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domenica 21 febbraio 2016

La ghiandaia: furbo pennuto

Su una giovane quercia al confine del giardino, abita una prepotente ghiandaia. Il suo roco richiamo mi avverte della sua presenza nelle più svariate ore del giorno. E' un asso del mimetismo fra i folti rami della quercia, e in base a come le foglie si muovono, è possibile capire su quale dei piani della sua villa si trova.

Questo furbo pennuto non ama veder gente che transita per il giardino, che di fatto non le appartiene,  poichè è convinto che gli si portino via le cibarie, consistenti in more di gelso, peschenoci e susine, che puntualmente becca, fa cadere a terra e lascia lì, svolazzando e gracchiando felice.


Gracchia felice fino a che, dall'alto del suo appartamento, non vede qualcuno che transita attraverso il giardino per andare a lavorare nell'orto, duro lavoro di estirpazione manuale delle erbacce, sotto il caldo sole estivo, fra le verdi pianticelle che con fatica son state piantate e  che con altrettanto faticoso impegno, son state fatte crescere. Ma a lei quel via vai non va bene, quella è casa sua e tu o chiunque altro, siete ospiti  indesiderati.

Perciò, mentre tu cammini ignaro del pericolo che stai correndo, lei spicca il volo e plana a folle velocità sulla tua testa borbottanto offese in "ghiandese", sfiorandoti e riprendendo quota alla stregua di un cacciabombardiere, o forse dovrei dire come un missile aria- terra. E questo è il raid dell'andata. Se si è passati indenni, si può accedere all'orto, dove con impegno ti metti a lavorare, pur tenendo un occhio al cielo (non si sa mai).

Essere giunti  nell'orto non significa essere al sicuro, si è sotto tiro comunque, anche perchè il feroce pennuto, deve nutrire un morbido, lamentoso pulcino che, affamato, ci "guata" dalla vigna. Il piumino piange, e la pennuta madre, decide di rinfrescarlo con una pesca. Un moto d'ali e prima che tu possa rendertene conto, due pesche cadono a terra beccate a morte.

Cerchi di finire l'estirmapemento delle piantine infestanti, raccogli da terra le pesche cadute dopo una breve resistenza al becco del pennuto, e madida di sudore ti avvii verso casa, anche per darti una rinfrescata........ma ecco che, callida come la volpe del deserto, la molestatrice pennuta  approfitta del fatto che hai le mani occupate.

In picchiata ti svolazza sulla testa, blaterando improbabili minacce, e per farti vedere che lei può e tu no, intreccia acrobazie sui rami del gelso solo ad un metro di distanza da te, mettendosi anche a testa in giù, mentre il merlo, che aveva approfittato dell'assenza della tirannica occupatrice di territori, manifesta indispettito il suo nervosismo.

Varchi a fatica la soglia di casa, finalmente al sicuro da qualunque attacco, felice di non esser stata beccata da quell'impudente, e pur di dimostrarle che tu appartieni allo stabile e a quel pezzetto di terreno che coltivi anche per sfamare lei, ti affacci sulla soglia e le urli: "Sciocco pennuto! Esisto anche io!"




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