenuti di quelle lettere? E poi se i loro contenuti fossero stati criptati, Charlie, li avrebbe affidati a te? Parliamone.

Purtroppo per Bosley, i suoi frequenti errori sintattico-grammaticali fecero saltare gli equilibri psichici di Charlie, che prese la decisione di affidare ad altri i suoi preziosi scritti.
"Bambina rossaaaaaaa, ho un compito importante da affidarti" 
Zoe si precipitò nel sacro tempio di Charlie, attraversò il muro di nebbia che il suo cubano aveva prodotto, e che si attaccò alla sua divisa aromatizzandola dalla testa ai piedi, tossì non poco, fino a raggiungere Charlie, che, curvo sulla scrivania, finiva di scrivere con la penna presidenziale, un lungo testo.

Alzò la testa e sorrise a Zoe, le porse due fogli scritti fitti fitti e con la sua solita squillante voce le disse: "Bambina, trascrivi tutto su Word e poi rimandamelo, mi raccomando!"
Zoe si mise subito al lavoro felicemente tranquilla, perchè Charlie aveva dato disposizioni che nessuno la disturbasse.
Non fu facile, gli scritti di Charlie erano complessi, anzi, ad un primo sguardo l'insieme sembrava il tracciato di un elettrocardiogramma dove si alternavano aritmie, sistole, diastole, soffi e fibrillazioni.

Per decifrare quel codice Mercury, Zoe fece appello al suo autismo latente, guardò il testo che si andava decriptando riga dopo riga. Bosley si agitava sulla sedia, come se avesse avuto dei carboni ardenti sotto il sedere, e ogni tanto le passava alle spalle: forse recitava un mantra, o forse faceva solo una macumba. Ma nulla potè, Zoe portò a termine la missione: " Lo sapevo bambina rossa, lo sapevo, brava e bella!"




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