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giovedì 4 febbraio 2016

Lanciamo un S.O.S., un consiglio a settimana per migliorare la propria vita e quella altrui

C'è chi non ha problemi ad ammettere di aver bisogno d'aiuto, mentre qualcuno altro si sente inadeguato o in colpa, oppure è troppo orgoglioso, timido o imbarazzato per farlo. Per chi ha un'alta opinione di sè è difficile lanciare al mondo una richiesta di soccorso; altri hanno paura di essere inopportuni o di fare brutte figure. Impariamo a lanciare un S.O.S a nome di tutti loro.


  • Questa settimana dovremo allenarci a chiedere aiuto a nome di qualcuno che non vuole o non può farlo. Le nostre guide spirituali ci spronano a impegnarci per ottenere ciò che desideriamo e, incoraggiati dalla loro presenza, alcuni di noi riescono ad arrivare al traguardo. Ma tutti gli altri?
  • Quante volte vediamo qualcuno in difficoltà, e non facciamo niente per aiutarlo perchè pensiamo che non siano affari nostri? Un anziano costretto a viaggiare in piedi sull'autobus perchè un ragazzo ha occupato l'ultimo posto libero; un asignora che non riesce a sistemare la spesa nelle buste perchè deve badare a un bimbo piccolo mentre la cassiera indifferente chiacchiera con la collega
  • Siamo abituati a credere  che i problemi degli altri non di riguardino e che intervenire significa essere inopportuni. In questi giorni proviamo a chiederci come ci sentiremmo se le nostre guide spirituali ingnorassero le nostre richieste d'aiuto e non si preoccupassero per noi: apprezzeremmo la loro discrezione o avremmo una gran paura?
  • A volte c'è un confine molto labile tra il compiere un'azione che rientra nel nostro dovere e lo spingerci oltre, interferendo senza motivo nella vita di qualcun altro. Dobbiamo imparare a capire la differenza, rispettando sempre il nostro ruolo
  • Quando ci vedono indifferenti al dolore altrui, quando preferiamo girarci dall'altra parte e non invocare aiuto per chi non ha voce per farlo, le nostre guide spirituali si rattristano. In quei momenti tradiamo loro e la nostra anima
  • Nei prossimi giorni impegniamoci a lanciare un S.O.S. a nome di tutti coloro che non possono farlo: siamo la voce di chi non può parlare, la forza di chi è troppo debole e troppo stanco per agire. Aiutiamo le nostre guide spirituali ad aiutare chi ha bisogno di loro

domenica 22 novembre 2015

Arricciare le penne, arrivano i Pisani, a seggiola

ARRICCIARE LE PENNE: è l'opposto di "accarezzare per il verso del pelo" e sinonimo di rimproverare aspramente e anche di dare una bastonatura

ARRIVANO I PISANI: si dice ai bambini quando stanno per addormentarsi e socchiudono gli occhi. L'etimologia è controversa: secondo il Giusti è da riferirsi all'aria di Pisa che "essendo pesante" farebbe assopire (da dove il detto "Pisa pesa per chi posa"); secondo altri, fra i quali il Panzini, farebbe parte di un gioco fonetico (Pisa, pisolino, pisolare). Ma potrebbe aver la stessa origine del "soccorso di Pisa", modi di dire per indicare un aiuto tardivo e inutile, come appunto sembra sia successo quando le milizie pisane arrivarono troppo tardi per dar man forte ai crociati nella conquista di Gerusalemme (1099). Nel caso dei bambini che hanno sonno, l'arrivo dei pisani indicherebbe che è troppo tardi per stare ancora alzati.

A SèGGIOLA: fare l'amore a casa della fidanzata, compuntamente seduti e sotto l'occhio vigile dei futuri suoceri; essere cioè, "fidanzati ufficialmente".

venerdì 7 agosto 2015

Il diaframma, questo sconosciuto

Si sente parlare del diaframma quasi esclusivamente in relazione alla respirazione nelle discipline orientali oppure relativamente al canto. Ma in generale passa sempre sotto silenzio. Dovremmo conoscerlo meglio perchè un blocco del diaframma può portare alterazioni della colonna vertebrale, cervicalgie, dolore lombare,  gravi alterazioni della postura e perfino dolori addominali e alterazione del ciclo mestruale.  

Come funziona il diaframma? Immaginate una siringa per iniezioni col suo stantuffo, la parte col forellino dove si inserisce l'ago rappresenta la bocca, lo stantuffo è il diaframma; quando lo stantuffo scende risucchia aria nella siringa (polmoni), quando sale viceversa. Questo meccanismo rappresenta la respirazione primaria, quella che in condizioni normali dovrebbe essere in funzione ma spesso, molto spesso, non funziona o funziona solo parzialmente. La respirazione accessoria è rappresentata da quella che comunemente viene chiamata toracica e che comunemente si pensa sia “quella giusta”. 

In realtà è la respirazione di riserva e dovrebbe entrare in piena funzione solo quando la richiesta di ossigeno da parte dell'organismo supera certi valori, in parole povere quando l'organismo sta compiendo uno sforzo notevole. Come funziona la respirazione accessoria ? Si attua attraverso l'espansione (aumento di volume) della gabbia toracica che comporta un'espansione dei polmoni con conseguente risucchio di aria negli stessi.  Ma se respirate col diaframma voi avreste solo vantaggi, quali ?  Il diaframma è un notevole aiuto alla pompa cardiaca, massaggia dolcemente tutto ciò che gli sta sotto e anche sopra, quindi tutti gli organi della digestione e anche il cuore tramite i legamenti pericardici. 

Inoltre in inspirazione partecipa a migliorare la progressione del sangue verso il basso  strizzando l'arco aortico discendente, e in espirazione aiuta la progressione del sangue refluo dal corpo attraverso la vena cava inferiore. E gli svantaggi ? Sono tantissimi ma ci occuperemo solo di quelli relativi alle ricadute posturali. Blocco del diaframma e conseguenze per la postura e colonna vertebrale In primo luogo la colonna cervicale è tirata verso il basso per migliaia di volte al giorno, provocando quindi compressioni dei dischi cervicali e deformazione della cervicale, inoltre accelerazione verso l'artrosi cervicale, rigidità, dolori e problemi di equilibrio, acufeni e problemi digestivi e visivi.

 Se il diaframma non fa il suo lavoro si blocca in espirazione quindi rimane contratto e ciò comporta ricadute negative sulla colonna lombare che sommate a mal posture possono portare a lombaggini, stitichezza dolori mestruali cattiva digestione gonfiori addominali... Quindi il trattamento e lo sblocco diaframmatico sono essenziali e primari in ogni trattamento che riguardi la postura e la colonna vertebrale.


venerdì 19 giugno 2015

Psicopittografia, le quattro chiavi d'oro verso la nuova libertà e la felicità

Vi sono quattro chiavi d'oro che permettono di scoprire il vero io e l'io libero e felice. Eccole:
  1. Un desiderio sincero di mutamento interiore
  2. Il contatto con principi efficaci
  3. L'onestà verso se stessi
  4. La perseveranza
1) Un desiderio sincero di mutamento interiore:
Un uomo deve veramente desiderare di essere diverso. Il suo primo desiderio dovrebbe essere quello della verità stessa. L'uomo coraggioso osa navigare in mari sconosciuti. Quando infine giunge in porto, si accorge che il luogo, così strano a prima vista, è lo stesso a cui ha sempre anelato. "La sincerità profonda e vera è la prima caratteristica di tutti i possibili eroi" (T. Carlyle).

2) Il contatto con principi efficaci:
Ciò significa che dobbiamo essere in contatto con una fonte di aiuto veritiero: una persona che già possiede la libertà o un libro, o il nostro nuovo modo di pensare. Diffidate delle contraffazioni, non accettate una cosa per vera, solo perchè vi sembra attraente. Dobbiamo verificare personalmente ogni idea che si presenta.

3) L'onestà verso se stessi:
Il vero coraggio sta nell'essere onesti con se stessi. Ma essere onesti non significa mutare i propri punti di vista solo per il gusto di cambiare. Significa invece esplorare i propri pensieri per separare il vero dal falso. Non vi è nulla di più positivo che l'essere onesti con se stessi.

4) La perseveranza:
Una persona può essere sincera e onesta, ma deve possedere anche la qualità della perseveranza per progredire nella via della felicità. Come sta scritto nel Nuovo Testamento, non dobbiamo seguire vie sbagliate. Chi si ferma durante il proprio cammino per la confusione o per lo scoraggiamento non deve desistere, basta che riprenda i concetti delle quattro chiavi d'oro e ritroverà la giusta via sgombra da ostacoli.

martedì 13 gennaio 2015

Aiutare e rispettare i propri genitori

Non sempre noi figli comprendiamo i nostri genitori, a volte ci risulta essere un compito difficile. E' anche normale, le differenze tra generazioni sono palesi, ma questo non deve concretizzarsi in un ostacolo. Quando si è deboli non dobbiamo commetter  l'errore di rifugiarci in bugie e sotterfugi, perchè son questi che creano le barriere alla comunicazione e alla comprensione.

Noi figli possiamo ricucire la diversità di vedute con i nostri genitori. La lite o lo scontro possono essere evitati se ci si impegna a parlare tranquillamente, perchè se come figli siamo sinceri e onesti il nostro appello non può che arrivare a meta. Del resto si può giungere ad un compromesso che può star bene ad entrambe le parti e su cui si può essere tutti d'accordo.


Andare d'accordo con gli altri non è certo facile ma per lo meno potremmo impegnarci a farlo. Non possiamo non tener conto del fatto che i nostri genitori agiscono in base al desiderio di fare ciò che secondo loro è il meglio per noi figli (tranne casi eccezionali naturalmente). Da parte nostra abbiamo un debito verso i nostri genitori: l'educazione che abbiamo ricevuto, se i genitori ce l'hanno data.

I nostri genitori, o per lo meno la gran parte, non accetta ricompensa alcuna per ciò che hanno fatto per noi, ma arriva il momento in cui tocca a noi prenderci cura di loro. Qualunque cosa accada, dobbiamo ricordarci che i nostri genitori sono unici e come tali dobbiamo rispettarli e aiutarli, a prescindere da tutto. Del resto fa parte della felicità che tanto cerchiamo, essere in buoni rapporti con loro o con coloro che ci hanno allevato con amore.

lunedì 12 gennaio 2015

Amare e aiutare i bambini

I bambini di oggi diventeranno la civiltà di domani, quindi mettere al mondo un bambino oggi è lo stesso che gettarlo in una feroce arena. Essi non sono in grado di padroneggiare il loro ambiente e hanno bisogno di amore e aiuto per potercela fare nella vita perchè non hanno alcuna reale risorsa. L'argomento non è facile, anche perchè le teorie sul modo di allevare o non allevare i figli sono numerose quanto i genitori stessi.

Ma farlo nel modo sbagliato può creare non pochi problemi o addirittura sofferenza, del resto si sa, ci sono quelli che vogliono allevare i figli nel modo in cui sono stati allevati loro, altri che invece fanno l'opposto, altri invece son dell'opinione che i figli crescano da soli. I bambini sono come fogli bianchi su cui si deve ancora scrivere, ma se su questi fogli si scrivono cose sbagliate, egli dirà o farà cose sbagliate.


E' enormemente sbagliato cercare di comprare un bambino sommergendolo di giocattoli o regali, o soffocarlo nel tentativo di proteggerlo, i risultati possono essere disastrosi. Bisogna pensare cosa vorremmo che il bambino diventasse. E questo può dipendere da diversi fattori: ciò che il bambino può diventare in base alle sue innate capacità e personalità; ciò che il bambino stesso vuol diventare; ciò che si vuole che il bambino diventi; le risorse disponibili.

Al di là del prodotto di questi fattori quello che conta è che il bambino acquisisca fiducia in se stesso e abbia un livello morale molto alto, altrimenti il risultato sarà piuttosto rischioso. Un bambino non può vivere bene e a lungo se non viene indirizzato sulla strada della sopravvivenza e la società odierna è fatta apposta per far fallire un bambino.

Essere amici dei bambini è una delle chiavi che può aiutarli a risolvere i loro problemi di tutti i giorni senza annientare le soluzioni da loro proposte, ma aiutarli a risolvere. I bambini vanno osservati, vanno ascoltati, è questo il loro modo di aiutarci, è il modo per una reciproca e profonda comprensione. I bambini non stanno bene senza amore perchè loro ne hanno tantissimo da dare.

Ecco perchè dovrebbe essere  un nostro preciso dovere amare e aiutare i bambini sulla via della felicità, dalla prima infanzia fino alle soglie dell'età adulta.


giovedì 19 giugno 2014

La tipologia dipendente | Salute

Il tipo dipendente si fonda su atteggiamenti muscolari che esprimono la paura dell'abbandono e  dell'isolamento. Il comportamento che ne con segue è un'inestinguibile sete di farsi prendere in considerazione dagli altri. Fisicamente questo tipo si presenta magro e muscolarmente poco sviluppato.

Il suo corpo è generlamente allungato con mani e piedi piccoli. Le sue gambe lunghe e sottili possono dare l'impressione di sostenere a mala pena il suo corpo e le sue ginocchia sono poco mobili. Nel tipo dipendente l'intera struttura del corpo ha la tendenza a curvarsi in avanti per la debolezza del sistema muscolare. Spesso in lui ci sono anche chiari segni di immaturità fisica: un bacino più stretto del normale, scarsità di peluria, nelle donne il tipico corpo da ragazzino.


Il tipo dipendente non sa reggersi sui propri piedi sia letteralmente che in senso metaforico. tende ad appoggiarsi agli altri, non sa cavarsela da solo. Presenta un bisogno esagerato di contatto con gli altri per ricevere calore e aiuto. Indubbiamente può soffrire di un senso interiore di vuoto, come il bambino che non è stato sufficientemente soddisfatto nel suo bisogno di cibo.

Questo senso di vuoto rappresenta la sensazione di lunga attesa frustrata che, se espressa, si risolverebbe con un pianto profondo e una respirazione più ampia. A causa dei suoi bassi livelli energetici, il tipo dipendente è soggetto a forti sbalzi d'umore, dalla depressione alla inconsulta euforia.

Il senso di privazione che caratterizza il tipo dipendente può essere dovuto alla mancanza di contatto con una figura materna calda e sufficientemente protettiva, per assenza o per problematiche analoghe della stessa madre.



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