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domenica 9 agosto 2015

L'ammiratore inopportuno, scene dal precariato lavorativo

Zoe aveva una memoria formidabile, conosceva a memoria tutti i nomi degli ospiti di Charlie, le loro voci, i loro volti. Quando rispondeva al telefono, non c'era bisogno che l'ospite di Charlie si identificasse, lei lo riconosceva.
Fra i tanti ospiti che frequentavano lo Uaisipiei, ve ne fu uno (Boris) che importunò non poco la nostra povera Zoe, la quale faticò parecchio per toglierselo di torno. 

Ma come ebbe inizio tutto ciò? Non è difficile da capire. Zoe era una ragazza gentile, sorridente, che si prestava volentieri ad aiutare gli ospiti quando poteva, ma molti di essi pensavano che avere soldi e potere significasse automaticamente disporre delle persone a loro piacimento. Pensiero poco edificante, privo di rispetto e di moralità, che la dice lunga su come sono certe persone.
Durante i momenti di pausa pranzo o cena, il desk rimaneva scoperto per circa un'ora, sul bancone veniva messo il cartello con la comunicazione apposita, il telefono veniva deviato sul portatile, e la porta che immetteva al vano desk chiusa a chiave. Ma probabilmente non erano ostacoli sufficienti a bloccare inopportuni molestatori

Zoe si accorse che Boris ciondolava troppo al desk a ciarlare e ciarlare, a chiedere, blaterare del più e del meno, cosa che la metteva a disagio, dato che in ogni caso lei non era in vacanza, ma stava lavorando e non poteva certo fare conversazione, se non per ciò che concerneva le questioni lavorative. 

Ma, come detto precedentemente, vi sono individui che se ne  fregano: "errare humanum est, perseverare autem diabolicum". Si accorse  anche che Boris, quando presente in sede, la seguiva, e la cosa le  urtò i nervi: ma che voleva quella piattola? Insomma, se Zoe era al desk Boris era lì, se stava mangiando Boris transitava liscio e unto proprio vicino al suo tavolo e sfrantumava le scatole con lisciviosi complimenti, che la nauseavano. Addirittura un giorno, mentre Zoe passava dal bar per un corroborante caffè si sentì strattonare il braccio, si voltò come se l'avesse pinzata una vipera del Gabon e vide Boris che la guardava con occhi languidi. Zoe si liberò da quella stretta con un movimento degno solo di un esperto di krav maga e lo fulminò, non aprì bocca perchè aveva le vene del cervello tappate, altrimenti di Boris non sarebbe rimasto nemmeno un capello con le doppie punte. Boris si finse sorpreso da quella reazione: "Zoe cara posso offrirti un caffe?". " No, non può!" rispose Zoe " devo lavorare, e non è permesso dal regolamento intrattenersi in conversazione con gli ospiti".

Si avviò al desk ma quell'insistente di Boris la seguì fin lì, e le propose un drink fuori dal lavoro. Zoe si controllò, ed educatamente rifiutò. Finito il turno se ne andò a casa e si preparò ad andare a fare una ripetizione di greco. Mentre era tutta presa a far entrare nella zucca al suo allievo i verbi in "mi", le squillò il telefono; rispose distrattamente, e all'altro capo del telefono chi c'era? Boris!
"Chi le ha dato il mio numero di cellulare?" chiese Zoe imbufalita - " Si dice il peccato, non il peccatore" rispose mellifulo lui. A Zoe calò un velo nero davanti agli occhi, ma come aveva fatto questo infido figuro ad avere il suo numero di cellulare? Apriti o terraaaaaaa! Riattaccò in faccia a Boris il telefono, e memorizzò il numero sotto il nickname di Sfrantumazebedei. Poi si concentrò su come quel losco individuo avesse potuto avere il suo numero. Passò in rassegna tutto lo staff, e si soffermò su Bosley, ma scartò l'idea, poi le venne un'intuizione geniale: sul bancone del desk proprio accanto al computer c'era la rubrica telefonica, la magic box, nella quale erano presenti i numeri di tutto lo staff. Bastava allungare un braccio da fuori, ci si arrivava benissimo. Ecco dove aveva preso il numero!

Boris iniziò a chiamare Zoe in continuazione, ma dato che Zoe non rispondeva mai, cominciò a chiamarla con numero privato, pensando di coglierla di sorpresa. Fortuna che Zoe era "scafata" e gli rese pan per focaccia, non rispose mai. Inoltre mise in atto altri espedienti per non farsi perseguitare e per far questo chiese aiuto alla collega che  accolse con gran entusiasmo la sua richiesta. La strategia era questa: appena Boris si presentava, Zoe veniva chiamata per qualche lavoretto in altre parti dell'headquarter, ma Boris si piazzava al desk e non si smuoveva per ore, non c'era verso di snidarlo da lì. Un giorno Zoe fu costretta a rinchiudersi nello stanzino di Jamelia (la governante) e restarci per due ore.....che incubo, fra scope e spazzoloni, con caldo opprimente, condito di umidità. Bisognava agire in altro modo.

Furono i giorni del condor quelli, e dopo aver dato delle sane craniate nel muro, a Zoe si aprì il terzo occhio e con esso si splancarono le porte alla soluzione del problema. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Zoe parlò ad uno dei suoi migliori amici, che diventò una bestia al solo sentire la storia ( ma in realtà un po' animale era già di suo), e non ci fu gran necessità di ragionare. Aspettarono il giorno in cui Zoe aveva il turno pomeridiano, che terminava alle 23:00. Boris come al solito si appostò nei pressi dell'uscita dello Uaisipiei, per seguire Zoe all'auto, ma quella sera appoggiata all'auto trovò una creatura inferocita che con modi persuasivi lo invitò a stare attento, perchè a lungo certi giochi possono essere dannosi, soprattutto per le ossa, e considerando che la creatura aveva una convenzione con la sala gessi del vicino ospedale........
Boris capì l'antifona, e non rivolse più la parola a Zoe che, libera dall'ammiratore inopportuno, potè ritornare alla sua consueta vita di Bambina rossa.


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