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martedì 22 settembre 2015

Ad impossibilia nemo tenetur

E ci risiamo con i latini, con le loro norme giuridiche passate anche al diritto internazionale. Bello ed elegante questo adagio, di facile comprensione e dal significato chiaro e lampante. 

 Era rimasto nel cassetto della memoria, ed improvvisamente mi è tornato in mente, in tutto il suo semplice splendore.

Ad impossibilia nemo tenetur: nessuno è tenuto a fare cose impossibili. Presumibilmente è un precetto sorto già alle origini della civiltà giuridica di Roma antica, quale parte del primo insieme di leggi minime nate per regolare la convivenza civile. Tale massima fu ripresa nel Digesto (le Pandette) di Giustiniano

 Tale espressione è tuttora usata quale massima giuridica a illustrazione sintetica del principio in base al quale, se il contenuto di un'obbligazione diventa oggettivamente impossibile da adempiere per la parte che la aveva assunta, l'obbligazione è nulla per cosiddetta impossibilità oggettiva.  Nel linguaggio comune la locuzione è usata per giustificare la mancata ottemperanza a un impegno assunto, dovuta a cause di forza maggiore.


domenica 13 settembre 2015

Nomina sunt consequentia rerum


La logica matematica dei latini è incredibile, ricordo che la mia professoressa di latino e greco soleva dire che chi è molto bravo in latino è anche un ottimo matematico, ed aveva ragione. Gli adagi latini sono come i teoremi di geometria, si dimostrano da soli anche per assurdo.

Nomina sunt consequentia rerum: I nomi corrispondono alle cose (Giustiniano, Istitutiones). L'espressione si ritrova in Dante, Vita nuova, per significare che alla dolcezza del nome di amore non possono corrispondere sentimenti squisiti.

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