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mercoledì 27 aprile 2016

Per lo stomaco, l'Aneto

Oggi parliamo di una pianta utilissima per lo stomaco, e in generale per l'apparato gastrico: l'Aneto. Grazie alle sue proprietà è un rimedio naturale di tutto rispetto per molti disturbi dell'apparato digestivo. Quindi conosciamolo meglio.

Originario dell'Asia Minore, l’aneto, o Anethum graveolens,  si è felicemente naturalizzato in Europa. E' una pianta dalle importanti proprietà medicinali e si usa per la cura di diverse patologie, soprattutto a carico dell'apparato digerente.


Le sue proprietà si esplicano grazie al contenuto di olio essenziale, tannini, resine, mucillaggini e sostanze azotate; in particolare, contiene l’anetolo. Per il contenuto di vitamine del gruppo B e dei flavonoidi, l’aneto è utile attivare la secrezione di alcuni ormoni ed enzimi dall’azione calmante; inoltre contiene fibre e minerali e, per questo, è un buon alleato delle donne in allattamento che vogliono aumentare la secrezione lattea.

Si usa come antispasmodico, stomachico, carminativo e per la sua azione diuretica e vermifuga. Dell'aneto si usano le radici e i frutti. Principalemente è ottimo come rimedio contro il bruciore di stomaco, ma si rivela utile anche in caso di crampi allo stomaco, diarrea, di insonnia, per combattere l’influenza e per favorire la digestione.

Se ne usano i semi sotto forma di tisana, che aiutano a calmare il singhiozzo, le coliche e ad favorire la secrezione lattea; le radici in tisana servono a combattere le malattie da raffreddamento, mentre gli sciacqui esterni aiutano in caso di infiammazioni cutanee.

La tisana raffreddata va bene anche per fare dei gargarismi in caso di infiammazioni della gola. Molto usato in cucina come condimento aromatico, basta cospargere dei semi di aneto al cibo per favorire la digestione e combattere aerofagia e meteorismo. Masticare i semi di aneto aiuta a combattere l'alito cattivo.

lunedì 9 novembre 2015

Il biancospino, il tranquillante del cuore

Il biancospino è un parente del melo, del pero, del cotogno. Da noi son comuni due specie di biancospini: il Crataegus oxycantha, con fiori forniti di due o tre stili e foglie poco frastagliate, e il Crataegus monogyna, con un solo stilo e foglie profondamente lobate. Entrambi fioriscono a primavera, nel mese di maggio, e illuminano con il candore fiori i boschi e le siepi di campagna.


A volte si confondono con lo spino nero, Prunus spinosa, ma all'epoca dei frutti non ci si può sbagliare: quelli dello spino nero sono nerazurri, quelli del biancospino rossi brillanti. Si tratta di una delle più belle piante della nostra flora spontanea, molto decorativa,  sia d'inverno con l'intrico nero dei suoi rami spogli, sia in primavera, durante la bianca fioritura, sia in autunno, con l'allegro accento rosso delle sue bacche.

Come medicina non ha una lunga storia dietro di sè. Solo alla fine del secolo scorso due dottori americani hanno ottenuto ottimi risultati impiegandone i frutti e i fiori in decotto nel trattamento delle angine e delle malattie dell'aorta.

Confermate le sue qualità sedative e antispasmodiche, il biancospino vide estendere il suo campo d'azione ai disturbi dell'apparato circolatorio e agli squilibri neurovegetativi. Soccorre, ad esempio, le donne nell'età critica ed è utile come "tranquillante" naturale.

Un trattamento prolungato si fa con il decotto: 30 grammi di fiori e frutti per ongi litro d'acqua; far bollire per 5 minuti e prenderne 4 tazze al giorno. Per una tisana ipnotica e sedante, da prendere prina di coricarsi, preparare una infuso con 1 cucchiaino di fiori per ogni tazza d'acqua in ebollizione.


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