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sabato 16 gennaio 2016

La rugiada sotto i piedi

Volevo assaporare il meglio dell'alba e così uscii, quando il cielo appena cominciava a tingersi di quei toni di rosarancio che le eterne dita di Eos dipingono nello sbiadire delle stelle mattutine. Pedalai per un po', nell'assoluto silenzio di quel giorno neonato, lungo una stradina fiancheggiante frutteti nel pieno lussureggiare del loro essere. Lontano il gracidare di uno stagno.

Lasciai la bici lungo uno sterratino laterale, mentre il verde incantatore profumo dell'erba e l'abbondante ossigeno di quell'ora, intorpidivano lentamente la mia lucidità mentale. Non v'era suono, se non le impercettibili note che le gocce di rugiada suonano sull'erba fresca; di fronte a me si stendeva un immenso prato di trifoglio sul quale, in ordinate file, alberi di kaki indugiavano ancora al sonno.


Tolsi scarpe e calzini e i miei piedi nudi affondarono nei trifogli inondati di milioni di goccioline, luccicanti monadi di un'ora amata da pochi. Fu un incerto incedere quello dei primi passi,  corpo e mente dimentichi da milioni di anni che quelli erano stati i primi passi dell'uomo, simbiotico contatto fra l'anima della terra e la pianta dei piedi. Fu come mettere radici ad ogni passo, il freddo fresco che saliva come linfa verso la mente ormai vuota di ragionamenti, appagata solo da quel contatto primitivo e intimo con la grande Madre.

Ebbi un fremito, una sorta di scossa elettrica che aveva rimesso in moto gli antichi ingranaggi di un DNA sepolto da se stesso e ora risvegliato da un sonno millenario. Mi sentii non più facente parte del genere umano, ma creatura, figlia stessa della Terra su cui camminavo.

Quando il sole comparve all'orizzonte, allungando i suoi raggi a cancellare le pennellate di Eos, tornai sui miei passi, rinnovata nel corpo, pulita nell'anima, con la consapevolezza di aver ritrovato il punto di unione perduto.




martedì 20 ottobre 2015

Al cumbrugliume, alla biscondola, alla carlona, all'alba dei tafani

AL CUMBRUGLIUME: tra il lusco e il brusco; al crepuscolo. Lo dicono ad Arezzo

ALLA BISCòNDOLA: soprattutto nella locuzione "stare alla biscòndola" significa stare al riparo da lvento e specialmente in un luogo esposto al tiepido sole d'inverno. E' usato nel Pisano, a Livorno e a Siena. Biscòndola, o viscòndola come qualcuno preferisce, è il contrario di BACìO, luogo, cioè, dove no nbatte  il sole, a tramontana.

ALLA CARLòNA: alla buona; senza malizia; con la testa nel sacco. Probabilmente il modo di dire fu originato da qualche Carlo che si rese noto per eccesso di faciloneria.

ALL'ALBA DEI TAFANI: sidice per prendere in giro chi si alza tardi la mattina. I tafàni, infatti preferiscono le ore più calde del giorno inoltrato.


giovedì 17 settembre 2015

Apprezza le bellezze del pianeta, un consiglio a settimana per migliorare la propria vita e quella altrui

Il pianeta su cui viviamo è un luogo meraviglioso e straordinario, eppure spesso non ci prendiamo il tempo necessario per apprezzare le sue bellezze. L'azione della settimana consiste nel trovare un momento per contemplare il Creato e lasciarsi stupire dal suo splendore.
  • Un' alba o un tramonto costituiscono solo un piccolo assaggio del meraviglioso spettacolo che ci offre Madre Terra. L'alba custodisce la speranza di un nuovo giorno, un nuovo inizio, nuove opportunità, mentre il tramonto porta con sè il ricordo di una giornata che volge al termine e la promessa di una notte di riflessione, di desideri profondi, avolte di tristezza e rimorso
  • Una cascata, un arcobaleno, una cima innevata, una vallata verde e lussureggiante sono tutti miracoli del Creato. Un ruscello che attraversa un vasto prato fiorito, gli uccelli che fanno il nido a primavera, le sfumature d'oro e rubino delle foglie d'autunno. Sono tante le meraviglie che ci accompagnano ogni giorno mentre percorriamo il nostro cammino
  • Questa settimana dovremo fare un elenco, il più completo possibile, delle bellezze che ci circondano; poi prepariamo una seconda lista, descrivendo gli spettacoli della Natura a cui abbiamo assistito di persona  che ci hanno dato l'ispirazione per riflettere sul nostro percorso di crescita interiore
  • Ci soffermiamo ogni tanto a pensare a tutta la bellezza che abbiamo intorno? Quante volte alziamo gli occhi al cielo per ammirare le stelle? Quanto spessocondividiamo quei momenti con gli altri? 
  • Chi non ha la possibilità di viaggiare ed esplorare il mondo può comunque apprezzare le meraviglie della terra atraverso i libri, la televisione, Internet, semplicemente guardandosi intorno.  Condividiamo questa esperienza con qualcuno, dandogli così la possibilità di trarre ispirazione come abbiamo fatto noi
  • Impegnamoci dunque a farlo

venerdì 22 novembre 2013

CIECA

 









Cieca,
senza il tuo viso,
gli occhi tuoi rassicuranti,
sorriso che illumina i miei giorni.
Cieca,
un nero velo fra i nostri volti,
solo la tua voce,
che morbida vibra dentro di me,
e parla all'anima impaurita.
Cieca,
senza vederti,
senza toccarti,
sfiorata dal tocco del tuo leggero spirto.
Si scolori il manto nero all'alba,
giorno nuovo,
sciolta la rete delle ciglia
sarà scoprirsi ancora,
riflessi noi
nelle nere iridi,
laghi neri,
opali iridescenti,
sigillo del rinnovato amore.

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