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domenica 29 maggio 2016

Harappa, civiltà misteriosamente estinta

Harappa, civiltà misteriosamente estinta circa cinquemila anni fa, proprio quando godeva il suo massimo sviluppo e splendore. Eppure era una civiltà evoluta, perché si è misteriosamente estinta?


Le misteriose civiltà hanno sempre avuto su di me un'attrattiva incredibile, come la Civiltà della Valle dell'Indo che, cinquemila anni fa, godeva il suo massimo splendore. Si estendeva fra il Pakistan, l'India nord occidentale e l'Afghanistan orientale ed era tra le più importanti culture. Gli scavi che si sono susseguiti a partire dagli anni venti, hanno portato alla luce interessantissimi reperti fra  edifici, manufatti, rotte commerciali e un sistema di scrittura tutt'ora da decifrare. Ma fra i 3900 e i 3000 anni fa cominciò però un progressivo declino di cui non son chiare le cause. Una delle ipotesi fatta dagli studiosi è che probabilmente il diminuire delle piogge che facevano straripare i fiumi, rese di fatto impossibile la coltivazione della terra e fece sì che la popolazione si spostasse.


Liviu Giosan della Woods Hole Oceanographic Institution, negli Usa, in uno studio pubblicato su Pnas spiega: “Abbiamo ritenuto fosse finalmente ora di contribuire al dibattito sulla misteriosa fine di questo popolo”. Il lavoro del suo team, condotto  in Pakistan dal 2003 al 2008 ha potuto raccogliere e mettere assieme dati archeologici e geologici. Sono state elaborate mappe digitali del territorio grazie a foto satellitari e dati topografici collezionati dalla Shuttle Radar Topography Mission. La seconda fase si è esplicata nella raccolta e analisi di campioni del terreno per risalire all’origine dei sedimenti e comprendere come sonostati modificati nel tempo dall’azione di fiumi e vento. Grazie all'insieme di tutti questi dati è stato ricostruito lo scenario che vide l’ascesa, e il declino, della civiltà.

E' apparso che il destino della popolazione di Harappa, dipendeva dai monsoni. All’inizio, le piogge abbondanti alimentavano l’Indo e gli altri fiumi provenienti dall’Himalaya provocando inondazioni che lasciavano le pianure circostanti molto fertili.  Quando i monsoni iniziarono a diminuire, i fiumi smisero di straripare e la popolazione fu libera di costruire i suoi insediamenti lungo i corsi d’acqua, dove la fertilità del terreno rese fiorente l’agricoltura. Ma la scarsità di piogge limitò le pratiche agricole e costrinse la popolazione a spostarsi verso est nella piana del Gange, dove le piogge continuavano.
Tutto ciò trasformò totalmente la cultura: le grandi città lasciarono il posto a piccole comunità agricole, segnando la fine della civiltà urbana della Valle dell’Indo.

Inoltre i ricercatori credono di aver dato una risposta anche al mistero del famoso fiume Sarasvati, uno dei sette fiumi che, secondo gli antichi testi indiani Veda, attraversava la regione a ovest del Gange e veniva alimentato dai ghiacciai perenni dell’Himalaya. La teoria più attendibile è che il Sarasvati corrisponda al Ghaggar, un fiume intermittente che scorre solo nella stagione monsonica per poi dissiparsi nel deserto lungo la valle di Hakra. Se ciò fosse vero, i dati geologici non confermerebbero l’origine himalayana del Sarasvati. A quanto pare  il fiume è sempre stato alimentato dai monsoni e in seguito la desertificazione lo abbia infine ridotto a un corso d’acqua stagionale.

Grazie al ritrovamento di n sito archeologico al largo delle coste occidentali dell’India sembra che la civiltà indiana potrebbe essere antica di 9000 anni fa, diventando di diritto una delle più antiche del mondo. Le immagini catturate da un sonar del fondo marino hanno rivelato l'esistenza di strutture che somigliano a quelle costruite dall’antica civiltà Harappa. Si tratta della prima scoperta di strutture così antiche sotto la superficie del mare.



domenica 17 aprile 2016

Israele: scoperto un villaggio risalente a 2300 anni fa

2300 anni fa un villaggio fuori Gerusalemme fu abbandonato, perché? Come si chiamava? E' un mistero a cui stanno lavorando gli archeologi autori del ritrovamento.

Grazie allo straordinario lavoro di un gruppo di archeologi, proprio fuori Gerusalemme, è stato riportato alla luce un antichissimo villaggio risalente a 2300 anni fa. Questo importante sito è vicino alla Burma Road, la via di rifornimento usata da Gerusalemme durante la guerra del 1948. Si tratta di circa 8 mila mq, con case di pietra unifamiliari e molta oggettistica: monete, pentole e utensili, come descritto dall'Israel Antiquities Authority.


Irina Zilberbod, direttrice degli scavi spiega: “Le camere sono generalmente state utilizzate come residenze e stoccaggio, mentre le mansioni domestiche ordinarie venivano effettuate nei cortili”. Siamo a 918 metri sul livello del mare, su un terreno che è ancora utilizzato per frutteti e vigneti. Il massimo sviluppo è stato raggiunto durante il terzo secolo a.C., ed è stato poi abbandonato durante il governo della dinastia degli Asmonei (maccabei), tra il 140 e il 116 a.C.

Non si conosce ancora il nome di questo piccolo villaggio e nemmeno il motivo per cui fu abbandonato. Secondo le ipotesi degli archeologi, l’abbandono potrebbe essere stato causato da motivi economici. “Il fenomeno dei villaggi e delle fattorie abbandonate alla fine della dinastia degli Asmonei, segna il successo delle politiche di Erode il Grande, correlato ai massicci progetti di costruzione realizzati a Gerusalemme, in particolare la costruzione del Monte del Tempio”, dice l’archeologo Yuval Baruch.

Il ritrovamento, giugno del 2013, è avvenuto grazie alla Israel Natural Gas Lines che ha iniziato i lavori di un nuovo gasdotto di 35 km, che si estende dalla pianura costiera alla periferia di Gerusalemme. Alla luce del ritrovamento, l’Israel Antiquities Authority e l’azienda energetica hanno convenuto di rivedere la traccia del gasdotto, bypassando il sito archeologico e renderlo accessibile al pubblico.

domenica 20 marzo 2016

La Piramide di Edfu, un mistero dell'antico Egitto

4600 anni fa, presso l'insediamento di Edfu, nell'Egitto del sud, si stagliava, magnifica, una piramide a gradoni. Essa, riportata alla luce da un gruppo di archeologi, è di circa un paio di decenni in anticipo rispetto alla Grande Piramide di Giza.

A differenza delle altre piramidi però, questa, non ha camere interne, perciò gli archeologi hanno dedotto che non è stata utilizzata per la sepoltura. Il suo vero scopo, quindi, è un autentico mistero. Il team degli archeologi sapevano dell'esistenza della struttura sepolta ad Edfu,  ma non era mai stata riportata alla luce prima che la squadra guidata da Gregory Marouard, ricercatore associato presso l’Oriental Institute di Chicago, cominciasse gli scavi nel 2010. Come è accaduto a molte piramidi famose, anche la piramide di Edfu, rimasta sepolta sotto uno spesso strato di sabbia, è stata saccheggiata di numerosi suoi blocchi.

A dire il vero, nessuno pensava che si trattasse di una piramide. Anche gli abitanti di un villaggio vicino pensavano fosse la tomba di uno sceicco, un santo musulmano locale. Da quanto emerso durante gli scavi per riportarla alla luce, la piramide è stata costruita con blocchi di arenaria estratti da una cava a circa 1 km di distanza e con malta di argilla. Come spiega Marouard: "La costruzione riflette una certa cura e una vera e propria esperienza nella padronanza della costruzione in pietra, in particolare per l’adeguamento dei blocchi più importanti".

 Nel momento in cui è stata riportata alla luce, l'altezza della piramide era solo 5 metri, ma in base alle analisi effettuate  essa doveva innalzarsi  per quasi 13 metri. Lo stile architettonico è molto simile a quello della piramide a gradoni costruita da Djoser (2670-2640 a.C.), il faraone che secondo la cronologia classica ha costruito la prima piramide d’Egitto, all’inizio della terza dinastia. Questa tipologia di piramide si ritrova un po' in tutto l’Egitto,  nei pressi dei più importanti insediamenti. Non avendo camere interne e non essendo destinate alla sepoltura, la loro funzione  rimane ancora un mistero. L'ipotesi più accreditata è che avessero una funzione simbolica, forse un qualche ruolo rituale come l'affermazione del potere del faraone nelle provincie meridionali.

Queste piramidi "provinciali" si somigliano incredibilmente, quindi è logico pensare che fossero accomunate da uno scopo comune. Sulle facciate esterne, sono stati trovati una serie di geroglifici, e tali  iscrizioni sono situate accanto ai resti di neonati e bambini che sono stati sepolti ai piedi della piramide. I ricercatori però, pensano che le iscrizioni e le sepolture risalgano a molto tempo dopo la costruzione della piramide, dato che la struttura non era originariamente intesa come luogo di sepoltura.

martedì 23 febbraio 2016

Che cosa è il disco di Nebra?

Il concetto è sempre lo stesso, non c'è nulla a questo mondo che non sia già stato studiato. Il disco di Nebra rappresenta la volta celeste e, secondo i ricercatori risale al 1600 a.C.
La volta celeste raffigurata sul disco è stata realizzata in base a ben precisi calcoli matematici che rivelano una conoscenza astronomica di altissimo livello. Tale ritrovamento archeologico è così importante che è stato inserito nella lista Memory of the World dell’Unesco, poichè è la più antica rappresentazione astronomica conosciuta.

Il disco è un manufatto di bronzo di circa 32 cm di diametro, su cui è stato impresso un diagramma in oro dei cieli. Secondo la datazione calcolata, è stato realizzato verso la fine dell’Età del Bronzo da un popolo vissuto in Europa prima dell’arrivo dei Celti. E' stato trovato vicino alla cittadina di Nebra, in Sassonia (Germania orientale) nel 1999 da due cacciatori di tesori, Henry Westphal e Mario Renner, all'interno di una cavità in pietra in  un antico bastione sulla cima del Mittelberg. Assieme al disco furono rinvenute due spade di bronzo, due asce, uno scalpello e frammenti di un bracciale a forma di spirale la cui datazione poteva essere fatta risalire attorno al I millennio a.C.

Sono stati condotti studi approfonditi sia sul disco che sul luogo del ritrovamento, studi però che ancora non sono stati in grado di chiarire  se la cavità all’interno della quale il disco è stato rinvenuto, sia un’antica roccaforte o una camera sepolcrale. La cima del Mittelberg, luogo del ritrovamento,  potrebbe essere stata utilizzata nel Neolitico, forse come osservatorio astronomico. Il sito aveva caratteristiche particolari, in quanto era costituito da un circolo del diametro di 75 metri, composto in origine da una collinetta circondata da una serie di quattro anelli concentrici, un fossato e, tutt’intorno, due palizzate realizzate con pali di legno dell’altezza di un uomo.

 L’archeologo Harald Meller (Ente per l’Archeologia e la conservazione dei monumenti storici di Halle), l’astronomo Wolfhard Schlosser (Università di Bochum) e i chimici esperti in archeologia Ernst Pernicka (archeometallurgia), Heinrich Wunderlich (tecnica e metodo delle costruzioni) e da Miranda J. Aldhouse Green (Università del Galles), archeologa e studiosa delle religioni dell’età del Bronzo, hanno stuiato approfonditamente il disco. Il risultato del loro studio ha portato ad ipotizzare che le placchette circolari più piccole rappresentano le stelle. Fra queste spicca un gruppetto di sette placchette più ravvicinate che dovrebbero essere le Pleiadi, un ammasso stellare visibile a occhio nudo nella costellazione del Toro. I due dischi maggiori, quello circolare e quello a forma di falce, rappresentano rispettivamente il Sole (ma potrebbe essere anche la Luna piena) e la Luna crescente. Ai bordi del disco, vi sono linee curve incastonate, esse probabilemente rappresentavano porzioni dell’orizzonte visibili dal sito in cui il manufatto è stato ritrovato.

Tale teoria interpretativa è supportata dal fatto che le linee, coprono un angolo di 82°, ossia la differenza angolare tra i punti del sorgere e del tramontare del Sole all’orizzonte, alla latitudine del luogo del ritrovamento, nei periodi compresi tra i solstizi d’estate e d’inverno. Un arco dorato che ricorda una barca a vela sul mare si trova sul bordo del disco, forse  la “Barca del Sole”, mantre le piccole rientranze lungo ogni lato dell’arco potrebbero essere i remi della nave. Il mito del carro solare o di una nave su cui il sole viaggiava, sono comuni a molti popoli e, in base all'interpretazione  dell’archeologa Miranda Aldhouse Green, il disco contiene la simbologia religiosa legata al sole.

E' auspicabile credere che chi lo ha realizzato, abbia voluto riunire tutti gli altri simboli di culto venuti alla luce anche in diverse regioni europee e questo può far pensare ad un complesso sistema religioso diffuso in tutta Europa. 40 fori di circa 3 mm si trovano sul bordo del disco, ma la loro funzione non è chiara: forse i fori servivano semplicemente a  fissarlo, in modo tale da poter essere utilizzato come oggetto di culto. Possiamo affermare dunque  quelli che vangono definiti popoli primitivi avevano una conoscenza avanzata dei cieli,  e ciò dimostra che la conoscenza dei cieli   era diffusa in tutta l’Europa del secondo millennio a.C.

Nuovo e misterioso fossile di Ominide trovato nella Cina del Nord

Molti di voi sanno quanto io sia affascinata dai misteri  dell'archeologia, che riguardano l'uomo e la sua evoluzione. Per questo sono rimasta colpita dalla notizia del ritrovamento del fossile di un ominide che si troverebbe a metà fra l’Homo Erectus e il Neanderthal e vissuto tra i 60 mila e i 120 mila anni fa. I resti fossili portati alla luce nel 1976 in una grotta della Cina del Nord, nella regione di Xujiayao, sono costituiti da frammenti di cranio e nove denti appartenuti a quattro individui, che, in base alle recenti analisi effettuate, non sembrano corrispondere a nessuna specie conosciuta, né sembrano adattarsi ad uno qualsiasi degli antenati dell’uomo moderno.



Le nuove ricerche sono state coordinate dalla dottoressa Maria Martinón-Torres, del Centro Nazionale di Ricerca sull’Evoluzione Umana di Burgos, Spagna. Le ipotesi fatte sembrano indicare che l'ominide potrebbe essere il risultato di un incrocio tra due specie. Alcuni denti, infatti, presentano caratteristiche tipiche degli Homo Erectus più antichi, mentre altri sembrano appartenere ai Neanderthal. «Sono un mix di qualcosa di molto primitivo, attualmente sconosciuto», dice la Martinón-Torres. «Non possiamo andare oltre affermando che si tratti di una nuova specie, perché bisogna eseguire altri confronti».

Si sa che gli esseri umani moderni, hanno avuto la loro origine in Africa, ma gli antropologi sono a conoscenza di altri tre gruppi di esseri umani primitivi che hanno abitato varie parti del pianeta: i Neanderthal che hanno vissuto in Europa, l’Homo Floresiensis in Indonesia e l’Homo di Denisova in Asia. Una delle possibilità è che i fossili appartengano ai Denisova, un gruppo umano molto misterioso. Questi primi esseri umani vivevano in Siberia e probabilmente derivano da un distaccamento indipendente dall’albero genealogico che generò i Neanderthal circa 300 mila anni fa. Comunque, si sa veramente molto poco sul loro aspetto e su come vivevano. Il gruppo trovato nella grotta cinese potrebbe essere un ulteriore ramo distinto proveniente dai Denisova. La speranza è quella di trovare altri resti nella regione che potrebbero aiutare a risolvere il mistero.

sabato 30 gennaio 2016

I tunnel misteriosi che si estendono in tutta Europa

Esiste una rete di tunnel che si estende in tutta Europa, sono tunnel risalenti all'Età della Pietra, che suscitano non pochi dubbi agli archeologi. Ne sono stati scoperti  in Baviera in Scozia, in Turchia. Ma a cosa servivano? Forse tombe, spazi rituali o nascondigli per difendersi dai predoni?

Il ricercatore tedesco Heinrich Kusch sostiene che una vasta rete di gallerie scavata dagli uomini della pietra congiunga centinaia di insediamenti neolitici sparsi in tutta Europa, e il fatto che così tanti tunnel siano sopravvissuti per 12 mila anni indica che la rete originaria doveva essere immensa.

 “Solo in Germania abbiamo trovato 700 metri di questa rete di tunnel sotterranei”, spiega Kusch al Daily Mail. “In Austria sono trovati altri 350 metri. I tunnel di tutta Europa potrebbero essere migliaia. Si tratta di cavità ampie solo 70 centimetri, appena sufficienti a permettere il passaggio di una persona. I tunnel sono intervallati da piccole camere di stoccaggio e posti a sedere”. IL caso ha voluto che la scoperta del dedalo di gallerie sia avvenuta grazie ad una mucca!


E' stata una produttrice di latte di Glonn, una cittadina vicino Monaco, che mentre si trovava a far pascolare i suoi bovini sui prati rigogliosi della Doblerg, una collina in Baviera circondata da altissime cime montuose innevate, ha visto aprirsi un cratere  sotto una delle sue mucche, che è rimasta inghiottita fino ai fianchi.

Il marito della produttrice,  si calò nel buco per indagare ulteriormente, rendendosi conto di trovarsi in un tunnel stretto e umido che scendeva verso il basso. Da quel momento, ci si  rese conto che l'allevamento poggiava su un labirinto di tunnel, conosciuto come ‘Erdstall’, termine che nella tradizione popolare indicava la dimora dei ‘goblin’. Da quel momento, numerosi geologi si sono presentati nella proprietà, determinati a dare una spiegazione al mistero. Tre membri di un team denominato ‘Gruppo di lavoro per la Erdstall Research’ hanno trovato all’interno del tunnel un pezzo di legno, reperto utilissimo per determinare l’età del tunnel.

Un altro gruppo proveniente dall’Ufficio di Stato per la Conservazione Storica della Germania ha delimitato il sito con il nastro colorato. Poi ha effettuato una scansione con un radar di terra scoprendo che la galleria è crollata sul retro, cercando di capire le sue dimensioni reali. Secondo quanto riportato dallo Spiegel, è la prima volta che un ente archeologico tedesco mostra interesse per un fenomeno antico estremamente insolito.

Tunnel simili a quelli trovati in Germania sono stati rinvenuti in tutta Europa, dall’Ungheria alla Spagna, ma nessuno è in grado di spiegare il motivo per cui sono stati costruiti. Molte gallerie sono collegate ad antichi siti neolitici. Gli imbocchi dei tunnel a volte si trovano nelle cucine di antiche case coloniche, nei pressi di chiese o cimiteri, o nel bel mezzo delle foresta. L’atmosfera al loro interno è buia e opprimente, tanto quanto lo sarebbe la tana di un animale. Andando per esclusione si può affermare che i tunnel non potevano avere uno scopo pratico, cioè non potevano essere utilizzati come abitazioni o per conservare i cibi, se non altro per quanto siano stretti in alcuni punti. Inoltre, la mancanza di escrementi animali fa escludere che possano essere stati utilizzati come ricovero per il bestiame.

Il pioniere delle esplorazioni di Erstall è stato Lambert Karner (1841-1909), un sacerdote. Secondo quanto riportato nei suoi diari, egli si trascinò all’interno dei tunnel 400 volte, illuminando i luoghi solo con la tremolante luce di una candela, annotando ‘strani passaggi tortuosi’ attraverso i quali è possibile passare solo strisciando come un verme. Si pensa che i tunnel venissero usati come le autostrade moderne, in modo che le persone potessero viaggiare in maniera sicura, indipendentemente da guerre o epidemie. In alcuni casi, i ricercatori credono che la rete di gallerie sia l’accesso ad un mondo sotterraneo più vasto ancora da scoprire.

 Certo è stupefacente che uomini dell’età della pietra possano aver scavato una rete così vasta di tunnel sotto l’Europa. Questo dovrebbe indurci a riflettere, forse quella che noi abbiamo sempre considerato l'Età della Pietra non era poi così primitiva come abbiamo sempre creduto. Del resto scoperte come  il tempio di Gobekli Tepe antico di 12 mila anni, le Piramidi di Egitto e altre strutture come Stonehenge, dimostrano che i nostri antenati erano in possesso di conoscenze astronomiche e tecnologiche molto più avanzate di quanto si sia creduto fino ad oggi. Dunque "l'uomo primitivo" non era solo dedito alla caccia e alla raccolta, ma aveva conoscenze ben più profonde di quanto possiamo arrivare a capire. Ma il vero scopo dei tunnel rimane un mistero.

Leggende  di grotte e tunnel nelle profondità della terra si sono tramandate per secoli e millenni, facendole passare per dimore o regni  di demoni e mostri. Ma non è forse vero che dietro le leggende si nasconde sempre una qualche verità? Forse ci sono davvero luoghi misteriosi e inspiegabili sotto i nostri piedi, luoghi le cui origini potrebbero non essere di questo mondo. Strutture sotterranee, e persino intere città, sono sempre state narrate nella maggior parte dei miti e delle religioni del mondo. Alcune di esse sono state scoperte, altre, invece, sono ancora descritte solo nei libri sacri dell’umanità. Si narra di reti sotterranee che collegano luoghi diversi del pianeta e che talvolta si estendono per migliaia di chilometri, attraversando interi paesi.

Non per niente nelle mitologie si parla spesso di siti sotterranei, ingressi del mondo degli inferi, l'accesso al quale è stato concesso a pochi mortali visitatori.

Una delle città sotterranee più famose è Agartha, luogo leggendario che dovrebbe trovarsi al centro della Terra. Nella leggenda nata in Asia centrale, Agartha viene descritta come un vasto complesso di grotte abitato dagli ‘Asura’, una progenie di demoni malvagi nemici degli Dei. Nella mitologia indù si tramanda di una razza chiamata ‘Naga’, creature intelligenti dall’aspetto serpiforme e dal volto umano, i quali vivono all’interno di grotte sotterranee. Queste creature vengono descritte come ‘figli degli Dei’, immortali e capaci di volare. Nella mitologia Maya si parla della città sotterranea di Xibalba, ‘la terra dove il sole va giù’ e che è abitata da ‘eroi e divinità’. L’ingresso a questo mondo si pensa essere in Guatemala e la descrizione delle strutture della città e dei suoi abitanti è descritto nel libro ‘Popol Vuh’.

Nell’antico Egitto si faceva riferimento ad un immenso tempio sotterraneo, composto da più di 3 mila stanze, piene di dipinti e geroglifici, un labirinto perduto ancora da trovare. In Grecia, abbiamo il mito degli ‘inferi’ (dato poi acquisito anche dal cristianesimo, con un significato differente), un regno in cui vivevano divinità ed eroi.

Un esempio è la misteriosa città di Derinkuyu scoperta nel 1963. La città è costituita da tredici piani che scendono sottoterra, con pozzi di ventilazione e circa quindicimila bocchette che portano l’aria anche ai livelli più profondi. Per quanto incredibile, le camere rocciose scoperte potevano contenere circa 20.000 persone tra uomini, donne e bambini. Ci sono perfino tracce di centri religiosi, magazzini, torchi per il vino e stalle per il bestiame. Nei livelli sotterranei sono stati trovati sale da pranzo, cucine annerite dalla fuliggine, cantine, botteghe di alimentari, una scuola, numerose saloni e anche un bar. La città ha beneficiato della presenza di un fiume sotterraneo e pozzi d’acqua. Era una piccola città completamente autosufficiente, che ancora oggi stupisce studiosi e ingegneri.

A noi intanto rimane il quesito dei tunnel e speriamo che ricercatori e archeologi ci rivelino presto la verità.

martedì 26 gennaio 2016

3400 anni fa una canzone mesopotamica

La musica fa parte del mondo e dell'uomo, ne ha da sempre accompagnato l'esistenza, la felicità, la tristezza, le festività. Ma vi siete mai cheisti come poteva essere la musica all'alba della civiltà? Io me lo chiedo spesso. Insomma quali strumenti musicali venivano usati? Che suono producevano? Quali parole? Così quando cerca qui e cerca lì, ho trovato questa interessante informazione, che mi ha particolarmente colpita.

Un gruppo di studiosi dell'Università della Californi, Berkeley, dopo un attento studio su tavolette cuneiformi datate 1400 a.C. ha riportato in vita gli antichissimi suoni che rappresentavano il gusto musicale dei popoli mesopotamici. E il risultato dello studio è stata la creazione di un brano musicale che è rimasto inascoltato e per migliaia di anni. Che fascino!

La scoperta delle tavolette è avvenuta nei primi anni ’50 nell’antica città di Ugarit, e prima di allora si ignorava quale fosse e come fosse la musica sumero-babilonese, a parte gli strumenti musicali illustrati nei bassorilievi e ritrovati nei siti archeologici. Archeologi e scienziati nulla sapevano in merito alla teoria e alla pratica di quella che era considerata un’arte divina, il cui patrono era il dio Enki/Ea, portatore della regalità, della magia, delle arti e dei mestieri. Ma  la straordinaria scoperta ha gettato luce sull’ampia gamma di attività scientifico-sapienziali degli antichi Sumeri e Hurriti.

Sulle tavolette, come riportato su Ancient Origins, sono stati trovai quattro testi cuneiformi singoli, più una tavoletta che riporta la complessa notazione musicale di un inno sacro hurrita suonato più di 3400 anni fa, il canto più antico mai scoperto. Il brano è dedicato a Nikal, la dea hurrita dei frutteti. Nella tavoletta sono state trovate anche le istruzioni per il cantante che doveva essere accompagnato da un sammûm a nove corde, un tipo di arpa o di lira.  A causa delle difficoltà interpretative del linguaggio hurrita, il significato del testo non è del tutto chiaro e, al momento, è stata proposta una sola interpretazione di cui allego il video.


Il testo in italiano è una traduzione da una versone inglese tra l'altro semplificata del testo hurrita:

Verrò sotto il piede destro del trono divino, 
e sarò purificato e cambierò. 
Una volta che i peccati sono perdonati, 
non dovranno più essere modificati, 
mi sento bene dopo aver compiuto il sacrificio. 
Ho fatto amare la dea e lei mi ama nel suo cuore, 
l’offerta che porto può coprire interamente il mio peccato, con timore, 
ti porto olio di sesamo per mio conto. 
La sterile può diventare fertile, 
il grano può essere portato via, lei, la moglie, si farà carico al padre (dei bambini). 
Ella può dare figli a chi ancora non li ha avuti.

giovedì 31 ottobre 2013

ELUCUBRAZIONI DI UN GIOVEDI' POMERIGGIO

Ci fu un tempo in cui pensavo a come sarebbe stata la mia vita se fossi nata in tutt'altra epoca. Ma passando in rassegna la storia dell'uomo, riandavo sempre ai tempi delle più antiche civiltà del mondo, quasi alla genesi dell'uomo. Agli antichi misteri degli  Egizi, dei Sumeri e degli Assiri, a quello strano e quanto mai moderno partrimonio di conoscenze astronomiche e matematiche, forse un po' magiche che quei sapienti detenevano, così lontani eppur così vicini e presenti.
A volte mi sorprendevo intenta a ricordare chissà cosa, di accaduto così lontano nel tempo, quasi vi fossi appartenuta veramente, eliminando tutti quegli oggetti moderni che fanno parte della nostra vita e che forse un tempo non esistevano o, come secondo certe teorie asseriscono, esistevano e se ne faceva un uso molto più consapevole e utile all'umanità.
Ricca, povera, schiava, uomo o donna? Sacerdotessa,  soldato, architetto, chi mai?
Di libri sulla vita quotidiana nell'antichità ne ho letti tanti, ma nulla mai  poteva saziare quella curiosità, di vivere in quei tempi, vedere battaglie, partecipare ad intrighi, incontrare Nefilim, i giganti, figli degli angeli caduti e delle figlie degli uomini, eroi forse delle saghe omeriche, semidei dalle facoltà sovrumane, dialogare con i filosofi, vedere le Piramidi in tutto il loro abbagliante splendore e osservare la costellazione di Orione così come esse, la testimoniano oggi, indagare i misteri della morte, della notte e del giorno.
Era un tempo in cui se avessi potuto mi sarei dedicata all'archeologia, a capire il perchè della fine e dell'inizio, della perdita di conoscenze incredibili, del perchè tanti miti sono comuni a civiltà che si presuppone non si siano mai incontrate, per esempio quello del diluvio. 
Tutte le mie speculazioni probabilmente erano rivolte all'imperituro perchè: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, domande che però ho sempre avuto l'impressione affliggano più noi che quei popoli così evoluti. 
Anzi, sono convinta che, di come siamo adesso, avrebbero abbondantemente riso, come avrebbero considerato vuoti e vani i valori a cui facciamo riferimento, peccato davvero aver sbagliato epoca.



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