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domenica 18 gennaio 2015

Adempiere agli obblighi

Nella vita abbiamo diversi obblighi a cui far fronte. Abbiamo dei doveri da espletare e man mano che la vita segue il suo corso si accumulano ulteriori obblighi, verso altre persone, amici, società e anche verso il mondo. Ciò che invece siamo usi fare è cercare di scrollarseli di dosso, ma tenendo presente grazie al nostro egoismo, quelli che gli altri hanno nei nostri confronti.

Che siamo bambini o adulti quello che dovremmo fare è cercare di far fronte ad essi nel modo migliore, anche perchè gli obblighi si accumulano comunque. Il peso dell'obbligo può essere un fardello molto pesante quando una persona non trova modo di alleggerirsene. Può provocare turbamenti individuali e sociali di ogni genere.


E' possibile aiutare una persona che si dibatte fra debiti e obblighi inadempiuti, esaminando tutti gli obblighi sociali, morali o finanziari in cui è incorsa e che non ha ripagato, trovando un modo per ricambiare tutti quelli che considera ancora dovuti. Si devono accettare i tentativi di un bambino, o di un adulto, di adempiere agli obblighi non finanziari che considera dovuti: si dovrebbe aiutarli a raggiungere un qualche accordo accettabile da entrambe le parti per saldare quelli finanziari.

Non è bene assumersi più obblighi di quanti sia realmente possibile adempiere o soddisfare, quando una persona è schiacciata dal peso degli obblighi che le sono dovuti o di quelli a cui lei stessa non ha adempiuto, le è preclusa una parte della felicità.

sabato 22 marzo 2014

L'INCUBO DELLA SCUOLA MATERNA

A scuola sono sempre andata volentieri, alle elementari, alle medie, al liceo e infine all'università. Mai avuto problemi di socializzazione con i miei compagni, mi sono inserita con facilità in tutti i contesti sociali. 
Ma non potrò dimentichare mai il periodo della scuola materna, antecedente l'inizio della scuola dell'obbligo. Avevo all'incirca quattro anni e come tutti i bambini di quell'età, fui iscritta. La scuola non distava molto da casa, anzi, al tempo la sua sede, era tranquillamente visibile dal balcone di casa mia. In quella scuola però, io proprio non volevo andare, non mi piaceva affatto, il solo pensiero di dovervi passare delle ore mi ripugnava. Non ero una bambinetta capricciosa, non mi lamentavo e non piangevo mai, mi limitavo a mostrare il mio disagio con l'epressione seria del mio volto. Ciò naturalmente non portò a cambiamento alcuno, e ogni santo giorno venivo imbarcata sul giallo scuolabus che passava davanti a casa.  I miei coetanei vociavano e si muovevano, comportamento questo che mi infastidiva notevolmente: le loro assordanti voci e tutti quei movimenti incosulti mi davano ai nervi (io, naturalmente, restavo immobile al mio posto per tutta la durata del tragitto). 
L'arrivo alla scuola era altrettanto traumatico: tutti che si precipitavano fuori dallo scuolabus spinteggiandosi a vicenda, era al di là della mia comprensione. Per me era inconcepibile un tale caos di teste, gambe e braccia. Lasciavo che uscissero tutti, e in ultimo, mi avviavo cauta fuori, dove le maestre ci attendevano all'ingresso. I nostri cappottini venivano sistemati in fila sull'attaccapanni, quindi entravamo nelle classi. Mi guardavo intorno e osservavo tutti quei bambini, genere al quale la mia mente sentiva di non appartenere,  presi a rovesciare sui banchi matite e colori, a giocare con il pongo o il das, a spinteggiarsi, mentre io mi sentivo sempre più estranea a quel contesto. Non riuscivo a capire come potessero  interessare loro, quelle inutili attività ricreative: il mio mondo era quello degli adulti, calmo, educato, intellettivamente stimolante; nella mia mente un unico pensiero: tornare a casa, stare in silenzio, sfogliare i miei libri, giocare per mio conto, e conversare con i grandi. Persino il linguaggio di quei marmocchi spesso mi era totalmente incomprensibile, non sapevano usare le parole nè tantomeno pronunciarle bene, ma come cavolo parlavano (se parlavano)?
Il momento del pranzo era l'apoteosi della disperazione: odiavo gli odori di quella cucina e il refettorio mi dava la nausea, mentre gli altri non se ne curavano. Ci facevano sedere tutti accanto  e poi ci portavano i piatti con le pietanze: avevo il senso del vomito, e di solito non toccavo nulla, il cibo rimaneva nel mio piatto, mentre  i miei occhi assistevano al bestiale spettacolo di tutti quei pupi che affondavano le loro mani nei piatti, portandosi il cibo alla bocca con le mani e spargendo il resto su se stessi o sugli altri, ignorando le posate. In quei momenti desideravo solo scomparire, se mi avessero sparato ne sarei stata felice. Ma perchè dovevo stare lì? A che scopo? 
Alla fine le assistenti della mensa ci portavano in classe, dove le maestre avevano preparato delle piccole sedie a sdraio sulle quali ci facevano sedere e ci incitavano a dormire. Ovviamente l'unica ad avere gli occhi spalancati come fanali ero solo io, il resto della classe ronfava beatamente. Io non potevo chiudere occhio, ma si poteva star tanto rilassati e tranquilli? Il mio istinto di conservazione era come se mi dicesse che dovevo tenere tutto sotto controllo; mi sembrava strano che gli altri si assopissero, io non dormivo mai, nemmeno a casa, ero capace di stare sveglia anche per giorni. 
L'unica consolazione che avevo era che dopo quell'inutile riposino, si tornava finalmente a casa, dove avrei ritrovato il silenzio, la tranquillità, la mia amata famiglia e la mia solitudine meditativa. Tutti quei bambini erano come estranei per me, erano semplicemente altri,  guidati dai loro istinti, privi di logica e di ragionamento, non erano la mia realtà e non erano il mio mondo. Fortuna che sono cominciate le scuole elementari.


lunedì 17 febbraio 2014

Utilizzi della Propolis

Ultimo capitolo di questa nostra breve indagine verterà su come utilizzare la benefica Propolis.

COME UTILIZZARLA
Associata all'echinacea, la propolis può essere utilizzata per la prevenzione delle sovrainfezioni batteriche durante le infezioni virali (anche nei bambini). A queste infezioni virali, molto comuni nella stagione fredda, possono infatti sovrapporsi anche delle infezioni batteriche, dette appunto "sovrainfezioni". La propolis, conosciuta come antibiotico naturale, rappresenta in questo ambito una importante opportunità. Se il medico dovesse, a causa della malattia, iniziare una terapia antibiotica, non è necessario sospendere l'assunzione di propolis. Anzi, questo rimedio fornisce all'organismo un aiuto in più. Qui di seguito alcuni consigli per l'assunzione
Adulti: 30 gocce  3 volte al giorno, a digiuno. Perchè sia efficace la propolis va assunta per almeno dieci giorni consecutivi. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, la propolis si può usare localmente in caso di gola arrossata e dolente,se non ci sono complicazioni come febbre. A questo scopo si possono utilizzare preparati in spray o in soluzione, oppure sciacqui con 10-30 gocce di propolis diluite in un bicchiere d'acqua.
Bambini: è preferibile non utilizzare le soluzioni alcoliche, meglio orientarsi sull'estratto analcolico. La quantità da assumere varia con l'età.
La porpolis esiste in viarie formnulazioni, non solo gocce, ma anche capsule, sciroppi, colluttori ecc.

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